“Facemmo denuncia quando ci furono i morti”
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I.N. - irene.navaro@alessandrianews.it  
7 Maggio 2014
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“Facemmo denuncia quando ci furono i morti”

Al processo contro gli ex dirigenti Michelin parlano i primi i testimoni di parte civile, ex lavoratori e sindacalisti. “L'azienda non diceva quali sostanze si stavano usando. Eravamo preoccupati”

Al processo contro gli ex dirigenti Michelin parlano i primi i testimoni di parte civile, ex lavoratori e sindacalisti. “L'azienda non diceva quali sostanze si stavano usando. Eravamo preoccupati”

ALESSANDRIA – Un nome complicato, che faceva paura a chi lavorava nel reparto mescole, o reparto Z: “fenallbetanaftilammina”. Carlo Bianchi, ex dipendente Michelin e attivo nel sindacato dal 1981 fino al 1989 parla davanti al giudice delle condizioni di lavoro nello stabilimento di Spinetta Marengo e delle battaglie per migliorare le condizioni dell’ambiente di lavoro. Lui, Bianchi, è stato tra quelli “fortunati”. Lavora nel reparto Cx, dove viene assemblato il battistrada con la i pani di gomma che escono dal reparto mescole. Fortunati perchè “l’ambiente era condizionato, perchè la gomma deve stare ad una temperatura costante”. 15 – 17 gradi, d’estate o d’inverno. Sempre “meglio” dei 40 gradi delle mescole, forse.

Bianchi e i testimoni che hanno reso le deposizioni ieri, al processo contro gli ex dirigenti della Michelin di Spinetta Marengo, accusati di lesioni personali e omicidio colposo, l’hanno scampata. “Eravamo preoccupati per l’utilizzo delle ammine. Dallo stabilimento di Torino arrivavano notizie allarmanti”. Così hanno iniziato a chiedere all’azienda quali sostanze venivano usate per le mescole, cosa contenevano i sacchi di Dbe, che arrivavano preconfezionati.

“Non ottenemmo mai risposte”. Ma nel 1981 i sindacati ottennero un’ispezione della clinica del lavoro di Pavia “anche se noi avremmo preferito quella di Torino”. Dopo i rilievi e le analisi, “ci fu detto nel corso di un incontro che due ammine erano potenzialmente cancerogene, ma per le altre non vi erano rischi. Abbiamo continuato a chiedere i dati dei rilevamenti effettuati e non ci vennero mai dati”. Però, dopo qualche tempo, quella sostanza dal nome “spaventoso” venne tolta dal ciclo produttivo.
“Come sindacati cosa faceste? Non vi davano i risultati che chiedevate, come reagiste”? Chiede l’avvocato per il responsabile civile Michelin. “Cercammo di denunciare pubblicamente la cosa, con assemblee e volantinaggi”. Insiste e incalza l’avvocato della difesa. E alla fine Bianchi non riesce più trattenersi: “quando arrivarono i primi morti, abbiamo fatto una segnalazione alla procura della repubblica”. Era già la fine degli anni Novanta. La prima inchiesta fu archiviata. La riaprì l’ex procuratore capo di Alessandria Di Lecce, ora trasferito a Genova.

Gli altri testimoni parlano dell’assenza di mezzi di protezione: “le mascherine ce le dovevamo portare da casa”, della polvere, del calore. “Certo, sapevamo che non producevamo cioccolato”, dirà uno dei testimoni. Le condizioni dell’ambiente di lavoro miglioreranno progressivamente con il passare degli anni. Restano però il dubbio su “cosa contenevano quelle sostanze, coperte da segreto industriale”.

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