Il piano di rientro Amiu, “bocciato” dalla Barclays
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G.B. - giulia.boggian@alessandrianews.it  
16 Aprile 2013
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Il piano di rientro Amiu, “bocciato” dalla Barclays

La complicata vicenda dell'azienda di raccolta rifiuti torna alla ribalta della cronaca, dopo le parole dell'ex sindaco Fabbio, secondo il quale l'istituto non si sarebbe mai opposto al trasferimento diretto dei fondi all'Amiu da parte del Comune. Ma la nota della banca londinese sembra dire tutt'altro....

La complicata vicenda dell'azienda di raccolta rifiuti torna alla ribalta della cronaca, dopo le parole dell'ex sindaco Fabbio, secondo il quale l'istituto non si sarebbe mai opposto al trasferimento diretto dei fondi all'Amiu da parte del Comune. Ma la nota della banca londinese sembra dire tutt'altro....

 ALESSANDRIA – Se da un lato il sindaco Rita Rossa e la sua amministrazione hanno deciso per la sospensione di ogni procedura in corso per la galassia delle partecipate del Comune in attesa di avere delle risposte da Ministero, dall’altra l’intricata situazione di Amiu e delle difficoltà dell’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti vengono a galla con carteggi e corrispondenze.
Al centro dell’attenzione c’è un’azienda che grava su Palazzo Rosso con le sue perdite per il 95%: 9 milioni di perdite di esercizio 2012, cui se ne devono aggiungere altri 2,5 milioni di euro (sempre in perdita) per quelle attività svolte da Amiu nel 2012 – come verde pubblico e neve – reinternalizzate dall’attuale amministrazione Rossa in economia in capo al Comune.
Ma la questione costi, spese, debiti e crediti dell’azienda si legano indissolubilmente ad un altro ente fortemente legato a questa situazione, la Barclays bank. Nel corso della conferenza stampa di ieri, 15 aprile, ad essere oggetto di chiarimento sono state alcune affermazioni dell’ex sindaco di Alessandria, oggi capogruppo del Pdl, Piercarlo Fabbio che aveva citato a sostegno di una tesi secondo la quale l’Istituto bancario non si sarebbe opposto al trasferimento diretto di fondi all’Amiu da parte del Comune.

Così per riprendere il bandolo della complicata matassa l’assessore Marcello Ferralasco ha proposto una sintetica cronistoria del “caso Amiu”. La società si è trovata impossibilitata a proseguire la propria attività per la mancanza di trasferimenti (dallo Stato, così come da altri Enti) che via via sono lievitati, portando l’azienda a trovarsi costretta a cedere i propri crediti alla Barclays. Un’iperazione di factoring: Amiu emette fatture che non vengono pagate dal Comune ma che passano alla banca londinese che anticipa i pagamenti e quindi la liquidità. In questo modo l’interlocutore con il socio comunale diventa l’istituto bancario.
Il 12 luglio 2012 la società Amiu propone, attraverso una lettera, un piano di rientro per il contratto di cessione dei crediti. A far data dal 1 gennaio 2012 l’azienda chiede alla banca “la canalizzazione da parte del comune di Alessandria del 30% di ogni fattura pagata all’azienda”, ovvero di pagare e di dare direttamente all’azienda – sofferente di liquidità – il 30%, mentre con il restante il Comune avrebbe coperto le fatture anticipate da Barclays. Inoltre nella lettera si chiede che il rientro integrale possa avvenire “al più tardi entro la data del 30 giugno 2016” e si aggiunge “il pagamento alle scadenze degli oneri finanziari”, così da poter corrispondere tutti gli stipendi. La nota di Amiu sottolinea poi come un eventuale “no” dell’istituto a questa proposta “comporterà molto probabilmente l’impossibilità per l’azienda di ricevere flussi finanziari necessari alla propria buona gestione.

La lettera cui si fa riferimento è seguito da una risposta della banca londinese in data 3 agosto 2012 (qui il documento) che si limita a comunicare di non comprendere per quale motivo si addebitino alla banca i problemi di flussi di liquidità ad Amiu, posto che era stata Amiu stessa a cedere, con regolare contratto, i propri crediti. “Non c’è, quindi, traccia alcuna dell’affermazione, sostenuta dal consigliere Fabbio, che la banca non si sarebbe opposta a trasferimenti diretti di fondi alla partecipata in violazione del contratto di cessione del credito: non è, peraltro, attraverso una lettera commerciale che si possa derogare ad un contratto sottoscritto davanti ad un notaio”, si legge nel comunicato stampa arrivato dal Comune. Le parole sono chiare: “Vi informiamo – si legge nella nota della banca – di non ritenere accettabile la vostra procedura di rientro”. E nella nota si ricorda anche come, a fronte di un contratto di factoring intorno agli 8 milioni di euro, la banca vanti ancora “anticipi aperti”, quindi non ancora saldati, per 7 milioni di euro, conseguenza dei mancati pagamenti, da parte del Comune, nel 2011 e nel 2012, dei corrispettivi per i servizi resi per cifre, cumulate, superiori a 15 milioni di euro.

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