Amiu: “carcassa” da rottamare, o fuoriserie senza benzina?
Casse vuote, enormi crediti in parte bloccati dal dissesto, 192 dipendenti con il fiato sospeso. Ma secondo alcuni anche con stipendi in qualche caso esagerati. La vecchia Amiu è in liquidazione dal 18 gennaio: dietro langolo cè una newco a partecipazione completamente pubblica, o è in arrivo un socio privato? E con quali possibili conseguenze?
Casse vuote, enormi crediti in parte ?bloccati? dal dissesto, 192 dipendenti con il fiato sospeso. Ma secondo alcuni anche con stipendi in qualche caso esagerati. La vecchia Amiu è in liquidazione dal 18 gennaio: dietro l?angolo c?è una newco a partecipazione completamente pubblica, o è in arrivo un socio privato? E con quali possibili conseguenze?
ALESSANDRIA – “Mica possono pensare di sospendere la raccolta rifiuti: siamo un servizio essenziale, come l’ospedale”. Oppure: “Amiu è un’automobile in perfetto stato di conservazione, ma qualcuno da troppo tempo dimentica di fare il pieno di benzina: per questo siamo ridotti così”. Basta fare un giro tra gli addetti ai lavori della partecipata alessandrina deputata alla raccolta della “monnezza” (ma in principio anche ad una serie di altri importanti compiti, ad oggi in buona parte “sospesi”) per capire che “aria tira”: da un lato forte spirito di appartenenza (“per quest’azienda in tanti abbiamo sempre dato l’anima, per ora trovarci appesi ad un filo”), dall’altro un senso di frustrazione per la situazione che si è venuta a creare.
Del resto è lo stesso sindaco di Alessandria Rita Rossa a sintetizzare la situazione quando dichiara al trisettimanale Il Piccolo: “L’Amiu non si è vista riconoscere 51 milioni della Tariffa di igiene ambientale. Amiu era un morto che noi abbiamo tenuto in vita, ma adesso è il momento di rivedere organizzazione, incarichi dirigenziali e livelli di reddito”. Parole chiare, e pesanti.
Ma quando si trasformeranno in progetto concreto, e in quale direzione? Diventerà operativa, con le trasformazioni societarie del caso (e l’uscita di Iren) la newco formalmente creata nel 2011, e poi “congelata”? All’orizzonte c’è l’affidamento dei servizi (obbligatori) ad un privato, come da insistenti voci di corridoio, o la raccolta rifiuti alessandrina rimarrà saldamente in mano pubblica? Ma ancora, più prosaicamente: ci saranno ritardi e stipendi a rischio anche a fine febbraio, come lamentano i sindacati? E ha senso, in un momento così delicato, dare il via a provvedimenti disciplinari nei confronti del personale (altra voce che circola), già costretto a convivere con precarietà e incertezza, e a lavorare con un parco macchine che, secondo i sindacati, è in gran parte da rottamare, e rischia di mettere a repentaglio la sicurezza stessa dei lavoratori? E, sempre a proposito di personale: è vero che in Amiu esistono super stipendi, decisamente poco in linea con il clima generale di austerity? Tante domande, e la necessità di risposte urgenti da parte del Palazzo.

“Dallo scorso 18 gennaio siamo ufficialmente in liquidazione”, conferma Lorenzo Masuelli, funzionario ‘di lungo corso’ che dall’uscita di scena del direttore Piercarlo Bocchio ha assunto la guida tecnica della struttura, affiancato dal collega Diego Secondelli, responsabile amministrativo. “Spetta ai tre liquidatori non solo occuparsi dei creditori, ma anche garantire l’esercizio provvisorio: naturalmente in attesa di decisioni sul futuro che vanno prese dalla politica”.
Ma facciamo un passo indietro, per capire come si è arrivati alla situazione odierna, e quali sono le possibili vie d’uscita. Un anno fa Amiu Spa destinata ad evolvere in una newco dal fulgido futuro, frutto di una partnership con Iren fortemente “caldeggiata” dall’allora sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio e dal suo assessore al Bilancio Luciano Vandone, ma valutata positivamente anche, appunto, da Piercarlo Bocchio, per lungo tempo vero e proprio deus ex machina della “filiera dei rifiuti”, e tuttora direttore generale di Aral, la “gemella” di Amiu che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, e della gestione delle discariche.
