Michelin, inferno e paradiso
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4 Dicembre 2013
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Michelin, inferno e paradiso

Nuova udienza, ieri, in tribunale per il processo che vede imputati ex dirigenti Michelin per lesioni personale e omicidio colposo. Gli ex dipendenti parlano delle condizioni di lavoro: “un inferno” per alcuni; “ci tornerei”, per altri

Nuova udienza, ieri, in tribunale per il processo che vede imputati ex dirigenti Michelin per lesioni personale e omicidio colposo. Gli ex dipendenti parlano delle condizioni di lavoro: “un inferno” per alcuni; “ci tornerei”, per altri

ALESSANDRIA – Ci dovevano essere dei reparti “inferno” ed altri più simili al paradiso nello stabilimento Michelin di Spinetta Marengo tra gli anni ’70 e ’90. O almeno questa è l’impressione che se ne trae dalle testimonianze degli ex dipendenti, chiamati a raccontare “la fabbrica” dal pubblico ministero.
Ieri mattina, davanti al giudice del tribunale di Alessandria, sono stati ascoltati tre nuovi testimoni. Tutti affetti da patologie che potrebbero essere imputabili al lavoro (è quanto dovrà stabilire, appunto, il giudice al termine del processo), tutti fumatori, chi più, chi meno.
Raccontano del reparto mescole (o cottura), delle presse che emanavano un calore insopportabile. Ma chi è riuscito a venirne fuori, da quel reparto, non esita a dire che “se mi chiamassero, io ci tornerei subito”. Ha 83 anni il testimone che lo afferma e dimostra di avere una buona memoria. Secondo quanto racconta, l’anno successivo al suo ingresso in stabilimento, nel ’73, le condizioni di lavoro migliorano, viene messo un sistema di aerazione ed automatizzate delle linee. Poi fu trasferito “ai lordi”, e “lì si stava bene, faceva meno caldo”.
Il secondo testimone dice di esserci stato poco in Michelin, tre anni, dal ’72 al 75. Ricorda però che “anche se la polvere non si vedeva, come uscivi dal reparto ti accorgevi di essere nero per la sporcizia”. La doccia a fine turno “era obbligatoria”.
Ci ha lavorato quasi una vita, dal ’72 al ’94, in Michelin il terzo testimone. Sul banco arriva con la bombola per l’ossigeno e ogni tanto di deve fermare per ritrovare il fiato. Più di 20 anni, tutti nel reparto Z. “misuravo io stesso la temperatura, costante, tra i 25 e i 28 gradi. Un caldo insopportabile”. Per non parlare, poi, della “puzza”. Gli ambienti “erano sporchi, polvere ovunque. Sono migliorati un po’ quando dopo aver fatto sciopero abbiamo ottenuto la macchina spazzatrice ad acqua”. E’ lui che parla di “reparti inferno”, senza troppi giri di parole. Ricorda tutto, parla delle sue patologie (“cinque, croniche”) come di vecchie medaglie, dopo una vita di lavoro. La prossima udienza il 19 dicembre.
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