“Per Ginevra c’è una possibilità ma qualcuno potrebbe dire “no””
Veronica ci racconta la storia della sua bambina affetta da Leucodistrofia di Krabbe: "Il metodo Stamina potrebbe salvare Ginevra ma, se il giudice dovesse negarla, non potremo aspettare i tempi della giustizia o (ancora peggio) quelli della ricerca"
Veronica ci racconta la storia della sua bambina affetta da Leucodistrofia di Krabbe: "Il metodo Stamina potrebbe salvare Ginevra ma, se il giudice dovesse negarla, non potremo aspettare i tempi della giustizia o (ancora peggio) quelli della ricerca"

Un iter lunghissimo quello che ha portato alla diagnosi della malattia: “Abbiamo incontrato non so quanti pediatri che hanno diagnosticato a Ginevra influenze, allergie, intolleranze, finchè una dottoressa ha capito che in lei c’era qualcosa che non andava e ci ha indirizzato a una visita specialistica neurologica. A luglio del 2011, dopo una settimana di esami specifici, alla nostra bambina è stata diagnosticata la Leucodistrofia di Krabbe“.
Si tratta di una patologia neurodegenerativa che non lascia scampo. “Tornate a casa e aspettate” aveva detto il neurologo a Veronica e Michele (il papà).
“All’inizio non sapevamo cosa fare se non somministrare a Ginevra tutti i farmaci necessari a mantenere il suo benessere il più a lungo possibile, poi abbiamo iniziato a cercare storie simili in internet, a contattare altre famiglie che hanno bambini con malattie analoghe, finchè un giorno non siamo incappati in Stamina Faudation – il metodo di cura diventato famoso di recente per il servizio de Le Iene che raccontava la storia di Sofia – e ci siamo messi in movimento per contattare il professore Davide Vannoni“.
Veronica e Michele hanno inviato tutte le cartelle mediche di Ginevra all’associazione che sostiene la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesechiali e hanno sentito telefonicamente il professor Vannoni.
“”Potrebbe iniziare la terapia” ci è stato detto al telefono dal professore, e a giorni dovrebbe arrivare la conferma ufficiale”. 
“Con una malattia neurdegenerativa come quella che ha colpito Ginevra non sappiamo che succede da una settimana all’altra, figuriamoci aspettare i mesi della giustizia italiana o addirittura gli anni della sperimentazione (questa la proposta di Telethon).”
I genitori di Ginevra hanno provato anche la via del Ministero della Salute, ma da parte di Renato Balduzzi “di Alessandria come noi” dicono Veronica e Michele, per ora, non è arrivata nessuna risposta.
“Così si emette una condanna a morte per questi bambini che non hanno altre speranze, si nega il diritto alla vita e alla salute!”