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Come cambia la città: il palazzo delle Poste e il suo mosaico
Oggetto di un recente restauro, lopera di Severini è uno dei tesori artistici di Alessandria e singolare esempio di arte del regime
Oggetto di un recente restauro, l?opera di Severini è uno dei tesori artistici di Alessandria e singolare esempio di arte del regime
MemoriALE – “Una piccola capitale dell’architettura contemporanea”: così è stata definita Alessandria. La nostra è infatti una città che conserva al suo interno numerosi ed importanti esempi di edifici novecenteschi, in particolar modo legati alla corrente razionalista. Sorto fra le due guerre, il razionalismo è stato un movimento di carattere europeo, fautore di una rottura drastica con la tradizione e conosciuto per il rifiuto di ogni orpello decorativo. Nonostante la sua natura sopranazionale, fu il fascismo a decretare il successo di questa tendenza architettonica. Il Palazzo delle Poste e Telegrafi di piazza Libertà fa parte di quel gruppo di edifici che mostrano questo volto moderno e forse anche poco capito (dunque dimenticato) di Alessandria, ma tuttavia di notevole e riconosciuto valore. Il palazzo fu edificato sul sedime di abitazioni di origine medievale e terminato nel 1940 fra le critiche dei cittadini, risentiti per la demolizione della compagine preesistente. Forse fu proprio dovuta a questi umori avversi la decisione di abbellire nel 1941 la sua facciata con un lungo mosaico, di ben 38 metri, opera di Gino Severini, uno dei principali esponenti dell’arte futurista e vicino al cubismo di Picasso. In un turbinio di colori ed immagini che si accavallano, l’opera racconta l’evoluzione dei mezzi postali (verso sinistra) e dello sviluppo tecnologico del telegrafo (verso destra) nonché la sua diffusione in tutti i continenti. Alle due estremità le due figure femminili che simboleggiano l’Italia e l’Europa. Un recente restauro, terminato lo scorso giugno, lo ha riportato all’antico splendore. Una città può racchiudere tante storie e fra le altre quella di un mosaico che, unico nel suo genere, propone concetti di fratellanza ed apertura al mondo nonostante sia stato concepito e realizzato durante una dittatura in cui le idee del nazionalismo imperavano. Un’elaborazione personale dell’autore sul tema delle comunicazioni, priva della retorica cara al fascismo. Sono piccoli segni che non andrebbero sottovalutati, né dimenticati, mentre troppo spesso vengono fagocitati dallo sviluppo della città e offuscati dal passare del tempo.
Il mosaico di Severini, oggi spesso nascosto dalle macchine posteggiate allo sguardo dei passanti, è un esempio di come l’arte sia il più delle volte difficile da legare ed addomesticare. I suoi orizzonti sono ampi e dona allo spettatore uno sguardo che va lontano. Una facoltà quanto mai importante nell’Italia di oggi, che va al voto dopo una lunga campagna elettorale all’insegna per l’ennesima volta delle promesse urlate e degli interventi sensazionalistici.
Le elezioni politiche aprono sempre nuovi capitoli per lo sviluppo del nostro Paese, dunque l’augurio è che da esse la politica ne esca almeno un poco diversa e per certi versi più “artistica”. Che impari cioè, a tutti i livelli, a rincorrere meno gli elettori ed avere il coraggio di offrire prospettive larghe, anche quando tutto il resto ci obbligherebbe a guardare non oltre il nostro naso.

Nella foto in alto
Palazzo delle Poste e Telegrafi visto di scorcio, Domenico Sartorio, gelatina bromuro d’argento/ vetro
