Maffiotti: “Pm 10 in netto miglioramento: ma le criticità ambientali non mancano”
La crisi porta con sé anche effetti benefici: ad Alessandria l'inquinamento da polveri sottili è in netto calo. Ma con il direttore provinciale Arpa parliamo anche di molto altro: dal polo chimico alla discarica di Sezzadio, fino allex Ecolibarna, alla Cementir e alle ex Fabbricazioni Nucleari
La crisi porta con sé anche effetti benefici: ad Alessandria l'inquinamento da polveri sottili è in netto calo. Ma con il direttore provinciale Arpa parliamo anche di molto altro: dal polo chimico alla discarica di Sezzadio, fino all?ex Ecolibarna, alla Cementir e alle ex Fabbricazioni Nucleari
INTERVISTE – “Il territorio alessandrino se confrontato ad altre realtà nazionali, non presenta emergenze ambientali di spicco, se non la nota vicenda amianto a Casale. Tuttavia si possono registrare una serie di criticità e situazioni rilevanti per molti comparti ambientali che lo pongono spesso al di sopra della media regionale per un’ampia gamma di indicatori ambientali”. Non ci facciamo mancare nulla insomma, anche se Alberto Maffiotti, direttore dell’Arpa provinciale, lo dice in termini tecnici asettici, senza farci preoccupare più di tanto. Però, volendo tentate una sommaria “mappatura” del territorio, “allargandosi” progressivamente dal capoluogo verso gli altri centri zona, è difficile non constatare che oggi il territorio alessandrino sta pagando un conto “salato” ad una lunga fase di industrializzazione “intensa”, che forse non è mai andata troppo per il sottile, nei decenni passati, sul fronte della tutela ambientale, anche a causa della mancanza di norme ambientali stringenti. Mentre, paradossalmente ma non troppo, proprio la crisi economica dell’ultimo anno sta portando benefici inaspettati, soprattutto alla qualità dell’aria cittadina.
Dottor Maffiotti, partiamo con una buona notizia, se ne ha una…
Beh, ad Alessandria gli ultimi mesi, diciamo estate e autunno 2012, hanno visto un calo importante delle polveri così dette sottili (PM10) contenute in aria, rispetto ad un anno fa. Faccio riferimento in particolare alla stazione di rilevazione automatica urbana di Volta, che sta qui di fronte a noi, dall’altra parte della strada. Parliamo di una riduzione di polveri sottili di circa il 20% nei mesi estivi ed autunnali, certo partendo da una situazione pregressa che, negli anni scorsi, aveva superato le soglie di guardia, toccando picchi significativi. In ogni caso, nel 2012, si è ampiamente superata per ben 81 giorni la soglia giornaliera di 40 microgrammi/metro cubo di polveri consentita per il PM10 rispetto ad una indicazione di soli 35 giorni: ma nella maggior parte dei casi questi superamenti sono avvenuti nei primi mesi dell’anno. A generare il miglioramento della situazione nel secondo semestre hanno contribuito certamente ragioni climatiche, ma anche la crisi economica, per le sue ripercussioni sia sull’attività produttiva, sia sulla circolazione delle auto. Basta ricordarsi com’era il traffico sugli spalti cittadini, e confrontarlo con la situazione odierna. In ogni caso questi effetti potranno essere valutati solo al termine della stagione invernale che,come si sa, è quella maggiormente critica per l’inquinamento atmosferico.

Corretto parlare di Polo chimico, giacchè su quell’area insistono almeno tre aziende diverse, e non solo la Solvay. La situazione è ovviamente complessa: tecnicamente parliamo di messa in sicurezza operativa del sito, che in base alle normative attuali può essere considerata un primo passo verso la bonifica. Ovviamente, la situazione ambientale attuale deve essere valutata attraverso due settori di attenzione, che sono l’acqua e l’aria.
