Gino Strada: “state con Emergency”
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Gino Strada: “state con Emergency”

In una gremita Associazione Cultura e Sviluppo, il fondatore di Emergency ha raccontato l'attività dell'associazione che porta cure gratuite nelle zone di guerra di tutto il mondo e non solo. "Se ciascuno di noi fa il suo pezzettino ci troviamo in un mondo più bello senza neanche accorgercene"

In una gremita Associazione Cultura e Sviluppo, il fondatore di Emergency ha raccontato l'attività dell'associazione che porta cure gratuite nelle zone di guerra di tutto il mondo e non solo. "Se ciascuno di noi fa il suo pezzettino ci troviamo in un mondo più bello senza neanche accorgercene"

ALESSANDRIA – A colpirti, di quest’uomo che racconta le atrocità della guerra e di un mondo che continua a sceglierla, è la tranquillità, la pacatezza. 
Gino Strada, fondatore di Emergency, associazione che offre cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà, durante l’incontro che si è svolto nella serata di lunedì 30 settembre all’Associazione Cultura e Sviluppo, non ha mai alzato i toni.

Non ha lasciato spazio alla rabbia nemmeno quando ha raccontato chi paga il prezzo della guerra.
“Su 12mila pazienti curati a Kabul in Afghanistan il 16 per cento erano donne, il 17 per cento uomini non combattenti, il 26 per cento anziani, il 34 per cento bambini e solo il 7 per cento combattenti. In un conflitto, più di nove volte su dieci si ammazza o si ferisce un civile”.
Alla fine del primo conflitto mondiale le vittime civili erano circa il 15 per cento; nel secondo conflitto mondiale il 65 per cento, in quelli in corso attualmente più del 90 per cento. “Va ricordato a chiunque invochi la guerra, la difenda, la promuova, intenda farla…”

Non ha lasciato spazio alla rabbia nemmeno quando ha detto che l’85 per cento delle armi che circolano sono prodotte dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – la stessa Onu che nel preambolo del proprio statuto scrive “decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità”.

Non ha lasciato spazio alla rabbia nemmeno quando ha spiegato che il conflitto in Afghanistan costa, oltre ai lutti e alle atrocità a cui si sottopone un popolo, 1 miliardo di euro l’anno all’Italia per 4 mila militari. “Che per un paese in cui si perde il lavoro e si taglia a Sanità e Istruzione è un’assurdità”. E che le spese militari, in Italia sono sempre costanti indipendentemente dal governo in carica perchè “i politici sono sempre quelli perchè hanno molti affari in comune e quindi preferiscono essere li piuttosto che andare via tutti”.

Non ha lasciato spazio alla rabbia nemmeno quando ha provato a spiegare cos’è cambiato in Italia negli ultimi vent’anni, per fare si che passassimo dall’essere un paese con un sistema sanitario di eccellenza ad essere uno di quelli in cui Emergency interviene per offrire cure gratuite. 
“Si è deciso che dalla sanità si poteva fare profitto. Ma ci sono aree che per il profitto devono essere inviolabili. La prima tappa in Italia sono state le compartecipazioni: allo stipendio il medico aggiunge una quota che viene calcolata dividendo i servizi del reparto, per le persone che usufruiscono di tali servizi. Un crimine: perché così i medici sono pagati se le persone stanno male, non se stanno bene.”
Un progetto criminoso, dunque, che senza la connivenza della classe medica certamente non sarebbe stato possibile. “Sarebbe sufficiente buttare via il profitto e il nostro sistema sanitario sarebbe ottimo. Il profitto nella sanità credo che non abbia nessun diritto di cittadinanza”.

Si perchè Emergency da diverso tempo non è solo guerra e paesi lontani, è anche Italia, perchè “dieci anni fa abbiamo iniziato a percepire i primi sintomi di una malattia gravissima “la negazione dei diritti” anche qui. Così abbiamo iniziato con poliambulatori (Palermo, Marghera, Politistena…) seguendo i migranti ma anche un grande numero di italiani: secondo il Censis sono 9 milioni gli italiani che non riescono più a curarsi. E’ una tragedia sociale e non possiamo girarci dall’altra parte”

E quindi l’Italia, l’Afghanistan (in cui sono state curate oltre 3.775.000 persone in suoi 3 Centri chirurgici, nel Centro di maternità, nei Posti di primo soccorso e Centri sanitari), l’Iraq (curate 391.097 persone in due Centri chirurgici, nella rete di Centri sanitari, nel Centro di riabilitazione), la Repubblica Centrafricana (visitate e curate 99.275 persone nel solo Centro pediatrico), la Sierra Leone (curate 439.703 persone), il Sudan (curate 302.204 persone nel Centro Salam di cardiochirurgia e nei tre Centri pediatrici).

“Un’esperienza lunga e faticosa. Una pratica molto intensa e grande abbastanza da farci porre una serie di domande sulla nostra pratica, la medicina, la guerra”.
Emergency, nata per curare le persone “perché farlo era più giusto che non farlo”, oggi costruisce “medici dei diritti”, perchè “la medicina può essere uno strumento di pace se pratica i diritti, se li promuove”.
Emergency si basa su tre principi: l’uguaglianza “perchè nessuno può essere escluso dalle cure. Perché siano diritti devono essere di tutti, altrimenti contrabbandiamo per diritti quelli che sono solamente privilegi di alcuni”; la qualità perchè “non ci piace l’idea di una medicina di serie a o serie b”; la responsabilità sociale “perchè i diritti non sono in vendita, non si pagano, e le cure mediche devono essere gratuite per tutti”.

“State con Emergency,
dateci una mano,
non lasciateci soli
aiutateci.
Ci sono davvero molti modi… E se ciascuno di noi fa il suo pezzettino ci troviamo in un mondo più bello senza neanche accorgercene.
Avvicinatevi a Emergency partecipate a questa scommessa: è una bella storia italiana molto più bella di tante altre.”

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