Quirico: “l’Occidente non ha voluto vedere”
Il giornalista de LaStampa ha raccontato, nel corso di un incontro a Cultura e Sviluppo, cos'è oggi la Siria: "La mia è una piccola storia finita bene. Oggi in Siria ci sono 18 giornalisti sequestrati, due Vescovi ortodossi, padre Paolo Dall'Oglio e decine di siriani"
Il giornalista de LaStampa ha raccontato, nel corso di un incontro a Cultura e Sviluppo, cos'è oggi la Siria: "La mia è una piccola storia finita bene. Oggi in Siria ci sono 18 giornalisti sequestrati, due Vescovi ortodossi, padre Paolo Dall'Oglio e decine di siriani"
ALESSANDRIA – “Bisogna evitare un errore fondamentale che è quello di considerare la mia storia personale come importante. La mia avventura o disavventura umana si inserisce in una tragedia che è quella di 20 milioni di siriani. Se mettiamo lo sguardo solo sulla mia storia dimentichiamo l’altra storia che è quella che sta vivendo sulla propria pelle questo popolo”.Queste le parole con cui Domenico Quirico, giornalista de LaStampa, sequestrato per cinque mesi in Siria, ha scelto di iniziare il proprio intervento nel corso dell’incontro che si è svolto martedì 15 ottobre all’Associazione Cultura e Sviluppo.
E a questa premessa è seguita un’immagine, raccontata, “che può dire che cos’è la Siria oggi. Stranamente – sono state 120mila le vittime in due anni – non è una fotografia di morte, insanguinata, ma l’immagine di una donna anziana che, con la spesa al braccio, avanza in un’enorme panorama di rovine”. Questo è, secondo Domenico Quirico, la Siria oggi: “la quotidianità del dolore, l’ovvietà della sofferenza“.
“L’ultimo giorno in cui sono stato prigioniero – racconta – uno dei capi dei miei carcerieri, un ragazzo di una trentina d’anni, mi ha detto una frase straordinaria: “Oggi vi libereremo e riprenderete la vostra vita, tornando a essere quello che eravate prima. Noi, no. Noi restiamo qui. Non è vero che noi eravamo i carcerieri e voi i prigionieri, eravamo tutti prigionieri”. Non ho nei confronti di questa persona – che mi ha tolto 5 mesi sentimenti, di persone, di libri, di dolore – nessun tipo di riconoscenza, ma colgo il senso atroce di quella frase”.
E per chi non ha conosciuto quei luoghi, per capire qual è la profondità straordinaria e tremenda di questa storia siriana è necessario trasformare il dato numerico – quelle 120mila vittime, di cui solo il 10 per cento erano combattenti – in volti, persone, esseri umani. Un trasformazione che secondo il giornalista de LaStampa, dovrebbe essere fatta da chi, come lui, ha il compito di raccontare: “La storia della rivoluzione siriana è la storia che prova l’incapacità di chi fa il mio mestiere di trasformare la conoscenza in coscienza. Nessuno ha capito perché noi non abbiamo saputo raccontare”.
“Io ho vissuto un’altra storia che ha cambiato la mia vita: il genocidio ruandese. Anche li, siamo arrivati tardi: quando 200mila morti sì accatastavano già sulle colline del Ruanda. Abbiamo raccontato il dopo ma questo non è il compito etico di chi fa il mio lavoro”.

“La mia – ha concluso Quirico – è una piccola storia finita bene. Oggi in Siria sono sotto sequestro 18 giornalisti, due Vescovi ortodossi, padre Paolo Dall’Oglio e decine di siriani. Allora forse dovremmo mettere un nastro giallo tutti i giorni sui giornali perché queste loro storie sono le conseguenze di un occidente che ha fatto finta di non vedere la vera rivoluzione siriana”.