“Ripartiamo da Dio… e dai fratelli”
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G.B. - giulia.boggian@alessandrianews.it  
8 Ottobre 2014
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“Ripartiamo da Dio… e dai fratelli”

E' la lettera pastorale che il vescovo di Alessandria, Monsignor Guido Gallese, ha rivolto al clero, ai consacrati e ai fedeli laici alessandrini. "Dove possiamo incontrare Dio?". Nei quattro luoghi presenti nelle pagine evangeliche: eucarestia, comunità, poveri e preghiera. "Viveteli come comunità e non solo come singoli"

E' la lettera pastorale che il vescovo di Alessandria, Monsignor Guido Gallese, ha rivolto al clero, ai consacrati e ai fedeli laici alessandrini. "Dove possiamo incontrare Dio?". Nei quattro luoghi presenti nelle pagine evangeliche: eucarestia, comunità, poveri e preghiera. "Viveteli come comunità e non solo come singoli"

 ALESSANDRIA – “Sono le parole di papa Francesco di questo periodo: ripartiamo da Dio (e dai fratelli)”. Così il vescovo di Alessandria, monsignor Guido Gallese si è rivolto nella Lettera pastorale al clero, ai consacrati e ai fedeli laici della nostra comunità. “Dove possiamo incontrare Dio?”. Nei quattro luoghi della presenza del Signore che sono descritti nelle pagine del Nuovo Testamento e che sono l’Eucarestia, la Comunità, i Poveri e la Preghiera. “Chiedo di meditare e di vivere questi quattro luoghi di presenza di Dio, non solo come singoli, ma in una società sempre più individualista di tornare a vivere la comunità, perché una dimensione non è sufficiente senza l’altra”.

La prima forma di comunità è ovviamente la famiglia: “sarebbe bello vedere la famiglia, tutta insieme, vissuta con momenti di preghiera che uniscano”. Poi c’è la famiglia “parrocchiale” che insieme a quella “elettiva” dovrebbe rifarsi al Vangelo della Carità secondo cui “Dio è amore”. “Tante volte nella nostra comunità è dimenticato. E’ faticoso da vivere, ma è necessario confrontarci con questo Vangelo” ha spiegato monsignor Gallese. Intanto partendo dalla valorizzazione dei Consigli Parrocchiali e i Consigli Pastorali di zona: quattro macro zone dove discutere delle problematiche e aiutarsi a vicenda. “Le stesse difficoltà di seguire il Vangelo della Carità esistono anche per noi” ha spiegato il vescovo in occasione della valutazione su un’altra importante comunità rappresentata dal Presbiterio. “Sono stato per 10 anni membro della commissione presbiteriale italiana: dobbiamo essere i primi a fare un passo verso la carità, verso il sacrificio”. Monsignor Gallese coglie l’occasione per “premiare” la fedeltà del clero al territorio e alla propria parrocchia, “nonostante il costante svuotamento verso la fede delle comunità di fedeli”. Ad oggi, tutte le parrocchie sono coperte, “anche se in alcuni casi un parroco ha la gestione di due o più”. Un esempio è l’unione sotto lo stesso sacerdote della comunità parrocchiale di Pietramarazzi, Montecastello, Pavone e Valmadonna.

L’altra realtà “essenziale” per vivere Dio sono i poveri. “Noi gli serviamo materialmente, ma loro ci sovrastano spiritualmente”, perchè hanno il senso dell’essenzialità molto più della media della comunità civile. Infine c’è la Preghiera, che il vescovo ricorda con il metodo antico della Lectio Divina che consiste nei 4 passaggi di lectio, meditatio, oratio, contemplatio. “La lettura del testo biblico e della parola di Dio che deve essere seguita da un momento di meditazione, cioè di riflessione. Dopo averci pensato si passa alla oratio, cioè al chiedere ciò che è stato oggetto di considerazioni; E solo dopo un tempo di silenzio, si ha la presenza “percepita” del signore, la contemplazione. Le conclusioni della Lettera pastorale monsignor Gallese ha voluto dedicarle alla figura dei laici e all’importanza della loro presenza nelle decisioni della Chiesa. “I laici cui faccio riferimento io sono da formare – ha spiegato il vescovo – Ovvero formare laici che sappiano fare ciò che noi fatichiamo di più a concretizzare, ovvero arrivare ai cuori e alle porte della comunità di cui facciamo parte”. Detto in altri termini, “il prete lo fa di ‘mestiere’, mentre quando è un laico a parlare e comunicare con altri laici, la gente si immedesima di più e si apre maggiormente”. Insomma la ricerca è verso “gente che conosce Dio e che si spende per la Chiesa. Il potenziale c’è nel territorio, ma bisogna farlo venire fuori”.

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