Tra emendamenti e delusioni, la battaglia della partecipazione
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Stefania Cava - stefania.cava@alessandrianews.it  
17 Dicembre 2015
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Tra emendamenti e delusioni, la battaglia della partecipazione

Ventidue emendamenti - ma solo tre, in realtà, quelli effettivi - e un dibattito acceso hanno caratterizzato la commissione Affari Istituzionali di martedì 15 dicembre. Come finirà la partita della partecipazione?

Ventidue emendamenti - ma solo tre, in realtà, quelli effettivi - e un dibattito acceso hanno caratterizzato la commissione Affari Istituzionali di martedì 15 dicembre. Come finirà la partita della partecipazione?

POLITICA – Il regolamento sulla partecipazione torna a far discutere, e lo fa coi toni accesi della Commissione Affari Istituzionali, convocata nel pomeriggio di martedì 15 dicembre. Un dibattito vivo, iniziato con la presentazione degli emendamenti al regolamento per la Partecipazione e Rappresentanza Territoriale, la cui stesura si è protratta per tre anni. Ad elencare i possibili cambiamenti suggeriti dal gruppo di maggioranza, è stato il consigliere Giuseppe Carniglia, (PD), che ha spiegato come “gli emendamenti siano, sulla carta, numerosi, ben ventidue. In realtà, però, si tratta di tre cambiamenti sostanziali, mentre il resto è riconducibile a modifiche di stesura, come la sostituzione dei termini”. Gli emendamenti, spiega Carniglia, servirebbero a rendere più scorrevole e leggero il regolamento, semplificando e rendendo più immediata la comprensione e l’interpretazione del testo. Si parte così dalle Circoscrizioni, eliminate per legge nelle città con meno di 250mila abitanti ed escluse anche nella stesura delle modifiche, che vedrebbero al centro del Regolamento di Partecipazione i quartieri, per evitare la nascita di “inutili sovrastrutture, che appesantirebbero i lavori”. Addio anche ai Coordinatori dei Consigli di Quartiere, mentre per la costituzione del Consiglio di Quartiere si richiederebbe “per dare legalità a chi si presenta in rappresentanza di un’area, che la procedura di sottoscrizione sia firmata da almeno l’1% della popolazione residente nel quartiere stesso”.
 
Interviene, a gamba tesa, il consigliere Piercarlo Fabbio (PDL), che spiega come la semplificazione sia “una soluzione ottimale, anche se tali modifiche lasciano ad intendere un problema politico più ampio, che coinvolge il presidente di commissione, Nicola Savi, messo in discussione dal proprio partito, che ha apportato modifiche non indifferenti al lavoro da lui svolto negli anni. Una mossa – prosegue – che ci lascia perplessi e mette in discussione molte cose, forse addirittura le possibili dimissioni del presidente di commissione stesso”. Savi, però, smentisce prontamente l’ipotesi di dimissioni, e spiega come la “bella politica abbia anche il compito di portare ad una discussione e a delle modifiche. Del resto – aggiunge – in questi anni abbiamo capito meglio la partecipazione, ci siamo confrontati e siamo giunti ad un regolamento. Poteva esser fatto prima? Indubbiamente. Meglio? Probabilmente sì. Quello che ora conta, però, è il risultato, il fatto che ci sia, modifiche a parte, un regolamento di partecipazione”. E in difesa del consigliere Savi interviene anche Fabio Camillo (PD) che spiega come “non ci siano, in realtà, frizioni tra quanto realizzato dal presidente nel corso degli anni e gli emendamenti proposti. Savi stesso, del resto, ha guidato i lavori che hanno portato alla nascita delle nuove proposte, e l’unico obiettivo concreto era la semplificazione di un progetto al fine di evitare rallentamenti e dubbi“. 

Qualche dubbio, però, c’è, già a partire dai banchi dell’opposizione, dove il Movimento 5 Stelle scalpita. “Stiamo parlando del lavoro di tre anni – spiega il consigliere Andrea Cammalleri (M5S) – sospeso per otto mesi, poi ripreso grazie alle pressioni esercitate. Ci sfugge come possano ventitrè quartieri essere più semplici da gestire di cinque circoscrizioni, ci chiediamo cosa succederebbe alle realtà incapaci di raggiungere l’1% di adesioni, vorremmo sapere perché ci vediamo costretti a tornare su questioni già affrontate nei tre, lunghi, anni di discussioni. Come faranno i cittadini a “formare” i quartieri, senza la presenza di un Comitato che promuova e faccia conoscere le modalità di partecipazione? Ci sentiamo presi in giro, siamo indignati – aggiunge, prima di abbandonare l’aula insieme agli altri rappresentanti del Movimento. Perplessità, in realtà, arrivano anche da Emanuele Locci (Pdl), che si chiede se gli emendamenti “nascano con l’intento di semplificare o di rallentare l’approvazione definitiva del Regolamento. Ben venga l’idea di rendere più facili le cose, insomma, ma sembra che queste modifiche tolgano qualcosa. Ad esempio, perché non creare un sistema di “gemmazione”, per fare in modo che da cinque macrozone possano staccarsi, a mano a mano che si formano i gruppi, i diversi quartieri?”. In questo senso interviene anche il consigliere Fabbio, che propone una “norma transitoria finale, che impedisca alle circoscrizioni uscite dalla porta di rientrare dalla finestra, ma che permetta anche al primo quartiere in ambito omogeneo di farsi rappresentanza dell’area più vasta, e a mano a mano e col tempo si predisponga a “perdere i pezzi”, mentre i vari quartieri si organizzano”. A far traboccare la goccia del vaso pentastellato, però, è la questione della formazione dei Quartieri, organizzati “spontaneamente dai cittadini”. “La partecipazione è come il coraggio di Don Abbondio – commenta l’assessore Mauro Cattaneo – se uno non ce l’ha e non vuole averla, non se la può dare. Forniamo ai cittadini luoghi e modi per far partecipazione, ma la volontà parte dal basso”. “Le azioni spontanee realizzate da cittadini volenterosi, cui auspica il PD – gli fa eco Andrea Cammalleri – rischiano di trasformarsi in fenomeni poco strutturati e poco organizzati, per altro facilmente manipolabili. Una cosa importante come un quartiere, insomma, dovrebbe poter contare su una maggiore struttura, funzionale ed istituzionale. Non è possibile ridurlo alla squadra di calcetto della parrocchia“. Forte dei dubbi e dei tentativi di collaborazione, la commissione si riunirà nel 2016, dopo aver analizzato con cura gli emendamenti. “Il dialogo con il PDL – conclude Camillo – c’è stato, e la nostra speranza è che la collaborazione diventi un orientamento unanime”. La partita, dunque, si riapre a gennaio. Sarà l’anno della partecipazione? 

 

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