Il sogno di una “Casa Famiglia ” è iniziato!
Giovedì 20 febbraio sono entrati i primi due ospiti Mariella e Claudio nella comunità per disabili gravi, Rosanna Benzi, di piazzetta Bini ad Alessandria. A raccontare la storia travagliata di questa Casa famiglia è il consigliere comunale e fondatore dell'associazione Idea, Paolo Berta
Giovedì 20 febbraio sono entrati i primi due ospiti Mariella e Claudio nella comunità per disabili gravi, Rosanna Benzi, di piazzetta Bini ad Alessandria. A raccontare la storia travagliata di questa Casa famiglia è il consigliere comunale e fondatore dell'associazione Idea, Paolo Berta
ALESSANDRIA – Finalmente la comunità per disabili gravi Rosanna Benzi ha i suoi primi ospiti. La Casa Famiglia di piazzetta Bini ad Alessandria ha aperto le sue porte a Mariella e Claudio. La comunità nasce proprio per accogliere persone con gravi disabilità motorie e ha alle proprie spalle una lunga e travagliata storia. I primi due “inquilini” sono riusciti ad entrare, ma in attesa restano ancora sei persone. Erano infatti nove in totale i ragazzi minori che si sarebbero dovuti trasferire – come da progetto iniziale in accordo con la Regione Piemonte che ne ha seguito la realizzazione attraverso finanziamenti pubblici – entro la fine del 2013.
Ma a raccontare le varie tappe pregresse di questo progetto è Paolo Berta, consigliere comunale, a capo dell’Associazione Idea che segue questa vicenda fin dalle sue fondamenta. “Da quando è nata, infatti, negli anni ’90 l’associazione Idea aveva tra i suoi obiettivi la realizzazione di una casa-famiglia in grado di accogliere persone disabili senza sostegno familiare. Allora ad Alessandria esisteva una micro-comunità che ospitava 6 pazienti disabili gravi tra i quali Livio Moscardo, tatraplegico e socio costituente dell’Associazione Idea. Nel ’94 a causa dell’alluvione la micro-comunità venne dichiarata inagibile, e i sei ospiti vennero trasferiti prima presso la Casa Protetta dell’Asl in via Pacinotti e dopo circa sei mesi nella Casa di Soggiorno Il Platano. Il percorso di Livio è stato seguito passo passo da Berta, che racconta: “In questa nuova sistemazione l’amico Livio non riuscì mai ad ambientarsi. Il fatto che fosse alloggiato in una camera singola lo gravava dei problemi conseguenti l’isolamento e la distanza notevole della struttura dal centro cittadino ne limitava l’autonomia. Ogni giorno, infatti, il nostro amico rischiava la sua incolumità compiendo un tragitto di circa 5 km con la sua carrozzella a trazione elettrica su strade gravate da traffico pesante e rese ancor più pericolose dalla totale assenza di protezioni e marciapiedi accessibili”. Fu così che per l’associazione Idea l’obiettivo primario divenne a ricerca di un luogo adatto ove realizzare la nostra casa famiglia. L’anno successivo l’amministrazione comunale iniziò i lavori di ristrutturazione della Casa di Soggiorno Comunale Nicola Basile e “come associazione – spiega Berta – chiedemmo che un’ala della struttura fosse destinata all’ospitalità di persone disabili gravi ancora giovani, proponendo un progetto di vita che gli garantisse un’adeguata autonomia.Ottenemmo solo tiepide promesse mai mantenute”. 
