Come sta la Fraschetta?
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Come sta la Fraschetta?

Uno studio di mortalità e morbosità per capire come sta la Fraschetta: se ne è parlato in Commissione Salute nella mattinata di ieri, giovedì 1°ottobre. Rabagliati: "In analisi gli anni dal 1996 al 2014, con attenzione al collegamento tra georeferenziazione e patologia"

Uno studio di mortalità e morbosità per capire come sta la Fraschetta: se ne è parlato in Commissione Salute nella mattinata di ieri, giovedì 1°ottobre. Rabagliati: "In analisi gli anni dal 1996 al 2014, con attenzione al collegamento tra georeferenziazione e patologia"

PROVINCIA – La domanda, ciclicamente, si ripropone: “come stanno gli abitanti della Fraschetta?”. A chiederselo, anche l’Amministrazione, che ha presentato nel corso della Commissione Salute di ieri, giovedì 1°ottobre, il programma di studio epidemiologico nell’area della Fraschetta, realizzato in collaborazione tra il dipartimento di prevenzione dell’Asl e quello di epidemiologia e salute ambientale dell’Arpa. “È un progetto a cui teniamo molto – spiega l’assessore all’ambiente, Claudio Lombardi – e che speriamo interessi molto anche ai colleghi e alla popolazione. Si tratta di un’indagine sullo stato di salute della Fraschetta, sull’inserimento antropico ed industriale che qui sorge e che ha creato non poche preoccupazioni. Accanto alla “fabbrica”, come la chiamano i vecchi spinettesi, anche la zona industriale D5, il Rio Lovassina, Fabbricazioni Nucleari, le cave, il traffico veicolare, le zone agricole di colture intensive, con il conseguente stress ambientale: insomma, il 70% del Pil del Comune che qui si produce ha una ricaduta anche in fatto di inquinamento“. 

La storia dell’area è nota. Da inizio ‘900 ai giorni nostri, ha ospitato svariate realtà chimiche ed industriali, dapprima con la scarsa attenzione e conoscenza al tema della salute – tipica di inizio secolo – poi con una maggiore cura verso le condizioni ambientali e sanitarie della zona. L’eredità del primo periodo è tristemente conosciuta: l’inquinamento di aria e acqua, le drammatiche conseguenze. “Il Miso (Messa in Sicurezza Operativa) e l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) sono intervenuti per la gestione dell’inquinamento – spiega l’assessore Lombardi – e a questo si aggiunge il Risk Assessment e la nuova centralina di controllo, gestita da Arpa. Ovviamente, la domanda resta: tutto ciò basta?“. La risposta, così, arriva con lo studio epidemiologico, per capire, accanto allo stato di saluto di aria, acqua e terra, anche come stia la gente che in Fraschetta vive e lavora. “Rispetto al passato ci sono novità – spiega Claudio Rabagliati, dell’Asl Al – intanto l’obiettivo di verificare la mortalità e la morbosità locale per grandi gruppi e cause specifiche. Poi la verifica della sussistenza di eventuali problemi o criticità locali sulla base dei risultati, con un’attività di sorveglianza epidemiologica locale, oltre che di prevenzione”. 

Ad essere presi in esame, i dati di mortalità e morbosità, ossia i ricoveri ospedalieri, dal 1996 al 2014, con una suddivisione in periodi quinquennali. Importante anche la georeferenziazione, con l’attribuzione della frazione di residenza, con una particolare attenzione alla correlazione tra cause di malattia o decesso, localizzazione e definizione della patologia. “Sarebbe corretto evidenziare l’importante differenza che corre tra allarme e allarmismo – commenta Piercarlo Fabbio (Pdl) – perché alla domanda “a Spinetta si muore di cancro?”, dai dati fino ad oggi in nostro possesso, grazie ai precedenti studi, come il progetto Linfa, la risposta sarebbe “no, non più che altrove”. O correggiamo l’informazione mantenendo alto l’allarme per una zona che merita attenzione e cura, o sbagliamo metodo. Sarebbe un peccato che questi dati venissero usati per creare allarmismo”. “E del resto – commenta Domenico Di Filippo (M5S) – l’amministrazione poteva evitare di perder tempo tre anni fa, realizzando subito l’osservatorio della Fraschetta. Che nell’area ci sia qualcosa che non va, sembra evidente”. “Noto un grande assente – fa eco Angelo Malerba (M5S) – ed è proprio uno dei maggiori protagonisti: dove sono le aziende, questa mattina? Perché non sono state coinvolte in un tema importante come quello della salute? Dopo tre anni, mi aspettavo maggiori novità, più informazioni”. Un ultimo punto, importante, è nei piani di emergenza. “Dove sono? – si domanda Francesco DI Salvo (Pd) – Servirebbero sia quello esterno, in fase di aggiornamento, sia quello comunale di emergenza. Sarebbe importante unire anche questi all’opera di controllo e di prevenzione“. 

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