Al presidio Borsalino arrivano le cure del suono e della terra
Al centro riabilitativo di eccellenza Borsalino sono attivi una serie di laboratori per la rieducazione musicale, cognitiva, lavorativa. I prossimi progetti? La Casa amica e il laboratorio di ortoterapia
Al centro riabilitativo di eccellenza Borsalino sono attivi una serie di laboratori per la rieducazione musicale, cognitiva, lavorativa. I prossimi progetti? La Casa amica e il laboratorio di ortoterapia
ALESSANDRIA – “Uscire dal coma non è come risvegliarsi da un lungo sonno. Il caso dell’uomo che ‘scambiò la moglie per un cappello’, titolo di un saggio neurologico, non è fantasia. Quando si esce da un forte trauma occorre riabituarsi alla vita”. E’ un concetto che il direttore del Dipartimento riabilitativo Borsalino, Salvatore Petrozzino (nella foto), tiene a sottolineare. Nell’ottica della “riabilitazione”, che in alcuni casi è “un’acquisizione di nuove abilità” sono stati sviluppati al Borsalino una serie di laboratori specifici, in cui personale specializzato riabitua o insegna “da zero” i piccoli gesti di vita quotidiana che, per chi ha subito un trauma profondo, a seguito di un incidente o una malattia, non sono più per nulla scontati.
Il Borsalino, riaperto nel 2006 dopo la ricostruzione post alluvione, recuperando interamente l’edificio originario sottoposto alla tutela dalla Sovrintendenza, è oggi un centro “unico in Regione”, spiega il direttore. E’ un “presidio pubblico che raccoglie all’interno una serie di specialità, dall’unità spinale, alla neuro riabilitazione, l’unità respiratoria e traumatologica, il day ospital per disabilità gravi”. Dal 2007 in poi il centro ha continuato a crescere, soprattutto nei servizi ai pazienti. E’ stata realizzata la piscina interna e attivati una serie di laboratori che oggi sono l’avanguardia nel campo della riabilitazione.
87 posti letto di cui 15 per la neuroriabilitazione, 10 all’unità spinale, 6 in day hospital, 28 nel reparto cardio respiratorio, 28 ortopedico per un bacino di pazienti dell’Asl di Alessandria e Asti, anche se non mancano le richieste da fuori provincia.

“L’aspetto psicologico è uno dei tanti tasselli del mosaico. Per affrontare l’aspetto psicologico, non ci limitiamo ad una semplice serie di colloqui. E’ un percorso costante che coinvolge tutto il personale, a tutti i livelli. E’ imprescindibile stabilire un rapporto di fiducia tra chi deve fare i conti con una trasformazione della propria vita e chi lo segue in questo percorso. Chi esce da fasi acute di malattia, a seguito di incidente, infarto o altro, deve affrontare una serie di difficoltà una volta tornato alla sua quotidianità, dai rapporti di lavoro, il ruolo in famiglia, nella società in genere. Questo è uno dei motivi per cui esiste un day hospital, cerniera di collegamento tra ospedale e territorio”.
Tra le attività di rieducazione, appunto, ci sono anche i laboratori. A vederle sembrano grande stanze giochi. Ma all’interno è una battaglia per la vita quella che i pazienti, assistiti dal personale, portano avanti tutti i giorni. 
C’è il laboratorio occupazionale, “in cui si avvia il paziente ad acquisire una nuova manualità e funzionalità”. Ci sono palloni, piatti e bicchieri con i manici, ma anche strumenti “inventati” all’occorrenza, per risolvere magari un’impossibilità fisica. Alle pareti, come in una scuola, i collage e i disegni di chi ci ha passato qualche mese della nuova vita.
Il laboratorio cognitivo è, invece, un grande open space “per persone che presentano problemi cognitivi, ancora molto sottovalutati. Si tratta di una vera e propria palestra per la mente”.
E ancora il laboratorio musicale, “alla John Cage”, il compositore americano che “scoprì” il rumore del silenzio, dice Petrozzino. Ci sono gli strumenti classici, come la chitarra e le tastiere, ma anche strumenti realizzati con un po’ di fantasia, il cui scopo non è di imparare o comporre una melodia, ma riabituare al suono.
Dopo l’inaugurazione della sala riservata agli amici a quattro zampe, sono in corso nuovi progetti.
Uno in particolare, portato avanti grazie all’attività della fondazione Uspidalet, sta a cuore al direttore e al suo staff: la casa amica. Si tratta di una zona della struttura dove sarà allestita una casa sperimentale a misura delle necessità di chi sta seguendo un percorso riabilitativo attraverso un sistema intelligente di protezione ambientale domestica, che utilizzi al meglio tutte le micro tecnologie oggi disponibili sul mercato a costi accessibili. I pazienti possono provare ed imparare ad utilizzarli, per poi eventualmente decidere di dotarsene anche a casa loro.
“E’ un progetto pilota che ha visto la collaborazione di diverse professionalità, come un centro di ingegneria e sicurezza di Tortona. La raccolta fondi la sta seguendo la fondazione che ha sempre dimostrato grande sensibilità verso la nostra struttura e anche in questo frangente sta facendo molto”. La somma non è irraggiungibile: 50 mila euro per gli arredi e 200 mila euro per le sperimentazione.
Un altro progetto in fase di elaborazione è l’ortoterapia. “Vista la disponibilità di questo parco stupendo, vorremo offrire la possibilità, attraverso adeguati corsi di formazione del personale, proporre un percorso di rieducazione alla terra”.