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E i papà saranno altrettanto festeggiati?
Cosa si può fare con due voci, un trio darchi, un telo schermo e la storia di una vita degna di essere vissuta? Performance gioiello l8 marzo all Auditorium Pittaluga di Alessandria per la Giornata Internazionale della Donna con LAmica delle Stelle - Ricordo di Margherita Hack
Cosa si può fare con due voci, un trio d?archi, un telo schermo e la storia di una vita degna di essere vissuta? Performance gioiello l?8 marzo all? Auditorium Pittaluga di Alessandria per la Giornata Internazionale della Donna con ?L?Amica delle Stelle - Ricordo di Margherita Hack?
SOCIETA’ – Si dice che quando si partecipa ad una festa sia buona norma inviare un biglietto di ringraziamento alla padrona di casa la sera stessa, in modo che il ricordo non perda l’entusiasmo di quanto appena vissuto, entusiasmo che si dovrebbe trasferire nelle parole da inviare. Sono passati alcuni giorni da sabato 8 marzo 2014 e il mio ricordo non si è affievolito, al contrario ha acquistato profondità. Le due voci narranti che accompagnano il pubblico attraverso la vita della protagonista sono diverse, si compensano ponderatezza e vivacità. La narrazione è semplice, ma i fatti sono clamorosi. Ramona Bruno e Maria Grazia Caldirola sono al centro del palcoscenico e raccontano la vita di una grande scienziata della nostra bella penisola. Chi non ha sentito parlare di lei e non l’ha ascoltata almeno una volta esporre i suoi ragionamenti con quella bella parlata toscana?
E così che “l’Amica delle stelle” ci parla dal telo schermo a destra del palco, in un’intervista nella sua casa triestina con pareti che sommano a 24mila volumi e tante fotografie sparse su un grande tavolo: di un’atleta, una studiosa, una grande mente pensante come è stata Margherita Hack.
Dalla sinistra del proscenio ecco la volta delle musiciste. Bellezza e bravura sbocciano nel commento sonoro affidato ai violini di Giulia Sardi e Rovena Zyka e al violoncello di Margherita Succio, allieve del Conservatorio Vivaldi di Alessandria nelle classi dei Maestri Marcello Bianchi e Claudio Merlo. Le musiche scelte sono di Antonio Vivaldi, amatissimo dalla protagonista di questa nostra storia.
La narrazione procede, si infittisce di particolari, di ricordi e di progetti, alternandosi ai brani musicali. Ma ecco sopraggiungere il gran finale. Gli archi sfoderati per “La Follia” e sullo schermo immagini di Margherita, della natura e dello spazio da lei così amati.
Il palcoscenico a questo punto produce la sua magia. L’artificio teatrale fonde l’antico – la voce narrante, con il moderno – gli archi al femminile e con il futuro – le slide. Cattura la vista con i colori della proiezione e l’udito con Vivaldi. L’attenzione si trova a correre da destra, dove vuole guardare le immagini bellissime e poetiche – gli occhioni di un bradipo strappano sommessi oohh di dolcezza nella fila di ragazze proprio dietro di me – a sinistra, dove non vuole perdere l’eleganza della cavalcata lipizzana dei crini sulle corde. Destra, sinistra, destra, ancora sinistra e poi, la resa. Con lo sguardo che va dove vuole, l’attenzione galleggia incanalata in uno spazio scenico che diventa percorso ellittico, proprio come un’orbita di Margherita. E’ un lasciarsi andare alla doppia bellezza del movimento sonoro e visivo. Quella bellezza che secondo Margherita va centellinata, un pochino per volta.
Il tempo e lo spazio a questo punto si dilatano, si intravede una visione di infiniti mondi, delle possibilità che ognuno ha di creare la propria vita proprio come ha fatto la Hack. E la presenza lì nell’Auditorium in penombra diventa un’esperienza metafisica, potentemente interiore. Oltre non voglio andare, in omaggio a quel centellinare, dandomi un limite nello svelare le personali percezioni della bellezza.
Si ritorna alla realtà con un lungo applauso e che piacere vedere un pubblico così giovane.
Dunque cosa si può fare con due voci, un trio d’archi, un telo schermo e la storia di una vita degna di essere vissuta? Si può ambire, e riuscire magistralmente, ad ottenere la perfezione della semplicità che le menti e le volontà di condurre verso il bello possono comunicare agli altri. Con questo invisibile bagaglio si può emozionare profondamente proprio con due voci, un trio d’archi, un telo schermo e la storia di una vita d
egna di essere vissuta. Un sabato mattina, qui ai lembi del Monferrato, in un’aria finalmente calda e luminosamente anticipatrice di una nuova primavera, io ho portato a casa uno sfolgorante gioiello, ora in bella vista sulla scrivania della mia memoria. Per questo è obbligo, e un piacere, ringraziare gli artisti che si sono esibiti e il Conservatorio Vivaldi, la Consulta Pari Opportunità e l’Assessorato alle Politiche di Genere del Comune di Alessandria che hanno presentato la Giornata della Donna 2014 all’Auditorium del Conservatorio “Vivaldi”. A chi non c’era l’augurio che lo spettacolo venga riproposto – che bello il matinée al sabato – anche senza bisogno di aspettare il prossimo 8 marzo. Magari il 19 per pari opportunità?! Da non perdere!