Barberis: “sì al recupero di efficienza, no ai licenziamenti!”
Home

Barberis: “sì al recupero di efficienza, no ai licenziamenti!”

La crisi della partecipazione, e degli enti locali. Ma anche l’emergenza di Palazzo Rosso, e la necessità di offrire alla città prospettive concrete, tutelando le fasce più deboli. Con quali strumenti però? Con Giorgio Barberis, assessore e politologo, tentiamo un’analisi della situazione ad ampio raggio: lavoro, affitti, cultura, università. Con uno sguardo alle prossime elezioni politiche

La crisi della partecipazione, e degli enti locali. Ma anche l?emergenza di Palazzo Rosso, e la necessità di offrire alla città prospettive concrete, tutelando le fasce più deboli. Con quali strumenti però? Con Giorgio Barberis, assessore e politologo, tentiamo un?analisi della situazione ad ampio raggio: lavoro, affitti, cultura, università. Con uno sguardo alle prossime elezioni politiche

INTERVISTE – A Palazzo Rosso sono giorni di tensione, Giorgio Barberis non lo nega. Difficoltà strutturali sulle partecipate sempre più evidenti, dipendenti comunali sul “chi va là”, sindacati pronti a dare battagliaSecondo alcuni l’assessore a diritti e beni comuni (che vuol dire cultura, università e ricerca, lavoro, formazione, partecipazione) sarebbe portatore di un’ideologia troppo estremista, che mal si concilierà con la stagione di sacrifici (e tagli) alle porte. Lui non si scompone, e accetta di ragionare con pacatezza, ma senza recedere dai suoi valori di riferimento. “Sono di sinistra, metto e metterò sempre i diritti e i bisogni degli ultimi prima di ogni altra cosa: finché in giunta ci sarà bisogno di me, e spazio per un confronto su posizioni anche tra loro diverse, sono a disposizione. Dopo di che, la politica per me non è un mestiere, e posso togliere il disturbo in qualsiasi momento”. L’incontro è l’occasione anche per un approfondimento con il politologo (Giorgio Barberis è docente all’Università Avogadro del Piemonte Orientale) sullo scenario pre elettorale.

Assessore, qualcuno dice che lei sia sulla lista “nera” del sindaco: una delle possibili vittime del prossimo (eventuale) rimpasto di giunta…
Qualche voce in questo senso è giunta anche a me nelle scorse settimane, e insieme al collega e amico Puleio ne ho parlato apertamente con il sindaco Rossa. Nel senso che io in giunta ci sto finché ci sono spazi per un confronto, e naturalmente se non rappresento un problema, e se le istanze in cui credo trovano terreno quanto meno terreno di discussione. Non sono un politico di mestiere: non ho poltrone da difendere, insomma.

La situazione complessiva di Palazzo Rosso e dintorni come la vede?
Catastrofica, e non senza colpevoli. Ma soprattutto con la necessità assoluta di superare la logica della pura emergenza, per mettere in campo una proposta politica, culturale e di investimento sul futuro della città, e del territorio.

Il punto è come: semplificando, sembra che ci sia una linea di pensiero, simboleggiata dall’assessore Bianchi, che punta sul recupero dell’efficienza e sul riequilibrio dei conti attraverso tagli al personale. E un’altra, capitanata da lei e da Nuccio Puleio, che dice non se ne parla. In mezzo, il sindaco: che prima o poi dovrà scegliere, e fare….
Accetto la semplificazione, ma vado oltre. Sui tagli, dico chiaramente che io sono contrario a mettere in strada anche un solo lavoratore, soprattutto di questi tempi. Però non ci sto a chiudere tutti e due gli occhi: è vero che, soprattutto nelle partecipate, ci sono state in passato numerose assunzioni irregolari, senza concorso e contro la legge? Se è così, si faccia chiarezza e i responsabili ne rispondano. E sappiamo che, pur avendo il centro destra anche su questo fronte grandi responsabilità relative al quinquennio Fabbio, neppure il centro sinistra può chiamarsi del tutto fuori da questa logica “malata”: troppo comodo, e pazienza se alcuni signori del Pd si arrabbiano quando glielo ricordo.

