Un anno di liceo musicale
Abbiamo intervistato Roberto Grenna, preside dell'Istituto Saluzzo - Plana, per chiedergli di raccontarci com'è stato il primo anno di Liceo Musicale. Tra progetti per il futuro e speranze per il presente, ci siamo ritrovati a parlare di scuola e del ruolo, fondamentale, degli insegnanti...
Abbiamo intervistato Roberto Grenna, preside dell'Istituto Saluzzo - Plana, per chiedergli di raccontarci com'è stato il primo anno di Liceo Musicale. Tra progetti per il futuro e speranze per il presente, ci siamo ritrovati a parlare di scuola e del ruolo, fondamentale, degli insegnanti...
ALESSANDRIA – Ne avevamo già parlato a inizio anno scolastico, quando il liceo musicale cominciava a muovere i primi passi: una novità che gli studenti della città avevano accolto con entusiasmo, aderendo all’iniziativa e formando, così, la prima sezione del nuovo indirizzo. Mesi dopo, a lezioni concluse, abbiamo incontrato il preside dell’istituto Saluzzo Plana, Roberto Grenna.Preside, com’è andata?
Al termine del primo anno del liceo musicale posso dire che è stata un’esperienza che ha dato ottimi risultati, grazie anche all’aiuto prezioso degli insegnanti. Siamo partiti con circa diciassette persone, che hanno affrontato la mole di lavoro, forse inizialmente sottovalutata, con impegno e passione.
Una bella soddisfazione, insomma.
Sì, soprattutto tenendo conto che si tratta di un corso nuovo e che, come succede sempre, ci va tempo per ingranare. C’è stato un instradamento in un circuito di eventi e sicuramente non manca l’entusiasmo, come dimostra l’enorme consiglio di classe. Insomma, la barca è abbastanza in porto, grazie alla buona collaborazione tra le parti.
La sezione è destinata a rimanere unica?
Almeno momentaneamente. E’ complicato gestire la mole di lavoro: parliamo di trentaquattro ore di lezione tradizionale e settantacinque ore di strumento. Non una passeggiata, insomma.
Un liceo musicale va ad arricchire l’offerta di possibilità per i ragazzi, che hanno ormai diverse possibilità di scelta…
Un anno fa, quando il liceo musicale è nato, volevamo permettere una verticalizzazione dei curricula, collaborando strettamente con il Conservatorio e, di fatto, proponendoci come apripista per la formazione universitaria. Siamo convinti di poter fornire persone preparate e, comunque, gli anni che abbiamo davanti ci permetteranno di vedere meglio l’evoluzione della classe prima. L’intento, comunque, è di una formazione a tutto tondo.
Il dialogo con il Conservatorio continua, dunque…
Certo. Ci fa molto piacere avere relazioni con questa realtà e siamo felici di intensificare i contatti, con sempre maggiori collaborazioni. Le domande, per il futuro, sono molte e non abbiamo dubbi sul fatto che quella intrapresa sarà una comunicazione proficua. Siamo, insomma, due realtà diverse che lavorano con un obiettivo comune.
Quali sono i programmi per il futuro?
Durante l’estate alcuni studenti frequenteranno una scuola portata avanti da alcuni insegnanti del liceo musicale. Per quanto riguarda il prossimo anno scolastico, posso confermare che continuerà la partecipazione ai diversi eventi, magari con l’aiuto di qualcuno “esperto nel settore”, che ci suggerisca quelle che sono le iniziative più proficue e di maggior impatto di crescita per i ragazzi.
Mi sembra di capire che il ruolo e la collaborazione degli insegnanti siano fondamentali.
Certo. L’insegnante riveste, dal mio punto di vista, un ruolo importantissimo. E’ colui che dovrebbe dare ai ragazzi mezzi e stimolo per crescere, senza per questo motivo influenzarli. Le faccio un esempio: quando insegnavo informatica, chiedevo ai miei ragazzi di ragionare in modo diverso dal mio. L’obiettivo era evitare, complice il codice binario, di ritrovarmi con un esercito di semicloni incapace di affrontare un problema con spirito critico. Le opinioni diverse, se ragionate e sensate, servono a crescere. L’obiettivo, insomma, è uscire dalla scuola pensando con la propria testa.
Giusto e ambizioso. Qualche strumento per riuscirci, magari anche ragionando sulla Buona Scuola?
Basterebbe poter mandare via chi non fa il proprio lavoro. Mi riferisco a chi plagia gli studenti, ma anche a tutti coloro che contano esclusivamente in ore il proprio impiego, o a quelli che danneggiano gli studenti. In questo senso, nell’ottica “Buona Scuola”, credo sarebbe più importante poter frenare chi si rivela un problema, invece che decidere chi assumere. Capiamoci, non voglio diventare uno sceriffo e sono certo che sarebbe utile l’aiuto di una commissione: però, pensandoci, coi soldi di chi non svolge il proprio lavoro si potrebbe assumere qualcuno davvero intenzionato ad impegnarsi per formare questi ragazzi. Non sarebbe male, no?
