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Come cambia la città: le aziende cittadine
Il territorio e la sua economia nella storia di alcuni imprenditori alessandrini
Il territorio e la sua economia nella storia di alcuni imprenditori alessandrini
MemoriALE – Il panorama storico dell’economia alessandrina è vasto e disseminato di notevoli esempi di creatività imprenditoriale, nonché di successi a livelli anche internazionali. Agli inizi del Novecento l’alessandrino presentava ancora dei caratteri prevalentemente agricoli, ma pian piano si assistette ad un graduale incremento e all’ingrandimento di attività nate negli anni precedenti, con una vocazione che da artigianale si fece progressivamente industriale. Oltre al cappellificio Borsalino, ad Alessandria v’era il laboratorio argentiero di Luigi Cavezzale e quello di oreficeria di Mario Foà, la fabbrica di calzature di Angelo Vitale e la ditta produttrice di mobili in legno e ferro di Pietro Savio. Si andavano inoltre consolidando alcuni nuclei di attività nel settore meccanico. Nel 1896 Giovanni Maino fondò una fabbrica di biciclette, Giuseppe Vacotti iniziò a dedicarsi al settore elettromeccanico due anni più tardi, mentre Enrico Negro nel 1899 intraprese la produzione di macchine agricole. A questo si accompagnava un incremento demografico della città (da 50.872 persone nel 1861 a 70.626 nel 1901) e questo non faceva che creare nuove occasioni imprenditive.
In questo contesto nasce anche l’attività di Angelo Panelli, ritratta nell’immagine proveniente dai fondi della nostra Fototeca Civica, che dopo aver compiuto un tirocinio a Milano aprì nel 1906 un piccolo laboratorio in Via Verona, sotto casa, dedicandosi alla riparazione di carri ferroviari (dato che Alessandria, almeno allora, era considerata un importante nodo ferroviario) ed alla costruzione di pompe. È poi al settore degli impianti idrici che il nome dell’azienda resterà maggiormente legato.
Scorrendo la storia dell’azienda colpisce un elemento, comune a diversi imprenditori storici alessandrini. Angelo Panelli decise di andare all’estero per acquisire nuove conoscenze e competenze. Viaggiò fra Francia, Belgio e Stati Uniti; a Parigi conseguì la laurea di Ingegnere Meccanico. Anche Giuseppe Borsalino, all’inizio della sua carriera, era stato in Francia per imparare i segreti dei maestri cappellai d’oltralpe. Il ritardo industriale italiano imponeva ai nuovi imprenditori di andare ad imparare il mestiere altrove, per poi ritornare in patria con un bagaglio solido e diversificato di competenza che potevano mettere a disposizione della loro attività, aggiungendo anche quel pizzico di innovazione e creatività che ne decretavano l’affermazione ed il successo, spesso non solo locale.
Rileggere la storia economica alessandrina aiuta a cogliere degli spunti che ancora oggi si adattano al nostro contesto. Una realtà che mostra segni evidenti di declino, ma che può essere messa in moto dagli scambi culturali, dagli investimenti sulla ricerca e sull’innovazione e dal talento e la lungimiranza degli attori economici. Di questi ultimi dovrebbe essere la capacità di comprendere le esigenze di una società e di un mondo che sono cambiati e che devono cambiare per sopravvivere e dare una svolta; dall’altra parte le istituzioni devono essere in grado di mettere in rete le risorse del territorio, mettendo in comunicazione l’ambito economico con quello amministrativo pubblico e con i poli universitari e le scuole, creando degli indotti virtuosi di conoscenze, opportunità di lavoro e sviluppo.

