Le donne nei lager nazisti “come rane d’inverno”
La deportazione femminile nei lager nazisti per tanti anni è stato un argomento poco o per nulla affrontato. La scrittrice e saggista Daniela Padoan è stata invitata ad intervenire dall'associazione Cultura e Sviluppo per parlare delle donne della Shoah. Durante la serata è stata inoltre proiettata la video intervista a Ida De Sandré, prigioniera a Ravensbruck
La deportazione femminile nei lager nazisti per tanti anni è stato un argomento poco o per nulla affrontato. La scrittrice e saggista Daniela Padoan è stata invitata ad intervenire dall'associazione Cultura e Sviluppo per parlare delle donne della Shoah. Durante la serata è stata inoltre proiettata la video intervista a Ida De Sandré, prigioniera a Ravensbruck

Prima della proiezione del documento video è intervenuta la saggista, scrittrice e documentarista Daniela Padoan, che ha parlato della specificità del dramma delle donne deportate nei campi di sterminio nazisti, un tema per troppo tempo taciuto e rimasto ai margini dei dibattiti legati alla tragedia dell’Olocausto.
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Per ciò che riguarda la prigionia femminile esistono una quantità di aspetti che soltanto se considerati nella giusta maniera possono dare la possibilità di comprendere cosa ha significato per una donna la deportazionezione nazista. Come afferma la Padoan “quando si parla dell’esperienza nei campi di concentramento vige una sorta di neutro linguistico che appiattisce sul maschile e che fa sì che l’esperienza delle donne sia inglobata dentro quella maschile”. La specificità femminile, invece, è stata una componente di primo piano nello sterminio nazista. A Birkenau, sotto campo di Auschwitz destinato soprattutto alle donne, avvenivano esperimenti sull’apparato riproduttivo, veniva indotta sterilità alle donne ebree e venivano eseguiti esperimenti poi utilizzati nella ricerca scientifica ariana. “Le donne che giungevano al campo in gravidanza”, aggiunge la Padoan,“molto spesso venivano fatte abortire o mandate direttamente alle camere a gas. Le mamme che arrivavano con un bambino piccolo se ne separavano subito o allo stesso modo venivano gassate insieme al figlio o alla figlia”. 
Nella video intervista realizzata da Gian Piero Armano, Ida De Sandré, deportata a Ravensbruck nell’ottobre del 1944, rievoca le umiliazioni fisiche e morali subite. Quasi a confermare le parole della Padoan, la De Sandré ricorda le tante donne costrette ad abortire non appena entrate nel campo, le degradanti ispezioni in ogni parte del corpo durante le visite mediche, le punture per far cessare le mestruazioni. Come dichiara lda De Sandré nel documentario “parlare della donna deportata è molto difficile, perché l’umiliazione femminile diventava molto più intima rispetto a quella dell’uomo”. Il racconto è un crescendo di disperazione, che culmina con l’arrivo a Bergen-Belsen due mesi prima della fine della guerra. Nel maggio del 1945 gli inglesi entreranno a Bergen e dopo quasi cinque mesi di cure riabilitative la De Sandré farà ritorno a casa nel settembre del ’45.