La cura del vivere delle donne….e degli uomini
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Alessandro Francini  
8 Marzo 2014
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La cura del vivere delle donne….e degli uomini

E' stato presentato presso l'Associazione Cultura e Sviluppo il libro di Letizia Paolozzi “Prenditi cura”, un'opera che cerca di delineare i contorni di un atteggiamento troppo spesso accostato al solo universo femminile. Uno spettacolo musicale ha poi omaggiato alcune illustri figure femminili da poco scomparse

E' stato presentato presso l'Associazione Cultura e Sviluppo il libro di Letizia Paolozzi “Prenditi cura”, un'opera che cerca di delineare i contorni di un atteggiamento troppo spesso accostato al solo universo femminile. Uno spettacolo musicale ha poi omaggiato alcune illustri figure femminili da poco scomparse

ALESSANDRIA – Per molte donne la parola cura significa abnegazione, sfruttamento e lavoro invisibile. Restringere però questo concetto a pertinenze prettamente femminili è un errore facile da commettere, così come considerarlo un atteggiamento di conservazione piuttosto che di cambiamento.
La giornalista e saggista Letizia Paolozzi nella serata di giovedì 6 marzo è stata ospite dell’associazione Cultura e Sviluppo per presentare il libro “Prenditi cura”, una sorta di diario di viaggio degli incontri con le donne di diverse città italiane con le quali la scrittrice si è confrontata per definire meglio i limiti e i contorni della “cura del vivere”. Per commentare e discutere il libro della Paolozzi è intervenuta la dottoressa Maria Grazia Caldirola, psicologa terapeuta membro del comitato “Se non ora quando?”, attivo nel campo delle pari opportunità.

Secondo l’autrice il concetto di cura “può essere allargato a qualunque aspetto del vivere quotidiano, alla politica come all’educazione dell’infanzia”. Per ciò che riguarda la politica la Paolozzi fa tre chiari esempi di situazioni gestite senza alcun tipo di cura e riguardo nei confronti di persone ed opinione pubblica. La scrittrice cita innanzitutto le vicende della separazione tra il primo ministro francese Hollande e la sua compagna Valérie Trierweiler, ricorda poi il forte uso che ultimamente nella scena politica italiana si è fatto della parola “rottamazione” come “spot vincente e richiesto principalmente per attirar consensi” e la recente polemica tra Eugenio Scalfari e Barbara Spinelli, “ripudiata” dal fondatore de “La Repubblica” per alcune osservazioni da lui non condivise nei confronti del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Secondo la Paolozzi questi sono tutti “esempi di incuria che si devono contrastare con una qualche forma di cura. Perché cura significa anche conflitto e rinnovamento” e aggiunge che “leggere la vita con la lente della cura significa vedere le cose che non vanno e che devono essere cambiate”.

Una domanda del pubblico in sala rivolta all’autrice pone l’interrogativo sulla possibilità di “educare alla cura”. La scrittrice risponde che è certamente possibile, e propone come esempio il fenomeno delle baby-gang. Letizia Paolozzi ritiene che per educare questi ragazzi è necessario “sottrarli all’atmosfera che vivono e respirano ogni giorno per inserirli in contesti meno violenti ed esasperati”.

La dottoressa Caldirola sostiene che l’atteggiamento della cura dovrebbe essere trasversale ai sessi, ma che probabilmente è insita nella natura della donna “la capacità di far crescere”, derivante dal rapporto primordiale che esiste tra madre e bambino. Un istinto che però è in controtendenza rispetto all’atteggiamento odierno che promuove un “modello di persona più autosufficiente possibile, forte di una libertà senza limite”. La Paolozzi ritiene, invece, che “si vede sempre più chiaramente come anche gli uomini si pongano domande sul concetto di cura. Come e cosa si produce è diventato un interrogativo stringente anche per l’universo maschile. Penso inoltre che l’attaccamento di un bambino va semplicemente a chi lo guida e gli vuole bene. L’atteggiamento della cura non è naturale e non va negato agli uomini”.

Un’altra domanda degli ospiti in sala chiede se una forma di cura può essere semplicemente il rispetto degli altri senza alcun tipo di pregiudizio. La risposta della Paolozzi è chiara:”Certamente sì, cercando però di capire sempre quali siano i limiti e le ragioni di chi invece fa fatica ad accettare”.


Dopo la presentazione e la discussione del libro di Letizia Paolozzi ha avuto luogo lo spettacolo “Margherita, Franca, Doris… Costellazioni della nostra metà del cielo”, che ha proposto racconti in musica e poesia basati su storie di donne illustri scomparse nel 2013 quali Margherita Hack, Franca Rame, Doris Lessing e Mariangela Melato. Lo spettacolo è stato curato da Patrizia Borromeo, arpa e voce; Maria Grazia Caldirola, voce; Gianni Ghè, voce; Dino Porcu, armonica, banjo, chitarra; Mario Saldi, fisarmonica, voce, chitarra; Ramona Bruno e Fulvia Maldini, letture.
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