“Cosa è poi successo credo sia noto a tutti – precisa Lorenzo Masuelli -. Dopo le elezioni di maggio, la nuova giunta ha ritenuto opportuno annullare la gara di affidamento, alla luce, si disse, di alcuni patti parasociali ritenuti non accettabili. Con Iren, peraltro, erano già stati avviati contatti anche operativi, e l’impressione che ne avevamo avuto, sul piano tecnico, era sicuramente di grande competenza. Naturalmente però non sta a noi entrare in valutazioni di tipo politico strategico”. Da allora, però, parte la via crucis della vecchia Amiu, mentre la newco, con Iren socia al 49% del Comune di Alessandria, giace ancora lì, non operativa, in attesa di scelte che non dovrebbero tardare a venire, dopo che si sono chiesti pareri anche molto autorevoli, come quello del giurista Eugenio Bruti Liberati.
La causa del calvario della partecipata alessandrina è comunque sempre quella: l’inadempienza di Palazzo Rosso, in maniera diretta e anche indiretta, tramite il Consorzio di Bacino. E’ il responsabile amministrativo di Amiu, Diego Secondelli, a chiarire la situazione con alcuni numeri eloquenti: “Siamo tra i creditori del Comune di Alessandria – spiega – per circa 13 milioni fino al 2011, rientranti nel dissesto, mentre altri 12 milioni ci sono dovuti per i servizi forniti nel 2012, e finora ne abbiamo incassati meno di 3”. Poi ci sono i crediti con il Consorzio di Bacino, e con altri soggetti minori: complessivamente ad Amiu mancano in cassa 32 milioni di euro, per servizi erogati e mai pagati. “Su queste basi – precisa Lorenzo Masuelli – si capisce che, nonostante i debiti nei confronti dei fornitori siano assai inferiori, con la cassa vuota non si va da nessuna parte, per cui è stata avviata la procedura di liquidazione”. La faccenda, però, è ancora più complicata: ad un certo punto infatti (nel 2011, sul finire della gestione Fabbio) si fece ricorso al sistema bancario: i crediti vantati da Amiu (e da Aral) verso il Comune furono ceduti a Barclays Bank con atto pubblico: le banche però, quando prestano cospicue somme di denaro, hanno poi il difetto di rivolerle indietro, con adeguati interessi: “da lì – spiega Masuelli – la nascita di un contenzioso, che ha portato al blocco dei nostri conti aziendali, richiesto dal sistema bancario: per cui va dato atto al sindaco Rossa di essersi presa, per diversi mesi, la bella responsabilità di battere strade alternative affinché gli stipendi a noi dipendenti Amiu continuassero ad essere pagati con regolarità”. Almeno fino ad oggi, in attesa di chiarimenti sul futuro, che si chiamano piano industriale e nuova organizzazione societaria.
Ma i soldi delle bollette che fine hanno fatto?
Naturalmente la domanda che l’osservatore esterno si pone è semplice: come è possibile che, a fronte di bollette dei rifiuti “salatissime” e pagate con regolarità dalla gran parte degli alessandrini (“la morosità fisiologica, non solo locale, oscilla tra il 5 e il 7% del totale”), una società come Amiu arrivi ad essere messa in liquidazione per insolvenza (non si parla di fallimento solo perché, tecnicamente, le aziende a partecipazione pubblica non possono fallire)?
“Molto banalmente – sorride Lorenzo Masuelli – la famosa Tia, fino al 2009 riscossa dal Consorzio di Bacino, e dal 2010 direttamente dal Comune di Alessandria, per anni non è stata versata né a noi, né ad Aral: neanche un euro”. Come ciò sia possibile, e come quelle cifre siano state utilizzate, aprirebbe un altro capitolo delicato, come scatole cinesi in cui ognuna rimanda alla successiva. Il tutto sarà probabilmente oggetto di chiarimento da parte dei tecnici e dagli organismi preposti ad occuparsi del dissesto di Palazzo Rosso.
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Raccolta differenziata in calo costante
E la raccolta differenziata? C’è del vero nelle voci “incontrollate” che circolano tra gli addetti ai lavori, che parlano di una percentuale reale “crollata” poco sopra il 30%, con conseguente rischio di multe milionarie da parte dell’Unione Europea? Lorenzo Masuelli sta ai dati ufficiali, naturalmente: “Posso dirle che la 
Ma nel futuro di Amiu cosa c’è? La liquidazione della vecchia Amiu, e la ripartenza di quella nuova, con uscita di Iren e ingresso al suo posto di un altro socio, pubblico o privato? Oppure una partnership tra comune di Alessandria e vecchia Amiu, con affitto da parte della nuova azienda di immobili, camion e cassonetti, e conseguentemente progressivo ‘rimborso’ dei vecchi creditori?
“E’ quel che vorremmo sapere anche noi – conclude Masuelli – e su cui tutti i dipendenti, e le organizzazioni sindacali, continuano ad interrogarsi. Speriamo che da Palazzo Rosso arrivino presto indicazioni chiare, e che sia possibile continuare a prestare alla città servizi di qualità, garantendo la piena occupazione, e magari qualche investimento migliorativo”.