Il coraggio dell’amore
Nuovi modelli e diritti della famiglia nel convegno promosso da Tessere le Identità presso Cultura e Sviluppo
Nuovi modelli e diritti della famiglia nel convegno promosso da Tessere le Identità presso Cultura e Sviluppo
ALESSANDRIA – Un anno di intenso lavoro sul nostro territorio per l’associazione Tessere le Identità, che dall’autunno scorso si occupa di promuovere il dialogo sulle tematiche dell’identità di genere e sulle libertà ed i diritti legati all’orientamento sessuale. Proprio con questo obiettivo si è svolto lo scorso venerdì, presso la sede dell’Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria, il convegno dal titolo “QUANTE BELLE FAMIGLIE! Essere famiglia tra diritti e desideri”, introdotto e moderato da Stefania Cartasegna (Presidente di Tessere le Identità).“La famiglia non è una questione di natura”, ha affermato la sociologa Chiara Saraceno, ospite della serata, “Chiunque abbia un po’ di onestà intellettuale e di sguardo antropologico si può rendere conto che la famiglia non è e non è stata sempre uguale a se stessa, ma il suo profilo è cambiato nel tempo e nello spazio”. La stessa famiglia tradizionale si è in realtà trasformata, se pensiamo ad esempio ad alcune conquiste degli ultimi decenni come il divorzio ed il riconoscimento dei figli illegittimi. Nello stesso continente europeo, geograficamente e culturalmente a noi più vicino, la definizione di famiglia è piuttosto varia, con legislazioni diverse a tutelarla. Proprio per questo motivo, pur essendo la mobilità una delle caratteristiche fondamentali dell’Unione Europea, non è così facile trasportare da un Paese all’altro le nostre relazioni, dal momento che certi istituti (unioni civili, matrimonio omosessuale, adozione per omosessuali) non sono riconosciuti ovunque. Se dunque la politica tratta con timore questi temi, è sulla società civile che bisogna puntare. Quelle che sono state le conquiste del passato per gli eterosessuali devono estendersi come diritti riconosciuti anche a coloro che hanno altri orientamenti sessuali. L’universalità dell’amore è la chiave per l’abbattimento dei muri e delle discriminazioni.
Ospite del convegno anche don Franco Barbero, sacerdote della comunità di base di Pinerolo, da anni impegnato a creare un dialogo religioso con le persone gay e lesbiche. Quando si parla del rapporto fra Chiesa ed il tema dell’omosessualità, ha detto Barbero, è necessario fare una distinzione fra la posizione della gerarchia ecclesiastica ed il popolo di Dio. L’idea di un matrimonio inscindibile ed immutabile, inteso come istituzione divina fra un uomo ed una donna, porta la gerarchia culturalmente indietro di molti secoli. Tuttavia c’è una nuova coscienza diffusa e su questa bisogna lavorare, senza aspettarsi provvedimenti dall’alto e senza farsi illudere dalle comunque gradite aperture del nuovo papa.
È intervenuto anche Daniele Viotti, dell’associazione Quore di Torino e referente della campagna “Vorrei ma non posso” sull’introduzione del matrimonio omosessuale nel nostro paese. Se sarà difficile ottenere qualcosa nei prossimi anni per via legislativa, afferma Viotti, si dovrà allora contare sul versante giudiziario, dato che attraverso gli interventi della Corte Costituzionale sono già stati fatti notevoli passi avanti. Questo non può prescindere da un lavoro culturale sul nostro Paese: la promozione dei diritti dell’amore deve coinvolgere non solo la comunità omosessuale, ma tutta la cittadinanza.
In chiusura hanno raccontato le loro esperienze ed esposto i loro punti di vista rappresentanti dell’associazione Famiglie Arcobaleno (che raccoglie genitori omosessuali) e dell’Agedo (Associazione Genitori di Omosessuali).