Quando il re chiamò alla guerra
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Timmyrosso - redazione@alessandrianews.it  
18 Maggio 2015
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Quando il re chiamò alla guerra

Dagli archivi storici e dai giornali di inizio novecento riaffiorano le storie degli alessandrini chiamati alle armi per la Grande Guerra. Come andò il reclutamento? Facendo un po' di ricerche è possibile scoprire molte curiosità al riguardo...

Dagli archivi storici e dai giornali di inizio novecento riaffiorano le storie degli alessandrini chiamati alle armi per la Grande Guerra. Come andò il reclutamento? Facendo un po' di ricerche è possibile scoprire molte curiosità al riguardo...

MEMORIALE – La scorsa settimana abbiamo visto come, sentendo arrivare venti di guerra, la città di Alessandria si sia preparata a diventare un “grosso” ospedale militare di seconda linea.
I militari che stanno per finire la loro normale “ferma” cominciano ad essere trattenuti nelle file dell’esercito, come è capitato al nostro Riccardo, cittadino di Montecastello, che all’età di 24 anni avrebbe dovuto tornare a casa il 30 gennaio 1915, ma la sopraggiugente dichiarazione di guerra lo vede fermarsi ancora in servizio.
Ma in che servizio? Dal documento si legge che faceva il fuochista su uno dei primi sommergibili italiani il “G.Pullino” e indagando su wikipedia quanta meraviglia scoprire che il nostro Riccardo ha potuto riferire, tornando a casa, di aver vissuto fianco a fianco con Nazario Sauro e chissà quante storie avventurose avrà potuto raccontare ai nipotini!

Ma ecco il manifesto che avrà gelato il sangue nelle vene a moltissimi uomini che dallo stato civile si sono visti riproiettati nella vita militare e al fronte.
Il manifesto di “chiamata alle armi” obbligava tutti a ripresentarsi ai reggimenti da cui solo pochi anni prima erano riusciti a venire via. Uomini/ragazzi che avevano dai 20 ai 27 anni e che ora venivano chiamati alla guerra.

Anche la novella aviazione italiana ha bisogno di piloti e richiama uomini i cui più anziani hanno 23 anni di età: pensate i più giovani ne hanno 20 che si troveranno proiettati a combattere su macchine volanti che fino ad allora erano state considerate poco più che giocattoli. Proprio la prima guerra mondiale porterà il massimo interesse su questo nuovo tipo di arma.

La massima meraviglia mi sorge però leggendo il bando di chiamata al n.4, suffragato da un articolo trovato sul nostro giornale locale “ Idea Nuova” del giugno 1915; evidentemente è molto meglio partire per la guerra con il comodo e collaudato paio di scarponi che fino al giorno prima era servito per lavorare in fabbrica o vangare il proprio campo!!!!
Mi auguro che almeno il prezzo rimborsato dal Re per le mutande che aveva comperato la mamma fosse “congruo” con la spesa sostenuta.

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