La fila dei soldatini
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La Cittadella ieri. E oggi?

La Cittadella ieri. E oggi?

memoriALE – Attraverso la memoria anche i luoghi possono rivivere. Sentendo le parole della signora Delia, nell’intervista di memoriAle, il ricordo dei soldati della Cittadella in fila al freddo per ricevere la loro porzione di cibo, si rimane impressionati. Aggiungerei inspiegabilmente impressionati, dal momento che qualsiasi opera e manufatto umano vengono costruiti con una certa funzione e si presuppone che in una storica fortezza ci siano stati dei soldati.
Il problema è che per Alessandria la Cittadella è stato per troppo tempo un luogo prima chiuso, poi aperto, ma in stato di abbandono per mancanza di risorse necessarie alla manutenzione. La fortezza rimane lì, come un cane vecchio ed addormentato che ogni tanto guarda la città dall’altra sponda del fiume. Le imponenti mura continuano a svolgere la loro funzione, seppur in altro modo. Custodiscono una storia e delle storie che coinvolgono tutti, perché Alessandria è stata una città di eserciti ed anche ad essi è legata la sua evoluzione, e racchiudono edifici e costruzioni che si sono manifestati, negli ultimi anni, solo sporadicamente dando di se stessi un’immagine suggestiva e da cartolina, ma che non può bastare per legare un’intera comunità ad un bene così prezioso.
Credo che, in assenza al momento di ponti di altro tipo, la memoria possa essere un efficace punto di partenza per ripensare ad una Cittadella che, in qualche modo, possa continuare a rappresentare uno dei cuori della città e non un agglomerato di materiali in disfacimento che si osserva impotenti. Sapere che i luoghi sono stati vivi, per quanto possa sembrare banale, è ciò che spinge una comunità a custodirli e a non farli morire ed è anche ciò che spesso ad Alessandria si è dimenticato di fare.
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