Sport, un diritto per tutti?
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Sport, un diritto per tutti?

Con la crisi e il dissesto i contributi per le attività sportive si sono ridotti al lumicino. Al di là delle realtà calcistiche e di squadre importanti, molte società di sport minori si trovano in grande difficoltà a pagare gli affitti che il Comune chiede loro per l'affitto dei campi.

Con la crisi e il dissesto i contributi per le attività sportive si sono ridotti al lumicino. Al di là delle realtà calcistiche e di squadre importanti, molte società di sport minori si trovano in grande difficoltà a pagare gli affitti che il Comune chiede loro per l'affitto dei campi.

ALESSANDRIA – Il Consiglio Europeo nel 1971 ha redatto una “Carta Europea dello Sport per Tutti”. All’articolo 2 recita “lo sport in quanto strumento importante dello sviluppo umano deve essere incoraggiato e sostenuto in materia appropriata con finanziamenti pubblici”. La pratica sportiva è dunque un diritto che le istituzioni (Stato, Regione, Province, Comuni) dovrebbero sostenere con contributi mirati.
La stessa Carta all’articolo 1 dice “Chiunque ha diritto a praticare lo sport”. I finanziamenti dovrebbero essere quindi rivolti a tutti, a qualunque sport sia. Non solo calcio, grandi eventi e squadre importanti ma anche realtà piccole e sport minori, che a ben vedere sono proprio quelli che ne avrebbero maggiore bisogno.

In tempi di crisi però i soldi a disposizione sono molto ridotti. Figuriamoci in una situazione come quella di Alessandria dove, con il dissesto, le casse sono chiuse e i canoni di affitto sono al massimo. Che succede in questo contesto allo sport cittadino?

Prendiamo due casi esemplificativi. Il primo è quello dell’associazione Diaspora che raccoglie ragazzi con situazioni di disagio, dalle strade si direbbe in altri posti, e li unisce sotto l’insegna del basket. Una cinquantina i giovani cestisti che hanno trovato nella palla a spicchi un momento di aggregazione . “È un’attività che facciamo in modo gratuito -ci spiega il presidente Jally- Siamo riusciti grazie al contributo del Csva a dare le magliette a tutti e 50 i ragazzi che eravamo riusciti a mettere assieme”.

Gli allenamenti lo scorso anno erano iniziati alla palestra della scuola Morbelli. “Il Comune però dopo qualche mese che ci ha dato la palestra ci ha chiesto il pagamento dell’affitto, 1500 euro -spiega Jally -Noi però non possiamo pagare, siamo un’associazione di volontariato e non abbiamo quote di iscrizione. Un giorno abbiamo trovato la serratura della porta della palestra cambiata e non abbiamo più potuto usarla.
Siamo riusciti a finire la stagione dello scorso anno solo grazie alla Don Bosco che ci ha dato il suo campo all’aperto. Quest’anno però non possono più darcelo gratuitamente. Così non abbiamo più nessun posto in cui allenarci e senza contributi noi non possiamo fare niente. Vengono dati a tante società che chiedono quote di iscrizione ai ragazzi, e a noi che facciamo tutto gratuitamente non viene dato nulla”.

Una soluzione per l’associazione Diaspora sembra però, per fortuna, essere all’orizzonte. “Durante la Giornata dello Sport e del Benessere in tanti sono rimasti colpiti che una società come noi non ha un contributo e non ha più un posto in cui allenarsi. In quell’occasione si è aperto una possibilità con la scuola Ferrero. C’è un progetto per insegnare basket agli studenti al mattino e per fare corsi per ragazzi fino ai 15 anni al pomeriggio, sempre in maniera gratuita.
Quello che noi chiediamo è solo l’attrezzatura per fare quello che facciamo, ovvero una palestra”.

Esemplare è anche il caso dei Blue Sox Alessandria, società di baseball alessandrina che milita nel campionati di serie C. “Abbiamo arretrati da pagare al Comune – ci ha detto Marina Roses, una delle persone che si occupa della gestione societaria – e le spese sono tante. Abbiamo tanti giocatori che vengono da Genova e anche se gli allenamenti si fanno lì abbiamo poi le spese delle trasferte, le spese per il campo di Alessandria, in via Brandolini. Tra bollette e altri arretrati dobbiamo a Palazzo Rosso 16 mila euro. Ci stiamo accordando per la stipula di una rateizzazione della cifra ma per noi è molto difficile riuscire a pagarla tutta”.

I Blue Sox con le iscrizioni che ricevono dai cadetti e dalla prima squadra coprono solamente il costo dell’iscrizione al campionato, dell’affiliazione alla federazione, il contributo che le squadre devono dare per gli arbitri. “Il nostro è uno sport non molto praticato, si fa grande fatica quindi a coprire tutte le spese. Già solo le trasferte ci portano grandi sacrifici visto che quella più vicina che abbiamo è a Torino”.

Viene da chiedersi se, visti questi casi, lo sport come diritto per tutti venga tutelato. Venendo a mancare contributi, già esigui prima della crisi, molte delle realtà sportive cittadine possono sopravvivere ancora a lungo? In mancanza di fondi, non si potrebbero pensare strade alternative: affitto dei campo ribassati in cambio di manutenzione dell’impianto, palestre concesse gratuitamente a chi fa dello sport un’attività prima di tutto sociale ? La soluzione, come tante di questi tempi, sembra essere una strada da trovare con occhi diversi da quella con cui si è cercata fino ad ora. Lo sapremo fare?

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