“Confesercenti non si fermerà: vogliamo una legge regionale sugli Outlet”
Manuela Ulandi
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“Confesercenti non si fermerà: vogliamo una legge regionale sugli Outlet”

Almeno tre domeniche di chiusura domenicale al mese, e parità di regole con la grande distribuzione sul fronte di vendite promozionali e saldi. Manuela Ulandi, presidente di Confesercenti per la zona di Alessandria, analizza le criticità del comparto, ma rilancia: “il futuro è nella valorizzazione commerciale dei centri storici”

Almeno tre domeniche di chiusura domenicale al mese, e parità di regole con la grande distribuzione sul fronte di vendite promozionali e saldi. Manuela Ulandi, presidente di Confesercenti per la zona di Alessandria, analizza le criticità del comparto, ma rilancia: ?il futuro è nella valorizzazione commerciale dei centri storici?

INTERVISTE – “Una cosa appare certa, analizzando con attenzione studi e ricerche del settore: il futuro del commercio prevede una nuova valorizzazione dei centri storici cittadini. Anche se naturalmente attraverso modalità organizzative che non saranno la mera riproposizione del passato”. Manuela Ulandi è, da circa un anno e mezzo, presidente di Confesercenti per la zona di Alessandria (al fianco di Sergio Guglielmero, presidente provinciale dell’organizzazione), e da alcuni mesi è anche alla guida di ProCom, consorzio per la promozione e la commercializzazione dei prodotti del nostro territorio, molto attivo sul fronte dell’organizzazione di fiere, eventi, mercatini e altre iniziative. In tanti però ricordano Ulandi anche per il suo intenso e prolungato impegno politico-amministrativo alessandrino tra le fila della Lega Nord (tra l’altro con competenze anche in ambito di assessorato al Commercio a Palazzo Rosso, durante il mandato del sindaco Fabbio), per cui con lei è possibile affrontare una serie di tematiche di forte attualità per il comparto, viste con “l’occhio” e le esigenze degli addetti ai lavori, ma anche di chi, grazie alla propria esperienza precedente, sa quali sono i vincoli con cui si confrontano gli amministratori locali.

Dottoressa Ulandi, i commercianti ripartono tranquilli e riposati in questo 2013, dopo le sospirate “chiusure” per legge a Natale, Capodanno e 1 gennaio?
Magari fosse così facile modificare la realtà, e le sue storture. Diciamo che quello è stato un primo passo importante, vissuto peraltro sul nostro territorio provinciale “a macchia di leopardo”. Il sindaco di Alessandria e di Casale Monferrato hanno predisposto specifiche ordinanze, che prevedono alcuni giorni di chiusura festiva obbligatoria per tutti, durante l’anno. Tra cui le date che lei cita, e poi Pasqua, 25 aprile, 1 maggio. Ma noi (e quando dico noi intendo chi opera nel settore del commercio: compresi molti dipendenti della grande distribuzione) chiediamo molto di più, e continueremo a batterci per questo, nei prossimi mesi.

Ad Alessandria vi siete portati avanti, a suo tempo….
Certo: di fronte alla legge sulla liberalizzazione “selvaggia” degli orari di apertura degli esercizi commerciali, datata 2011, abbiamo raccolto oltre 2 mila firme di addetti ai lavori (ripeto: commercianti ma anche dipendenti della grande distribuzione, costretti a subire una situazione altrettanto pesante) per chiedere alle amministrazioni locali (ossia Provincia e Comuni) di tornare ad essere protagonisti su questo fronte, al fianco dei lavoratori. Adottando ordinanze sul territorio che prevedano 3 chiusure domenicali al mese, al fine di tutelare la salute psicofisica dei lavoratori stessi, come sancito dalla Costituzione. Naturalmente prevedendo invece aperture ad hoc nei festivi in caso di iniziative, feste cittadine o rionali o quant’altro. Mi creda, quando il sindaco Rossa ha disposto per legge la chiusura di Natale e Capodanno ho percepito gioia vera tra i nostri iscritti, e a tratti persino commozione. E dobbiamo anche riconoscere l’impegno del presidente della Provincia, Paolo Filippi, che ha convocato sul tema un tavolo permanente dei sindaci capozona, per sensibilizzarli e per fare il punto della situazione, e pensare per il futuro a posizioni e scelte unitarie.