Vent’anni fa, con Tangentopoli, l’Italia sembrò aver toccato il fondo. Ora, a posteriori, sembra quasi che il peggio sia venuto dopo….
Almeno sul fronte della gestione degli enti locali è sicuramente così. Io credo che un ruolo determinante, in negativo, lo abbia giocato la normativa per l’elezione diretta del sindaco, che da noi ad Alessandria è entrata in vigore ai tempi del sindaco Calvo, con l’inizio della cosiddetta seconda repubblica. E’ da allora che si è enfatizzata la convinzione secondo cui chi vince comanda, e gestisce tutto in maniera personalistica e arbitraria: assunzioni clientelari comprese. Ma, ripeto, è un meccanismo che è arrivato al capolinea: e che purtroppo ha interessato tutti coloro che si sono alternati alla guida della città, sia pur con livelli di responsabilità individuale che vanno dimostrati caso per caso.

Ma c’è un modo per rilanciare la macchina comunale e delle partecipate, prescindendo da licenziamenti di massa?
Io dico di sì, e credo che il compito di un’amministrazione che si dichiara progressista e di centro sinistra sia proprio quello di andare in questa direzione. Attenzione, senza negare che la macchina pubblica locale ha grandi storture e inefficienze, e partendo dal presupposto che vanno sanate. Se c’è bisogno di riconvertire professionalità, pur di salvate posti di lavoro, si riconvertano. E se ci sono state delle qualifiche dispensate in maniera eccessivamente generosa, si rivedano i parametri di ruolo e retributivi. Ma licenziare, ripeto, non credo sia la strada. Mi lascia fare una riflessione politica un po’ più ampia, ma sempre legata al nostro territorio?

Prego…
Ad Alessandria ci sono, lo so per certo e lo sappiamo tutti, famiglie che sono proprietarie di decine, in qualche caso centinaia di alloggi. Ma paradossalmente anche tanti poveri che hanno lo sfratto esecutivo, e che non sanno dove “sbattere la testa”. Ecco, questa per una persona davvero di sinistra è una situazione inaccettabile, sul piano etico. E compito di chi fa politica, e amministra un territorio, è intervenire per attenuare le disuguaglianze, per trovare soluzioni. Che naturalmente si chiamano in primis patrimoniale (a livello nazionale), ma che devono esserci anche a livello locale: a partire da una riformulazione delle imposte locali, di ogni genere.

Gli alessandrini sono scontenti: pagano balzelli enormi su ogni fronte (dall’Imu alla spazzatura, passando per tutti gli altri oneri comunali) e ricevono in cambio poco, pochissimo…
Infatti è una situazione che, sommata alla crisi del mercato del lavoro, per i più deboli sta diventando insostenibile. Sappiamo bene come si è arrivati a questa situazione, e che le responsabilità non sono state certo uniformi. Ma noi che governiamo oggi Alessandria dobbiamo far capire alla popolazione che la musica è davvero cambiata, e spostare l’asse dei sacrifici maggiormente sulle spalle di chi può sostenerli.

Ma come si fa a coinvolgere davvero la popolazione? Basta menzionare la parola politica, e l’uomo della strada si ritrae inorridito…
Perché pensa a questa politica, agli attuali partiti. Politica è parola nobile, e occorre recuperare la sua dimensione partecipativa, dal basso. Per questo non mi stanco di ripetere: anche se le risorse sono zero, vogliamo mettere a punto un piano di incontri con la cittadinanza su temi concreti, e ascoltare gli alessandrini? Anche se ci criticheranno, anzi a maggior ragione. Smettiamola di badare agli sfoghi anonimi sul web, e ai sondaggi che lasciano il tempo che trovano, sia quando sono negativi che positivi. Concentriamoci sulle cose da fare, e ascoltiamo le proposte di tutti.

Come lei, ad insistere spesso sulla partecipazione sono spesso il consigliere del Pdl Emanuele Locci, e i rappresentanti del Movimento 5 Stelle…
E infatti su entrambi i fronti c’è da parte mia grande disponibilità all’ascolto, e al confronto. Sui 5 Stelle, in particolare, posso aggiungere che proprio questo loro approccio partecipativo e proposito dal basso, e molto concreto, me li fa sentire molto vicini. Mi piace assai meno il capocomico della compagnia, Beppe Grillo, con il suo qualunquistico “vaffanculo” alla casta, e soprattutto, ultimamente, con certe aperture all’estrema destra di Casa Pound che sono ingiustificabili.

Data la situazione generale, ha ancora senso parlare di politiche culturali, e di teatro?
Io ci credo fermamente: la cultura, e l’università, sono due asset strategici essenziali per il rilancio di Alessandria. Certo, le casse sono vuote, ma le idee e i progetti ci sono eccome, e vanno fatti circolare, e sostenuti.