Partiamo dal terreno, e dalle falde…
Il monitoraggio della falda profonda, intermedia e superficiale è oggi costantemente eseguito da Arpa attraverso la messa a disposizione di circa un centinaio di pozzi che a rotazione sono monitorati. Questo monitoraggio della falda è attivo per alcuni punti sin dagli anni ’90 mentre l’attuale rete di monitoraggio di oltre 100 punti tra pozzi interni ed esterni , è stata realizzata a partire dal 2008. Rispetto ad allora i dati mostrano che i valori di molte sostanze inquinanti, sia nell’area interna che esterna allo stabilimento, sono notevolmente diminuiti pur rimanendo per alcuni parametri chimici ancora alcune decine di volte superiori alle norme di legge.
Il che significa però che, fino al 2008, la situazione cromo esavalente, e non solo, era esplosiva?
Il cromo esavalente è solo una delle sostanze nocive oltre i limiti, che erano circa una trentina a seconda delle situazioni. Nel passato, la situazione, dedotta da alcune analisi degli anni ’70, era molto grave; le stesse normative di legge erano meno stringenti se non addirittura assenti.. Se non si inquadra la questione in termini di evoluzione anche normativa, e di strumenti di controllo, si fa fatica a comprendere. Comunque a partire dal 2008 la Solvay ha realizzato una quarantina di pozzi che costituiscono una vera barriera idraulica alla fuoriuscita degli inquinanti dal sito industriale . Il che significa che l’acqua della falda superficiale (che passando sotto lo stabilimento si arricchisce di diverse sostanze inquinanti) viene “captata” dalla barriera stessa, depurata, riutilizzata come acqua di raffreddamento e successivamente scaricata nel Bormida.

Il Pfoa è una sostanza non normata dalla legge relativa alle acque sotterranee e superficiali, per cui non esiste un limite allo scarico regolarmente autorizzato in Bormida . Anche se dovrebbero essere prossimi ad abbandonare quel tipo di lavorazione.
Poi c’è il versante aria, ossia inquinamento atmosferico. Qual è la situazione attorno al polo chimico?
Il monitoraggio anche lì è costante. Esistono dei limiti di emissione di determinate sostanze, ed Arpa controlla la situazione effettuando monitoraggi ai camini e in ambiente. Naturalmente il livello di inquinamento decresce man mano che ci si allontana dalla sorgente emissiva, e in relazione ai venti, il rimescolamento e la ricaduta a terra degli inquinanti può avvenire a distanze considerevolmente diverse . Vorrei fosse chiaro comunque che Arpa è un’agenzia tecnica, entrata in funzione ufficialmente dal 1997, e che solo dal 2005 ha a disposizione una serie più raffinata e articolata di strumenti d’indagine consoni a questa realtà produttiva. Ma il nostro compito è di rilevazione: sul nostro sito, da questo punto di vista è possibile trovare una ricchissima documentazione su tutte le realtà che monitoriamo a livello regionale, e provinciale. E ogni volta che riteniamo di rilevare delle anomalie significative, queste sono segnalate alla Procura della Repubblica. Spetta poi a questo organo la valutazione di tipo giudiziario, compresa la scelta tra procedere o meno.
Di recente si è tornati a parlare del rilancio dell’area dell’ex zuccherificio: non è un rischio, data la vicinanza con il polo chimico?
Dipende per farci cosa. In questo caso, è stata avviata una VIA, ossia un procedimento di Valutazione di impatto ambientale. Nell’ambito della quale come Arpa forniamo tutta una serie di parametri e di indicazioni che fotografano la situazione e tratteggiano i possibili sviluppi ambientali futuri. Sta poi ad altri enti, e nel caso dell’ex zuccherificio alla Regione e al Comune di Alessandria, decidere se e cosa autorizzare, e a quali condizioni.
Dottor Maffiotti, un’altra situazione sotto i riflettori è quella relativa alla discarica di Sezzadio. La popolazione è allarmata, altre voci sono più tranquillizzanti. Come stanno davvero le cose?