Ma questa grande distribuzione, dagli outlet agli ipermercati, è davvero il babau? Fanno così paura?
Credo che in realtà, in questa fase di forte crisi per tutti, anche loro stiano soffrendo, e siano ormai prossimi alla cannibalizzazione. Il punto, però, è prima di tutto legislativo. Al contrario di altre regioni, il Piemonte non si è mai dotato di una legge che disciplini l’attività degli outlet. Per cui ci ritroviamo di fronte ad una disparità di trattamento sotto tutti i punti di vista. Da un lato sul fronte delle aperture, appunto: perché è disumano pretendere che attività commerciali tradizionali stiano aperte 7 giorni su 7, tutto l’anno. Ma dall’altro lato, altrettanto grave c’è il problema delle vendite promozionali.

Lì cosa sta succedendo?
Succede che nelle grandi strutture denominate outlet le vendite promozionali sono, di fatto, consentite tutto l’anno. Mentre ad Alessandria, ad esempio, nelle scorse settimane gli addetti alla vigilanza (in maniera legittima, applicando la legge, sia chiaro: ma una legge che non è uguale per tutti) hanno elevato fior di contravvenzioni a chi aveva deciso di effettuare promozioni nei 30 giorni prima dell’inizio dei saldi, che partono come noto il 5 gennaio. Insomma, si applicano due pesi e due misure, a causa di una legislazione regionale carente. Abbiamo chiesto l’aiuto anche dei rappresentanti alessandrini in Regione Piemonte, vedremo se qualcosa finalmente si muoverà.

Proviamo a tracciare un identikit degli iscritti a Confesercenti: chi sono, e come “se la passano” in questo periodo?
La Confederazione italiana degli esercenti di attività commerciali, turistiche, e dei servizi è nata ad Alessandria nel 1971, in parallelo con la partenza della struttura nazionale. A fondarla fu un gruppo di ambulanti, benzinai, agenti di commercio, e ancora oggi commercianti e artigiani sono l’ossatura e la forza della nostra organizzazione. Non accettiamo, per precisa scelta strategica, iscritti della grande distribuzione, per ragioni facilmente intuibili da quanto già ci siamo detti. Come se la passano i nostri iscritti? I dati ufficiali delle chiusure del 2012 li avremo tra qualche settimana, ma è chiaro che il comparto soffre come e più di altri.

Ci sono, nonostante tutto, segnali di nuove aperture, in controtendenza?
Per fortuna sì: a volte si tratta di ragazzi alla prima esperienza lavorativa, altre volte di 40-50enni in fase di “riconversione”. A tutti noi cerchiamo di dare una mano in termini di consulenza, aiutandoli a predisporre un business plan, e a capire se si stanno indirizzando ad un comparto che, per quel preciso territorio, offre spazi significativi o meno. E’ vero che l’intuito e le capacità dei singoli possono poi fare la differenza, ma il mio consiglio è sempre quello di non trascurare quel che dicono i dati, le tendenze del mercato. Che poi si possono invertire, ma solo se si sanno leggere e interpretare.

Eppure voi al rilancio dei centri storici continuate a crederci…
Tantissimo, e in un’ottica non solo commerciale, ma di valorizzazione e integrazione sociale delle città. Lo vediamo ogni giorno cosa diventano le aree urbane abbandonate dal commercio: zone abbandonate al degrado e alla delinquenza, con intere vie buie, e il valore degli immobili che va a picco. Insomma, un danno per tutta la comunità, non certo solo per i commercianti.

Per questo è nato ProCom, consorzio che lei presiede da alcuni mesi?
Anche per questo. ProCom si sta rivelando sempre più uno straordinario motore di promozione e commercializzazione di prodotti del nostro territorio, attraverso fiere, mercatini, feste e mostre in tutti i centri della nostra provincia in primis, ma anche ad Asti e in diversi centri del nord Italia. Siamo un consorzio, di cui fanno parte Confesercenti di Alessandria e Asti, Confcooperative, Confagricoltura, Cia e numerosi commercianti ambulanti. Pensi a iniziative come Gagliaudo, San Baudolino, il salone del cioccolato e del biscotto, e tanti altri progetti. Noi li organizziamo e realizziamo completamente, a costo zero per le amministrazioni comunali di riferimento. E’ questa la strada per valorizzare la qualità dei nostri prodotti, del commercio come dell’artigianato e dell’agricoltura.

Manuela Ulandi non ha però un po’ nostalgia della politica? In fondo si è ritirata giovanissima, quando altri cominciano…
Per me politica significa impegno per il mio territorio, a partire da Alessandria, che è la città dove sono nata, dove vivo e che amo. E francamente mi pare che, con l’attività che sto svolgendo, cerco di dare un mio contributo “politico”, inteso come al servizio della polis, della collettività. Ritirata, poi, è parola grossa. Diciamo che, senza rinnegare le mie idee, mi sono presa una bella pausa di riflessione, in un momento peraltro di grande confusione generale. In futuro, vedremo.

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