Processo Malerba: il filmato delle telecamere nello spogliatoio ammesso come “prova”
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Processo Malerba: il filmato delle telecamere nello spogliatoio ammesso come “prova”

Il giudice, nel processo che vede accusato di furto nella palestra Pianeta Sport l'ex capogruppo 5 stelle Angelo Malerba, ha ammesso come prove il filmato della registrazione nello spogliatoio dove è avvenuto il reato e il decreto che autorizzava l'installazione delle telecamere. “Possibile alterazione delle immagini” per la difesa. “No, fino a che non si dimostra con prove il contrario” per il pubblico ministero

Il giudice, nel processo che vede accusato di furto nella palestra Pianeta Sport l'ex capogruppo 5 stelle Angelo Malerba, ha ammesso come prove il filmato della registrazione nello spogliatoio dove è avvenuto il reato e il decreto che autorizzava l'installazione delle telecamere. ?Possibile alterazione delle immagini? per la difesa. ?No, fino a che non si dimostra con prove il contrario? per il pubblico ministero

 ALESSANDRIA – Un processo per direttissima che va avanti da quasi un anno e che procede con fatica è quello che vede l’ex capogrupppo del Movimento 5 Stelle, Angelo Malerba, accusato di furto di due banconote da 50 euro nell’armadietto dello spogliatoi della palestra Pianeta Sport che era solito frequentare. E che hanno fatto scattare per lui – il marzo 2016 – l’arresto. Nell’udienza di ieri, 3 febbraio, però qualcosa si è mosso: sono stati ascoltati i teste sia dell’accusa che della difesa, ma soprattutto il giudice Giorgia La Palma si è espressa favorevolmente sull’acquisizione come “prove” del filmato che avrebbe fatto scattare l’arresto di Malerba da parte dei Carabinieri della stazione di Alessandria, oltre che del decreto di autorizzazione della Procura all’installazione delle telecamere negli spogliatoi, dopo le diverse lamentele che arrivavano dai clienti di alcuni casi di furti. In più i pubblici ministeri Alessio Rinaldi e Andrea Zito hanno chiesto l’acquisizione anche di una stampa, tratta dal sito internet della palestra alessandrina, della “piantina” della struttura, con dimensioni e disposizione dei diversi locali, area fitness, piscina e spogliatoi appunto.

Tutte prove che sono state fortemente contestate dal difensore di Malerba, l’avvocato Massimo Martinelli che già in precedenti occasioni aveva messo in dubbio la correttezza delle indagini, la legittimità dell’installazione di quelle due telecamere negli spogliatoi, l’operato dei Carabinieri e la testimonianza del “derubato” (che l’avvocato della difesa ha cercato di mettere in difficoltà nella testimonianza, comparando alcune sue dichiarazioni differenti nel verbale redatto dai Carabinieri. Che è stato però subito dopo rettificato dalla stessa persona offesa), oltre che le procedure seguite dai pubblici ministeri, tanto da far aprire un nuovo filone di inchiesta alla Procura della Repubblica di Milano. La difesa ha contestato la richiesta dei pm di ammettere nuove prove, il filmato e il decreto autorizzativo in particolare, perché non erano presenti nel fascicolo processuale fin dall’inizio. “All’inizio mi è stata data copia di un fascicolo, l’11 marzo 2016, che i primi di aprile era diverso. Diversa la copertina, la numerazione delle pagine, ma soprattutto c’erano il decreto di autorizzazione e il cd con il filmato che nella prima versione invece non erano presenti” è la tesi della difesa.

“Il decreto esisteva già, era del 26 febbraio 2016, ed era in un fascicolo da me aperto contro ignoti” ha spiegato il pm Zito. Faceva parte del procedimento aperto per altri casi di furti, sempre nella stessa palestra, ma antecedenti, che vede la prima udienza tra pochi giorni, il 9 febbraio. E che ora vede trasformata la figura di “ignoti” nuovamente nella persona di Malerba. Un decreto che quindi esisteva, che doveva solo essere fotocopiato e inserito nel fascicolo di questo processo e che deve fare i conti con il passaggio attraverso “tre segreterie” del Tribunale di Alessandria. Questo secondo i pubblici ministeri. Mentre l’avvocato Martinelli insiste sulla presenza di due fascicoli diversi, cambiati nell’arco di qualche tempo, in cui sono stati aggiunti documenti e il filmato video delle telecamere. Da ritenere quindi “illegittimi” come prove da ammettere ora nella fase dibattimentale.

La difesa dopo la decisione del giudice La Palma di ammettere video e decreto come prove ha sollevato la loro “inutilizzabilità”. Nel caso del decreto di autorizzazione di installazione degli occhi elettronici negli spogliatoi “perché acquisito per autorizzazione del pm, mentre trattandosi di un luogo privato, sarebbe servita quella di un giudice”. Spogliatoi definiti come luogo privato, vista la necessità di avere un pass per potere entrare e vista la presenza di altre persone negli spogliatoi tra cui una persona completamente nuda, come testimoniato da uno dei teste della difesa, l’investigatore Sambuelli, che ha fatto un sopralluogo a Pianeta Sport documentato anche da riprese video (anche queste acquisite come prova e che saranno visionato nella prossima udienza). Sul cd rom che riprende quella mattina del furto, invece, l’avvocato di Malerba mette in dubbio l’autenticità e l’originalità del filmato: “non c’è la marca temporale che garantisce che le immagini non siano state alterate. E con la tecnologia di oggi è facile modificare data, ora..chi mi assicura che non sia andata così e che il filmato sia originale?”.

La genuinità del filmato è certa, “fino a prova contraria” ribatte il pm Zito. “L’accusa fa insinuazioni senza portare però delle prove che le accertino come reali. Diverso il discorso invece sulla utilizzabilità del decreto per l’installazione delle telecamere: “intanto lo spogliatoio di una palestra è considerato un luogo pubblico, dove previa autorizzazione tutti possono entrare, come testimoniato dai teste della difesa stessa che pur non essendo in possesso di un braccialetto come pass per superare i tornelli di ingresso, con l’autorizzazione del responsabile o della reception sono potuti accedere ai locali”. E quindi, l’autorizzazione la può dare il pm in fase di indagine preliminare e non serve il giudice.

Dopo un lungo botta e risposta tra le parti tutto è stato rinviato a nuova udienza, il 3 marzo prossimo. Solo allora il giudice deciderà se vedere il filmato portato all’attenzione dai pubblici ministeri. Che per intanto è stato comunque acquisito come prova contro Malerba.

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