In quel caso noi facciamo da supporto tecnico alla Provincia, che deciderà o meno se autorizzare sempre in ambito VIA la realizzazione della discarica. Ad oggi c’è una cava dismessa, e una richiesta per la realizzazione di una discarica per “inerti e rifiuti speciali non pericolosi ai sensi DM 36/2003”. La preoccupazione della popolazione, sempre rispettabile e legittima, deriva dal fatto che attorno a quell’area, particolarmente ricca di acqua, fornisce i pozzi Amag, che sono a circa 50-60 metri di profondità. Il timore, oggetto appunto di valutazione, è che, nel tempo, dalla discarica possano fuoriuscire sostanze che finiscano nella falda profonda. Stiamo parlando, sia chiaro, di una ipotesi proiettata nel futuro, per la quale deve essere soppesato attraverso una classica attività di analisi preventiva se applicare o meno il principio di precauzione.

A Novi non mancano i controlli ambientali sia sull’aria che sulle acque dei corsi d’acqua limitrofi allo stabilimento. Ma la recente vicenda di Taranto direi che non si può accumunare al nostro territorio dal punto di vista ambientale: nel senso che la linea produttiva di Novi tratta materaili semi lavorati e non vi sono forni per la produzione dell’acciaio.
A Serravalle, invece, c’è l’emergenza legata all’ex Ecolibarna. In cui il tema è quello della bonifica, in mancanza di adeguate risorse statali…
Quella è un’enorme sito in bonifica nel quale sono stati stoccati rifiuti tossico nocivi, frutto di un lungo percorso, dagli anni ottanta ad oggi. E’ necessario terminare una bonifica importante e onerosa, regolamentata da un’apposita legislazione, con un commissario delegato, che è attualmente il Prefetto di Alessandria. Giusto qualche settimana fa è stata approvata l’ulteriore realizzazione di un muro di contenimento, ossia di una barriera sotterranea che eviti appunto un ulteriore inquinamento delle falde. In attesa naturalmente di decidere il da farsi, e di reperire le risorse per terminare le opere di bonifica da anni avviate.
Altre situazioni sotto monitoraggio nel Novese?
Sono numerose, e disseminate un po’ ovunque nella provincia. Alla Roquette, ad esempio, che nel passato ha dato problemi di odori sgradevoli e di rumore e che talora vengono segnalati dalla popolazione, è attiva per Arpa l’unica rete di monitoraggio del rumore in continuo della regione. Altra area di importanza è la Cementir di Arquata per la quale è stato avviato un piano di monitoraggio continuo alle emissioni e della qualità dell’aria particolarmente articolato, per verificare l’impatto reale del cementificio sull’ambiente. Anche per questo sito industriale, c’è una procedura di Aia, in cui noi facciamo la nostra parte di supporto tecnico, ma che coinvolge diversi anche altri soggetti.
Chiudiamo con le ex fabbricazioni nucleari di Bosco Marengo: c’è un rischio reale?
Il nucleare è una situazione molto specifica. Bosco Marengo non è certo Trino, o Saluggia, però il monitoraggio da parte di un settore specifico di ARPA Piemonte ubicato a Vercelli è costante, affinché la situazione di messa in sicurezza garantisca al territorio circostante la necessaria tranquillità. Naturalmente sono tutte situazioni delicate, con cui nessuno vorrebbe confrontarsi. Però esistono, e il nostro compito è quello di mettere a disposizione tutti i nostri strumenti tecnici e le nostre competenze per valutarli, monitorarli, fornire il quadro dettagliato delle situazioni per come si presentano. Proprio in questi giorni è stato pubblicato sul sito Arpa un aggiornamento della situazione relativa al sito di Bosco Marengo. Rimando quindi a questo strumento di comunicazione, per questa situazione e per altre problematiche che necessitano di maggior spazio per l’approfondimento e il continuo aggiornamento.