Come cambia la città: piazza Santa Maria di Castello
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Come cambia la città: piazza Santa Maria di Castello

Nel cuore di Alessandria e alle radici della sua storia una piazza forse troppo dimenticata ed in attesa di essere valorizzata

Nel cuore di Alessandria e alle radici della sua storia una piazza forse troppo dimenticata ed in attesa di essere valorizzata

MemoriALE – Fra le strade ed i palazzi del Borgo Rovereto, che spesso riscopriamo come alessandrini solo in occasione dell’omonima festa, si apre la piazza che ospita uno degli edifici più antichi di Alessandria. Il primo documento storico che riguarda la chiesa di Santa Maria di Castello risale al 1107. Nel corso del 1117 il marchese Ruperti di Roboreto concede il proprio castello (e da qui forse deriva il nome) al tempio cattolico, iniziando così a costruire un edificio non meglio specificato.
La chiesa davvero rappresenta un pezzo della nostra città, dal momento che ne ha condiviso nel corso dei secoli i destini. Nel 1798 per esempio, con le soppressioni ecclesiastiche del regime napoleonico, il monastero annesso viene trasformato in ospedale. Nel 1848 il chiostro e la canonica vengono convertiti ad uso militare, mentre nel 1917 la quasi totalità della chiesa è adibita a magazzino. Insomma la storia di questo edificio ci racconta molto delle vicende che coinvolsero Alessandria e di come si è giunti al suo aspetto attuale.
Di sicuro piazza Santa Maria di Castello, con il cemento e l’accumulo di macchine parcheggiate che la contraddistinguono, è l’ennesimo esempio della tendenza tutta alessandrina a dimenticarsi del suo passato e soprattutto di ciò che potrebbe essere valorizzato ed offerto ai cittadini per promuovere l’aggregazione e la condivisione di esperienze. Poco più di un anno fa si parlava di restyling della piazza, soprattutto in seguito all’abbattimento del mostruoso edificio di cemento che svettava proprio di fronte alla chiesa togliendo “aria” e spazio a quest’area.
Piazza Santa Maria di Castello è emblema di un centro storico che viene lasciato a se stesso e che, quasi per ironia della sorte, diventa periferia in termini di abbandono e accumulo di cemento, nonostante sia alle radici dello sviluppo di Alessandria. Le vicende finanziarie del comune ci suggeriscono che forse non è proprio momento di investire risorse in operazioni per certi versi superflue. Tuttavia la rinascita vera della città non potrà prescindere da una conoscenza più profonda del nostro passato (e di ciò che esso ci ha lasciato in eredità), che ci renda più consapevoli nel ripensare un presente che la valorizzi appieno e la renda a misura dei suoi cittadini.
Se è vero che le cose intorno a noi silenziosamente e simbolicamente parlano, chissà che una piazza più bella e più vivibile non possa offrirci uno sguardo nuovo su una città che spesso e solo critichiamo.
 


Chiesa di Santa Maria di Castello, Venanzio Guerci, gelatina ai sali d’argento/ carta baritata, 1940-54. Per gentile concessione della FOTOTECA CIVICA di Alessandria.

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