Come cambia la città: le aree verdi
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Come cambia la città: le aree verdi

Rispetto per l’ambiente e sostenibilità nel futuro della città più inquinata (la nostra)

Rispetto per l?ambiente e sostenibilità nel futuro della città più inquinata (la nostra)

MemoriALE – Poco più di un mese fa sono stati resi noti i risultati del dossier “Mal’aria”, a cura di Legambiente. Alessandria sembra avere un problema anche con l’inquinamento, dato che si trova in testa alla classifica delle città che hanno sforato i livelli massimi ammessi di polveri sottili (Pm10) nell’aria. Un problema che in realtà accomuna un po’ tutte le città della Pianura Padana, ma che non può lasciare indifferenti.
Questo nuovo primato alessandrino ci suggerisce che la svolta per la nostra città, dopo e a partire dalla dolorosa parentesi del dissesto, avverrà anche nel modo in cui essa potrà ripensarsi a favore di una maggiore sostenibilità e rispetto per l’ambiente (che si traduce anche in rispetto per la salute dei cittadini).
Per Alessandria, in realtà, attenzione per l’ambiente significherebbe anche recupero di un’identità storica che da sempre la lega al suo territorio, alla campagna, ai fiumi. Insomma, per andare avanti a volte è necessario fare un passo indietro: una città più pulita, più verde, meno rumorosa è anche un luogo che può essere vissuto in maniera più intensa dai suoi abitanti, riscoprendo forme di socialità e solidarietà perdute. Gli esempi di tali percorsi non mancano, per quanto possano sembrarci lontani sia geograficamente che culturalmente. Dal 2010 la Commissione Europea ha istituito il premio di “Capitale Verde Europea”, che ogni anno va a quella città che ha raggiunto consistenti risultati e alti standard nell’ambito della sostenibilità ambientale, ha migliorato la qualità dell’ambiente urbano e non ultimo può essere da modello per ispirare altre città a promuovere misure, provvedimenti e pratiche virtuose. Le città vincitrici sono fin’ora Stoccolma (2010), Amburgo (2011), Vitoria-Gasteiz (2012), Nantes (2013). Nel 2014 sarà invece Copenhagen. Queste città, come si legge sul sito dedicato al premio, si sono meritate il titolo perché sono riuscite a convogliare le proprie forze e risorse economiche, intellettuali, politiche (enti, università, ricerca, aziende, ecc…) in una serie di iniziative e percorsi coraggiosi. Il risparmio energetico e l’uso di fonti rinnovabili, l’aumento delle aree verdi, delle zone pedonali, delle piste ciclabili, la promozione del trasporto pubblico ed ecologico, ma anche il rinnovo della mentalità della cittadinanza. Sì, perché tutto questo non è possibile solo attraverso scelte calate dall’alto, dalle amministrazioni, ma da una cultura di rispetto per l’ambiente che si manifesti nei singoli gesti e nelle scelte quotidiane dalle persone.
Portare ad esempio queste città, per quanto a noi lontane, può essere davvero d’ispirazione. Anche solo per renderci conto che un’alternativa è possibile. Senza contare che il futuro deve per forza andare in questa direzione, visto che lo sfruttamento del pianeta e delle sue risorse è arrivato ad un livello critico.
Se dalle crisi (e dai dissesti) possiamo guadagnare qualcosa allora è proprio questa spinta al cambiamento, dopo un periodo di immobilismo e cecità verso l’avvenire. Dopotutto sognare una città più bella e vivibile, meno inquinata e più verde, non è poi così difficile se fatto tutti insieme a piccoli passi.


Giardini dinanzi agli stabilimenti Borsalino di Alessandria, Domenico Sartorio, gelatina bromuro d’argento/vetro. Per gentile concessione della Fototeca Civica di Alessandria.


 

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