Riaprirà mai il Teatro Comunale?
Lo spero, deve riaprire. Certo, la Fondazione Tra, con la defezione della Regione Piemonte e degli altri soggetti che la costituivano, è arrivata al capolinea. Ma non creda ognuno di potersi sfilare così: ci sono 15 lavoratori bravissimi, con alte specializzazioni, a cui va comunque offerta una strada di riconversione, e non è responsabilità del solo comune di Alessandria, che pure deve fare la sua parte. Intanto quest’anno la stagione teatrale, per quanto provvisoria e organizzata da Aspal, c’è e lancia un segnale positivo, di ripartenza. Il mio auspicio, per la messa a punto delle prossime iniziative, rimane peraltro quello di un maggior coinvolgimento diretto del mio assessorato, e in generale dei territori: e sono certo che sarà così.

E sul fronte Università?
Situazione altrettanto delicata. L’Università è un motore essenziale per ridare impulso al nostro territorio, ed è risorsa formativa essenziale, tanto più in una fase di crisi generale come questa, in cui per molte famiglie il costo di uno studente o di una studentessa permanentemente fuori sede sarebbe insostenibile. Per fortuna la Fondazione Cral ha confermato il suo sostegno annuale di 250 mila euro. Mentre mi auguro che Comune e Provincia, se proprio non dovessero riuscire a fare altrettanto, riescano almeno ad esserci sul piano dell’autorevolezza istituzionale, e aiutino in forme anche diverse da quella direttamente economica. Faccio un esempio: quando leggo che il presidente Filippi ipotizza di vendere a privati, a fini residenziali, la caserma dei carabinieri di via Cavour, che è dirimpetto a Palazzo Borsalino e potrebbe servire come ampliamento dell’Università, non posso che augurarmi che il Comune ci pensi bene, prima di consentire sul piano della trasformazione della destinazione d’uso un’operazione simile. Che senso ha penalizzare l’Università, e comunque “svendere” a privati, dato il contesto di crisi, e le migliaia di alloggi vuoti che ci sono già ad Alessandria?

Assessore Barberis, ci dia la sua valutazione di politologo sul momento storico che stiamo vivendo: le prossime elezioni rappresenteranno una svolta?
Temo davvero di no. Il dato di fondo che percepisco, ma come cittadino prima che come politologo, è il profondo scollamento tra rappresentati e rappresentati. Un declino della democrazia rappresentativa e una deriva leaderistica della politica: la credibilità dei partiti è naufragata, e così il loro ruolo di mediazione tra società civile e istituzioni. Ma la vecchia classe politica fa finta di niente, vive barricata nel palazzo, e anziché ridare voce ai territori, e alle persone che li abitano, distrugge il sistema delle autonomie locali, per puntare tutto sul centralismo decisionale, e su una legge elettorale che non dà realmente voce agli elettori. Un disastro, di cui Monti è emblema assoluto.

A sinistra, lei ha preso le distanze anche da Ingroia e dalla sua Rivoluzione Civile. Cosa non l’ha convinta?
E’ un’armata Brancaleone, rincorre la deriva leaderistica di cui le ho detto, anziché contrastarla. E dietro al leader l’impressione è che ci siano i soliti vecchi arnesi della politica, alla ricerca dell’ultimo giro di giostra. Non è quello il progetto in cui ho creduto, e che intellettuali come il mio amico Marco Revelli, Luciano Gallino, Paul Ginsborg e altri hanno cercato di promuovere nell’ultimo anno, per poi sfilarsi, quando hanno capito che strada si stava imboccando. Che senso avrebbe appoggiare un’aggregazione confusa, così simile ad un autobus su cui stanno salendo figure che hanno come unico obiettivo quello di tornare in Parlamento? Come si fa a negare che Di Pietro porta con sé ombre sul piano etico, ed è comunque stato il ministro pro Tav, che ha dato il via ai progetti sull’alta velocità in Val di Susa? Davvero no, grazie.

Ma lei, a questo punto, per chi voterà?
(sorride) Eh, bella domanda davvero: le confesso che l’astensione attiva per la prima volta mi tenta. E penso anche alla soluzione Marxisti per Tabacci. Ma probabilmente sulla scheda elettorale qualche opzione di opposizione seria c’è ancora. Mi ci lasci riflettere un po’, ne riparliamo prima del 24 febbraio!
 

Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione