Come cambia la città: il teatro
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Come cambia la città: il teatro

Un teatro abbandonato e chiuso ed una città più povera

Un teatro abbandonato e chiuso ed una città più povera

MemoriALE – 31 gennaio 2012 – La Fondazione Teatro Regionale Alessandrino è sciolta. Nella riunione di martedi 29 gennaio della Giunta della Regione Piemonte, si è accolta la proposta dell’assessore alla Cultura Michele Coppola di porre fine all’esperienza del teatro alessandrino. “La condivisione dell’esigenza non più procrastinabile di procedere allo scioglimento anticipato della Fondazione Teatro Regionale Alessandrino, stante la grave situazione economica, patrimoniale e di governo dell’ente, la quasi totale inattività e la conseguente impossibilità di perseguire i fini istituzionali e statutari”, queste le motivazioni che hanno portato alla decisione della Giunta. 

Sono davvero tante le istanze che in città invocano una risposta ed una risoluzione. Dal 3 ottobre 2010 abbiamo un teatro chiuso e le sue vicende sono passate sempre più in sordina, schiacciate dai nuovi problemi che la città ha dovuto affrontare in questi mesi. Anche la Regione Piemonte sta definitivamente abbandonando la Fondazione TRA.
Il teatro smuove le idee e desta le coscienze, per questo è un luogo simbolo che non può mancare in una comunità, necessario ed insostituibile. Il passato di violenze e distruzioni, al quale furono soggetti gli storici teatri della nostra città, dunque è forse in qualche modo correlato a tale funzione sociale e culturale. Abbiamo già parlato negli scorsi mesi del Virginia Marini, edificato nel 1917 e dedicato alla grande attrice alessandrina, colpito (come si vede dalla foto d’epoca) dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e demolito nel 1965 per costruirvi l’attuale teatro.
Ugual destino toccò al Teatro Municipale, che aveva sede all’interno del palazzo comunale di Piazza Libertà. Una bomba incendiaria nell’aprile del 1944 lo distrusse. Su questo avvenimento riportiamo le memorie del poeta dialettale alessandrino Sandro Locardi, che in un suo componimento, contenuto nel volume La sghiarola (edito da Maxmi), scriveva:
“Mi ricordo quel bel teatro che è bruciato durante la guerra; / lui per noi era il più bello che c’è sulla terra. […] Con la volta che crollava, anche il fuoco si spegneva; / la tragedia finiva, tutta la gente piangeva; / un passato di sentimenti è bruciato in un momento”.
Non tutti sanno che anche nell’attuale Piazza Vittorio Veneto c’era un teatro. Sul lato opposto al palazzo della biblioteca. venne inaugurato nel 1903 il Teatro Finzi. Esso cambiò ben due volte proprietà diventando nel 1907 Teatro Verdi e nel 1920 Teatro del Popolo, in concomitanza con la nascita della piazza del popolo, dove il movimento operaio teneva le sue manifestazioni. Qui nel novembre dello stesso anno diresse la sua orchestra il maestro Arturo Toscanini. Nell’agosto del 1922 gli squadristi fascisti incendiarono la struttura, trasformata successivamente in sede del liceo musicale, anch’esso bombardato durante la guerra.
Le cose hanno un valore per la memoria collettiva di una città, su di esse si innestano i ricordi ed il sentire comune dei gruppi sulla propria identità e sul proprio avvenire. Da secoli e secoli il teatro è usato come strumento di espressione e come specchio del mondo ed una città che ne è priva (o quasi) non può che ritrovarsi più povera, in tutti i sensi.
La quotidianità della nostra città sembra ormai indissolubilmente collegata ad uno stato di emergenza, ma non è forse in ciò che sta al di fuori dell’emergenza che si possono trovare nuovi stimoli e nuove soluzioni?
Teatro Virginia Marini: danni di guerra, Venanzio Guerci, 1944 ca., gelatina ai sali d’argento/ carta baritata. Per gentile concessione della Fototeca Civica di Alessandria.


 

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