La vita universitaria in Colombia. Cosa cambia dall’Italia?
Cristina Mortara, alessandrina studentessa di Psicologia sta passando un periodo di studi in Colombia, a Bogotà, e ci racconta attraverso un diario la sua avventura in un altro continente. Quali sono le differenze con l'università italiana? Le sorprese non mancano! Scopriamole insieme...
Cristina Mortara, alessandrina studentessa di Psicologia sta passando un periodo di studi in Colombia, a Bogotà, e ci racconta attraverso un diario la sua avventura in un altro continente. Quali sono le differenze con l'università italiana? Le sorprese non mancano! Scopriamole insieme...
BOGOTA’ – In questa puntata di condivisione del mio viaggio a Bogotà (Colombia) vi racconterò la mia esperienza universitaria in questo frammento di percorso di studi.
L’università che frequento qui a Bogotà è l’Universidad del Rosario, un’università privata, una delle più prestigiose della Colombia e del Latino America. E’ composta da numerose facoltà che accompagnano gli studenti nel loro percorso accademico. Tutte le impressioni che riporto riguardano strettamente questa università, poiché dalla mia esperienza non posso dire quali aspetti siano peculiari di questa facoltà o quali siano in comune con le altre università colombiane, sia le private che le pubbliche.
In particolare, il programma di Psicologia fa parte della Facoltà di Medicina, caratteristica significativa dal punto di vista culturale. In Italia medicina e psicologia sono concepite come carriere prettamente separate e non assimilabili, al massimo la psicologia è avvicinabile a filosofia o a giurisprudenza nel caso della branca della psicologia criminologica e forense. Il fatto che qui le carriere siano così a contatto dimostra l’effettiva intenzione di raggiungere un approccio che sia davvero interdisciplinare.
In Colombia i ragazzi che frequentano l’università sono in media più giovani rispetto agli studenti italiani. Molti dei miei compagni colombiani hanno qualche anno in meno di me, in quanto hanno iniziato l’università verso i 16/17 anni. Questo è un aspetto interessante che come ogni cosa porta con sé sia dei pro che dei contro; infatti, discutendone con loro è emerso che oltre al vantaggio di poter finire prima il percorso di studi e di conseguenza poter entrare prima nel mondo del lavoro, una difficoltà importante da affrontare riguarda il fatto che a quell’età può essere ancora difficile avere un’idea chiara di ciò che si vuol fare e diventare da grandi e pertanto dover intraprendere una carriera universitaria è una scelta che potrebbe essere percepita come prematura.

E’ molto valorizzato il pensiero critico: i docenti chiedono in continuazione cosa ne pensiamo dei contenuti esposti e soprattutto come stiamo in relazione a ciò che viene detto. Spesso vengono usati metodi di insegnamento alternativi, come la visione di film e la conseguente riflessione e collegamento ai contenuti della lezione, oppure lavori di gruppo che incorporano il compito di approfondire un argomento ed esporlo alla classe. In generale, è considerato importante lo stato emozionale che crea la lezione e gli argomenti trattati. Non vengono analizzati i vissuti emotivi (non è un contesto di terapia né di supporto psicologico) ma solo è considerato importante condividere gli stati d’animo generati dalla lezione. Infatti una domanda frequente che segue le attività e i lavori di gruppo è “come vi siete sentiti in questo lavoro?”.

Un ulteriore aspetto peculiare è la valutazione data ai professori: ogni docente, durante la quarta settimana di lezione dall’inizio del semestre accademico, deve sottoporsi alla valutazione degli studenti che devono dare un feedback in riferimento a numerosi aspetti della didattica, come la preparazione del professore, il suo metodo di insegnamento, etc. Una cosa che si valuta e che mi ha colpito molto è la “actitud formadora”, ovvero la capacità del professore di stimolare gli studenti rispetto alla materia insegnata, il rispetto e l’interesse che questo nutre per gli studenti e il suo comportamento nel trasmettere principi e valori.
Questo riflette e sottolinea la maggiore attenzione che viene rivolta agli studenti piuttosto che ai professori, alla cura per la formazione dei ragazzi.

Concludendo, il contesto universitario colombiano dà molta importanza all’autovalutazione: in alcune materie viene chiesto di assegnarsi un voto in base alla partecipazione alle lezioni e ad un determinato lavoro svolto. Mi ha sorpreso questo aspetto, perché in questo modo è possibile allenare la capacità di essere critici nei confronti di se stessi e identificare le proprie aree di forza e debolezza, elemento essenziale per giungere competenti e consapevoli al proprio futuro lavorativo.