Dal corteo “Rossa, dimettiti”. Pd “polemiche pretestuose”
"Rossa, ritira le delibere o dimettiti", queste le parole dei manifestanti che sabato 23 maggio hanno sfilato per le vie del centro per ribadire il loro "no" alla tratta ad alta velocità del Terzo Valico. Ma il Pd invia una dettagliata nota: "abbiamo agito con prudenza e tutelato i cittadini"
"Rossa, ritira le delibere o dimettiti", queste le parole dei manifestanti che sabato 23 maggio hanno sfilato per le vie del centro per ribadire il loro "no" alla tratta ad alta velocità del Terzo Valico. Ma il Pd invia una dettagliata nota: "abbiamo agito con prudenza e tutelato i cittadini"
ALESSANDRIA – Da diversi anni i movimenti presenti in provincia protestano contro la grande opera del Terzo Valico che interesserà il basso Piemonte, coinvolgendo in misura maggiore il novese ed il tortonese. Ma sabato 23 maggio, i No Tav, sono andati a gridare il loro “no” proprio sotto Palazzo Rosso e l’hanno fatto perchè “dopo una campagna elettorale intitolata “Insieme” e dopo le promesse fatte, l’amministrazione ha scelto di avvelenare la salute dei cittadini”. Queste le parole di Claudio Sanita, portavoce del Movimento No Tav Terzo Valico.
A partecipare al corteo, che è partito dai portici di Piazza della Libertà alle 16 ed ha percorso le vie del centro, fino ad arrivare alla Stazione per poi tornare sotto il palazzo municipale, c’erano più di 500 persone. Oltre ai consueti sostenitori del “no” al Terzo Valico – i comitati delle valli alessandrine e del torinese, i casalesi di Voci della Memoria -, anche le Guardie Ecozoofile Anpana e diversi esponenti dei movimenti e dei partiti politici che già in sede consigliare si erano opposti alla decisione della giunta di ospitare ad Alessandria i siti di destinazione del materiale di scavo proveniente dai cantieri del Terzo Valico.
“I siti che intendono a destinare a cave rappresentano zone umide fondamentali sia per le specie che vivono al loro interno sia per l’equilibrio idrogeologico del fiume, limitano i problemi dovuti ad eccessive piogge (le alluvioni) o a eccessive magre – ha detto il comandante delle Guardie Ecozoofile Anpana – Riempirle con materiali che potrebbero contenere inquinanti è sbagliato dal punto di vista non solo idreologico, ma ritiniamo anche che violi alcune norme internazionali. Stiamo, quindi, ragionando di un possibile ricorso al Tar”.

“Il rischio – hanno ribadito gli esponenti del Movimento 5 Stelle – è quello di inquinamento delle falde acquifere perchè i pozzi da cui attinge Amag sono tutti nelle vicinanze dei siti che vorrebbe destinare alla cave”.
E mentre si spendevano queste parole, e centinaia di persone sfilavano per la città manifestando il proprio dissenso il Partito Democratico inviava una nota per sottolineare come “l’Amministrazione, e le forze politiche che la sostengono, abbia agito con la massima trasparenza e con la priorità di tutelare la salute dei cittadini e l’integrità del suolo“.
“il Terzo Valico si farà, che piaccia o meno, e inevitabilmente avrà un impatto anche sul nostro territorio (la geografia non è un’opinione). Il punto è come fare in modo che ciò avvenga nel rispetto della salute dei cittadini e della miglior salvaguardia dell’ambiente – si legge nella nota che potete leggere integralmente cliccando qui e che riporta la delibera di giunta n 107, il testo della Conferenza dei servizi e la determina dirigenziale sulle cave in questione – L’idea che il Comune di Alessandria giochi sulla pelle dei cittadini per ragioni non meglio identificate, non solo è poco veritiera in sé ma ancor più priva di prove di qualsiasi natura e specie. Che poi si faccia riferimento all’Ordine del Giorno approvato nel dicembre 2012 in cui il Consiglio Comunale si dichiarava contrario al Terzo Valico è legittimo, ma andrebbe altresì sottolineato come in quello stesso odg si menzionasse esplicitamente l’ipotesi che dal Terzo Valico ne derivasse un “ritorno utile per la città in chiave logistica”. Cosa che infatti puntualmente avverrà con l’apertura di un tavolo presso la Regione Piemonte sul rilancio dello scalo ferroviario. Non vi erano infatti pregiudiziali di tipo tecnico che potessero interessare la salute dei cittadini e/o la salvaguardia dell’ambiente.
