Come cambia la città: piazza della Libertà
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Come cambia la città: piazza della Libertà

La cornice di alcuni dei più importanti edifici della città, come il Palatium Vetus. Un tempo ospitava il duomo antico

La cornice di alcuni dei più importanti edifici della città, come il Palatium Vetus. Un tempo ospitava il duomo antico

MemoriALE – Una piazza e tante storie. Un luogo fulcro della vita cittadina, che porta nella sua fisionomia iscritte tutte le cicatrici della storia.
Sotto il cemento dell’enorme parcheggio vi sono le rovine dell’antico duomo, abbattuto da Napoleone Bonaparte nel 1803 per avere uno spazio funzionale a svolgere le parate militari. Un atto che ha sicuramente privato Alessandria di un luogo simbolo, in cui (come accade in tante città italiane) potere religioso e politico si incontrano e convivono uno di fronte all’altro. Al suo posto una spianata in cui i cittadini stessi oggi spesso nemmeno si riconoscono, talmente estesa da non essere nemmeno luogo di ritrovo, ma solo di passaggio.
Ad incorniciare Piazza della Libertà però vi sono tanti edifici che ne testimoniano il passato. Primo fra tutti il Palatium Vetus, dal quale è stata scattata la foto d’epoca che pubblichiamo, sorto contemporaneamente alla fondazione della città. Esso era il centro della vita giuridica: ospitava il podestà e le assemblee degli Anziani del Popolo, oltre ad essere sede del Pretorio e delle carceri. Durante il periodo spagnolo e quello sabaudo fu il palazzo del governatore ed ospitò nel corso del tempo sovrani come l’imperatore Carlo V.
Murato nello spigolo di Palatium Vetus che dà su via Migliara troviamo uno dei famosi Cento Cannoni ottenuti tramite l’appello nazionale lanciato da Norberto Rosa, nel 1856, sulla Gazzetta del Popolo. Con esso si invitavano le città italiane a istituire una sottoscrizione per dotare le mura di Alessandria di cento cannoni in vista della seconda guerra d’indipendenza. La nostra città salì alla ribalta nazionale e venne assunta a baluardo di una lotta, che trovò allora grande sostegno e solidarietà.
Fare paralleli storici non è quasi mai appropriato, ma è pur vero che ogni epoca ha le sue battaglie e sotto questo aspetto Alessandria è tornata a far parlare di sé e ad alzare la voce per diventare ancora una volta un baluardo. La lotta non è più contro un oppressore straniero, ma è una lotta per i diritti e per la sopravvivenza di una comunità. Giovedì scorso pullman pieni di lavoratori e lavoratrici alessandrini si sono recati a Roma per manifestare in piazza Montecitorio, urlare contro il dissesto e denunciare l’urgenza di una situazione che potrebbe avere durissimi risvolti. La voce era dei nostri concittadini, ma nelle loro istanze e nei loro sentimenti sicuramente si specchiavano quelli di tanti italiani che vivono ogni giorno le stesse difficoltà. La presidente Boldrini, sulla sua pagina Facebook, ha scritto che la situazione alessandrina attesta ulteriormente la profondità della crisi che investe l’Italia, confermando che l’occupazione è la prima emergenza del Paese.
Proporrei allora un nuovo appello: che la politica e tutto il Paese dotino Alessandria di altri cento cannoni, ma di speranza. In fin dei conti rimane l’unica arma veramente efficace e potente. Un virus buono, che dalla città baluardo potrebbe contagiare tutta l’Italia.  
Veduta dall’alto di Piazza della Libertà ad Alessandria, Domenico Sartorio, gelatina bromuro d’argento/vetro. Per gentile concessione della Fototeca Civica di Alessandria.
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