Deposito sì, deposito no: a novembre la sentenza sul nucleare
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Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
6 Ottobre 2014
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Deposito sì, deposito no: a novembre la sentenza sul nucleare

È attesa per il 25 novembre la decisione del Consiglio di Stato sul decommissioning dell'impianto Sogin di Bosco Marengo. Gli ambientalisti alessandrini si oppongono: gli stabilimenti rischiano di diventare "le pattumiere di se stessi".

È attesa per il 25 novembre la decisione del Consiglio di Stato sul decommissioning dell'impianto Sogin di Bosco Marengo. Gli ambientalisti alessandrini si oppongono: gli stabilimenti rischiano di diventare "le pattumiere di se stessi".

BOSCO MARENGO – È una battaglia giudiziaria che si trascina ormai da sei anni. Nel 2008, quando il ministro dell’Economia firma il decreto che autorizza lo smantellamento dell’impianto nucleare di Bosco Marengo, le associazioni ambientaliste si mettono sul piede di guerra. Eppure la notizia del decommissioning sembra positiva. Perché dunque l’ostilità degli ecologisti?

Il decreto prevede che i rifiuti nucleari presenti nei vari impianti italiani rimangano lì dove sono, in attesa che venga realizzato il deposito unico nazionale. I materiali presenti a Bosco, insieme a quelli derivanti dallo smantellamento dell’impianto, sono destinati a essere immobilizzati in una matrice cementizia collocata in fusti in acciaio e vasche di calcestruzzo armato.

Insomma, ogni impianto nucleare – secondo la metafora usata dagli ambientalisti – dovrebbe diventare “la pattumiera di se stesso”. Almeno fino al 2022, anno in cui le scorie dovrebbero essere trasferite al deposito unico nazionale e l’impianto di Bosco Marengo dovrebbe tornare a essere un “prato verde”.
Gli ambientalisti si oppongono: siccome del deposito unico nazionale non si vede neanche l’ombra, i vari depositi provvisori di Bosco Marengo, Trino, Saluggia e così via, rischiano di diventare – come accade quasi sempre in Italia – assolutamente definitivi. Vero. È altrettanto vero, però, che quando si è iniziato a parlare della costruzione del deposito definitivo gli abitanti dei territori coinvolti sono saliti sulle barricate… e dunque come se ne esce?

Ma torniamo a Alessandria. Nel 2008 Medicina Democratica, Pro Natura e Legambiente propongono un ricorso al Tar del Piemonte, per bloccare i lavori di costruzione del deposito temporaneo di Bosco Marengo. Il tribunale amministrativo, nel maggio 2009, emette un’ordinanza di sospensione dei lavori ma nell’aprile 2010, con la sentenza di primo grado, i giudici amministrativi di Torino danno ragione al governo.
Gli ecologisti, guidati da un instancabile alessandrino, Lino Balza di Medicina Democratica, non si danno per vinti e propongono ricorso in appello, di fronte al Consiglio di Stato. I giudici di Palazzo Spada [nella foto] prenderanno la loro decisione il 25 novembre prossimo.

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