“Così è (se vi pare)”
Non vi è mai capitato di essere convinti della vostra opinione su un evento e poi, improvvisamente, ascoltando il punto di vista dellaltro, scoprire nuovi aspetti di cui non avevate tenuto conto e cominciare a vedere le cose diversamente?
Non vi è mai capitato di essere convinti della vostra opinione su un evento e poi, improvvisamente, ascoltando il punto di vista dell?altro, scoprire nuovi aspetti di cui non avevate tenuto conto e cominciare a vedere le cose diversamente?
OPINIONI – “Eh caro! Chi è il pazzo di noi due? Eh lo so: io dico tu! E tu col dito indichi me. Va là che, a tu per tu, ci conosciamo bene noi due. Il guaio è che, come ti vedo io, gli altri non ti vedono…Tu per gli altri diventi un fantasma! Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! E credono che sia una cosa diversa”. Così parla Laudisi, il protagonista della commedia di Pirandello di cui prendo a prestito il titolo, guardando la propria immagine riflessa nello specchio: il tema è quello dell’inconoscibilità del reale, di cui ognuno dà una propria interpretazione che può non coincidere con quella degli altri, anzi, spesso non corrisponde. Ho già in altre occasioni toccato questa tematica del relativismo dei fenomeni, del fatto che ciò che noi osserviamo e viviamo è legato non tanto all’oggetto/evento che ci coinvolge, ma piuttosto al tipo di sguardo che indossiamo, che dipende a sua volta dal nostro stato d’animo, dalle circostanze e dalle relazioni del momento.
“Così è se vi pare” è la storia di alcuni personaggi che discutono animatamente, ciascuno convinto di avere assolutamente ragione, fenomeno che dà conto della complessità esistenziale dell’uomo, spesso della sua drammaticità, degli equivoci così come dei conflitti, dei contrasti di opinione e delle lotte concretamente violente: tutti vogliono sempre aver ragione e imporre il proprio credo. Eppure, non vi è mai capitato di essere convinti della vostra opinione su un evento e poi, improvvisamente, ascoltando il punto di vista dell’altro, scoprire nuovi aspetti di cui non avevate tenuto conto e cominciare a vedere le cose diversamente? Ma la parte più difficile è essere disposti all’autocritica, all’ammettere che può esistere anche una visione differente ma ugualmente sostenibile, al saper essere disponibili a cambiare idea, senza per questo tradire le proprie credenze di fondo.
Perché tutto è relativo: una verità assoluta non esiste, esistono solo dei punti di vista, o se esiste non è conoscibile o esprimibile se non parzialmente. Ciò significa che non possiamo avere completa fiducia nei cosiddetti “dati di fatto” che, anche con le migliori intenzioni, risulteranno essere solo un punto di vista parziale e soggettivo, ma proprio perché tale comunque valido: ce lo dice di nuovo Laudisi, quando rivendica uguale realtà anche al “fantasma” della costruzione soggettiva, affermando in questo modo la relatività di cui sopra. E trovo che questo sia anche il nucleo centrale della professione di psicoterapeuta, l’aspetto più affascinante e complicato, ossia il fatto che per ognuno di noi la verità non esiste e nemmeno esiste un’unica verità, poiché “la verità è per ciascuno come a lui pare” o, detto nei termini in cui l’opera pirandelliana si chiude attraverso le parole del personaggio femminile evocato che compare solo alla fine, “io sono colei che mi si crede”.