Creduli e credenti; il confine è una questione di fede
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Alessandro Francini  
15 Aprile 2015
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Creduli e credenti; il confine è una questione di fede

L'associazione Cultura e Sviluppo ha ospitato il professor Marco Ventura, autore del libro "Creduli e credenti - Il declino di Stato e Chiesa come questione di fede", analisi sul rapporto tra Stato, religione, società ed istituzioni cattoliche dalla revisione del Patti Lateranensi del 1984 ad oggi

L'associazione Cultura e Sviluppo ha ospitato il professor Marco Ventura, autore del libro "Creduli e credenti - Il declino di Stato e Chiesa come questione di fede", analisi sul rapporto tra Stato, religione, società ed istituzioni cattoliche dalla revisione del Patti Lateranensi del 1984 ad oggi

ALESSANDRIA – “Un’analisi critica su come si è evoluta la società italiana, tra Stato e Chiesa, negli ultimi trent’anni”; Roberto Mazzola, professore di Diritto canonico all’Università del Piemonte Orientale, introduce così il libro di Marco Ventura “Creduli e credenti – Il declino di Stato e Chiesa come questione di fede” (Einaudi, 2014), oggetto di discussione della serata organizzata giovedì 9 dall’associazione Cultura e Sviluppo all’interno del ciclo d’incontri dei Meetings Jemolo nella sala conferenze della sede di piazza De Andrè.

Il momento storico dal quale Ventura ha scelto di partire per affrontare questo argomento è la revisione dei Patti Lateranensi del 1984. Il 18 febbraio Bettino Craxi, presidente del Consiglio, e il segretario di Stato della Santa Sede Agostino Casaroli annullano la clausola ratificata nel ’29 da Benito Mussolini e dal cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri, in cui la religione cattolica viene ufficialmente dichiarata religione di Stato.“Una decisione, quella del febbraio ’84, presa con la convinzione che ciò avrebbe portato benefici ad entrambe le controparti”, ma a quanto pare le intenzioni non sono poi state confermate dai fatti. Il libro prova a delineare un ritratto di ciò che avrebbe dovuto o potuto essere e invece non è stato; “nello scacchiere internazionale – afferma Mazzola – sulla questione relativa alle dinamiche attinenti alle politiche di gestione della complessità delle società pluraliste, si ha l’immagine di un Paese rimasto al palo, arretrato rispetto al resto dell’Europa”. Un Paese che, in questi trent’anni, ha continuato a maturare grosse difficoltà ad accettare i cambiamenti sociali e ad interpretare le dinamiche interculturali, sempre più particolari e pressanti.

Anche il professor Maurilio Guasco, ordinario di Storia del Pensiero Politico Contemporaneo presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, ribadisce la tesi di fondo del libro, dalla quale “emerge che questa revisione ha avuto dalle due parti un’interpretazione alquanto discutibile; la Chiesa, infatti, ha sempre preteso di essere giudice della laicità dello Stato, continuando a pensare che tutti i cristiani siano cattolici”.

Creduli e credenti, possibile contrapposizione tra due modi di intendere il sentimento religioso. “Nel libro – continua Guasco – coesistono due protagonisti: l’espressione di un certo tipo di Chiesa, metaforicamente rappresentata dal cardinale Ratzinger e modello dei creduli, ed un’altra incarnata dal cardinale Martini, rigoroso critico del declino della Chiesa ed apripista di Papa Francesco, figura più affine all’interpretazione religiosa dei credenti”. Guasco muove qualche critica a Marco Ventura riguardo ad alcune considerazioni, o almeno in riferimento a certi profili che, secondo Guasco, emergono piuttosto chiaramente; “ho l’impressione che sia un testo un po’ manicheo, della serie “di qui c’è tutto il bene e di là c’è tutto il male”, ossia, il credente è una persona per bene mentre il credulo molto meno”. Inoltre, continua il professore, “si tende a cadere nel luogo comune secondo cui Chiesa significa gerarchia, mentre la Chiesa per fortuna non è solo questo”.
 

Ventura (foto a lato) afferma che la sua intenzione era stata quella di “mettere in mano a chiunque uno strumento per capire qualcosa in più sul rapporto Stato-Chiesa negli ultimi trent’anni”. Se nell’84 è stato deciso che il cattolicesimo doveva smettere di essere considerato come religione di Stato, il processo maturato in questi decenni ha prodotto un meccanismo “perverso” per cui si è giunti ad una sorta di cattolicesimo culturale; Ventura sostiene, infatti, che “soprattutto negli ultimi 15-20 anni, le forze poltiche e la Chiesa sembrano essere pervenuti ad un comune consenso sul fatto che la religione cattolica debba diventare un fatto culturale, che crei un’identità condivisa”. Un’identità utile a preservare il Paese dalla “minaccia” delle varie contaminzioni religiose in continuo afflusso dai Paesi stranieri, soprattutto di origine islamica.

L’autore di “Creduli e credenti” è fermamente convinto che “stiamo assistendo ad un grande gioco pubblico sulla religione condotto dai vari attori politici e cattolici in cui tutto si fa, si discute e si decide a prescindere dalla fede. È un processo che che ci conduce ad un cattolicesimo culturale in cui la fede non c’è più e dove non vengono mai aperti momenti di riflessione. Per questo nel libro sottolineo un declino, di Stato e di Chiesa, come questione di fede”. Per Ventura quindi nella società odierna è certamente più facile cadere nella trappola rimandendo, o diventando, creduli; molto più difficile restare credenti. “Io descrivo il credente come un individuo che fa fatica, che fa delle scelte difficili, che perde il potere, che fa e che si pone domande scomode. L’altra polarità, quella del credulo, ha questo modo di interpretare la fede come qualcosa utile a soddisfare secondi e più subdoli fini. Una religione di cui ci si può appropiare senza la fatica di un percorso spirituale e di coerenza rispetto a quella religione. Qui sta quella miscela di purezza e cinismo che è quella tentazione che tutti noi inevitabilmente sperimentiamo”.

 

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