Appunti di vita scozzese
Ritorna la rubrica che racconta la vita di chi, per un periodo più o meno lungo, ha deciso di cercare lavoro all'estero. Questa volta voliamo in Scozia da Luca, che ci spiega com'è la vita di un italiano ad Edimburgo
Ritorna la rubrica che racconta la vita di chi, per un periodo più o meno lungo, ha deciso di cercare lavoro all'estero. Questa volta voliamo in Scozia da Luca, che ci spiega com'è la vita di un italiano ad Edimburgo
CERCO LAVORO, PARTO? – Ad agosto eravamo a Londra da Filippo, il giovane novese che si era trasferito nel Regno Unito per diventare account manager per una start-up anglo americana. Oggi voliamo un po’ più a nord, ad Edimburgo, da Luca, alessandrino che, dopo aver terminato la triennale in informatica, ha scelto di proseguire i propri studi in Scozia.
Come è iniziata la tua esperienza ad Edimburgo?
Con una sequela di imprevisti impressionante. Il giorno della partenza, nel settembre 2011, era stato indetto uno sciopero ed il mio volo era stato cancellato cinque minuti prima dell’imbarco. Fortunatamente pochi giorni dopo sono riuscito a decollare ed ho iniziato il mio percorso per ottenere la laurea magistrale (MSc Computer Science) presso la University of Edinburgh.
Sono Software Engineer in Cisco Systems e lavoro su router e switch di alto livello, utilizzati dalle grandi aziende e dai Service Provider. Il 95% di tutto il traffico Internet passa, prima o poi, su una delle nostre macchine!
Trovare lavoro è stato difficile?
La difficoltà nella ricerca di un lavoro qui è molto soggettiva: ho firmato il contratto sei mesi prima di laurearmi, potendo scegliere tra sette diverse offerte, con l’ipotesi di poter avere altre opportunità grazie ad ulteriori colloqui in programma: il che è una bella sensazione. La selezione, però, non è semplice: i colloqui sono estremamente competitivi e si svolgono nel bel mezzo del semestre tra le lezioni ed i progetti. A livello di logistica, non si può certo definire un momento facile.

Da dove è nata l’idea di trasferirsi all’estero?
In Italia, nonostante il mio campo sia uno di quelli con più possibilità di assunzioni, le prospettive sono estremamente limitate. Il primo grosso problema è la mentalità, ancora profondamente diffusa e radicata, che non servano grandi specializzazioni per fare il mio lavoro. Il classico “mio nipote che ha sedici anni mi fa lo stesso lavoro per 200 euro”, insomma, continua a mietere vittime. Se poi a questo si aggiunge che non ho nessuna agevolazione dettata da conoscenze, parentele o amicizie, la situazione si fa deprimente.
Come mai proprio Edimburgo?
Edinburgh é una città bellissima e piena di studenti provenienti da tutto il mondo, e rispetto di Londra è molto meno caotica e più vivibile. L’università, poi, è diciassettesima nella classifica annuale delle migliori, ma chiede comunque una retta abbordabile, soprattutto se sei uno studente europeo. Mi sembrava il luogo più adatto a me.
Ti manca l’Italia? Quali sono le differenze più evidenti che hai notato?
L’Italia no, gli amici sì. La differenza più gradevole è il clima, di gran lunga migliore di quello della pianura Padana: la temperatura non scende mai sotto i cinque gradi e non supera i venticinque. Per me, di fatto, è un paradiso. Quello che però è più evidente è qui a nessuno importa da dove arrivi perché a far la differenza sono le abilità nel proprio campo e le capacità.
Scozia per sempre? O pensi di ritornare?
E’ difficile dire se resterò qui per sempre. Indubbiamente nei prossimi cinque o sei anni non ho in progetto di trasferirmi, ma per il futuro non so fare previsioni. L’Italia, comunque, non rientra tra i paesi in cui tornerei: piuttosto, al massimo, mi sposterò in un altro paese europeo.