Capra: “Amo i Grigi, ma devo pensare anche alle mie aziende”
Home

Capra: “Amo i Grigi, ma devo pensare anche alle mie aziende”

Da settimane è sotto i riflettori come azionista di maggioranza dell’Alessandria calcio: “serve un milione e mezzo di euro entro fine anno, ma non posso fare anche la parte degli altri”. Gianluigi Capra guida una piccola “holding” di famiglia, che opera tra edilizia, mercato immobiliare e alberghiero, sanità ed editoria. E ha affrontato la crisi puntando sulla diversificazione delle attività

Da settimane è sotto i riflettori come azionista di maggioranza dell?Alessandria calcio: ?serve un milione e mezzo di euro entro fine anno, ma non posso fare anche la parte degli altri?. Gianluigi Capra guida una piccola ?holding? di famiglia, che opera tra edilizia, mercato immobiliare e alberghiero, sanità ed editoria. E ha affrontato la crisi puntando sulla diversificazione delle attività

INTERVISTE – Capra ad Alessandria è un cognome che fa rima con imprenditoria da diverse generazioni. “Tutto è cominciato con il mio bisnonno, a Spinetta”, sottolinea Gianluigi Capra, oggi alla guida del gruppo di famiglia insieme alle sorelle Francesca e Marta, “e noi stiamo cercando di diversificare e crescere, nonostante la crisi non risparmi nessuno”. Ma nelle cronache quotidiane Gianluigi Capra è oggi, più ancora che il costruttore o l’immobiliarista, il socio di maggioranza dell’Alessandria calcio che, nonostante la vittoria di ieri con il Rimini, naviga in mari tempestosi. E, naturalmente, nell’affrontare con lui una conversazione a tutto campo, non si può che partire da lì.

Architetto, prima di tutto i Grigi, come attualità impone. Lei nei giorni scorsi ha lanciato una sorta di ultimatum: ora che succederà?
Sono in attesa, certo non troppo serena. L’emergenza è reale, ed io intendo far fronte agli impegni presi, ma non posso andare oltre. Parlandoci chiaro: se avessi voluto (e potuto) fare il presidente dei Grigi, rilevandoli al 100%, lo avrei fatto. Ho invece aderito, nel giugno del 2011, ad un progetto collettivo, di un gruppo di alessandrini perbene che decisero di salvare l’Alessandria calcio dal fallimento, dopo la disastrosa gestione Veltroni. Ma io ho il 57% delle quote, e se gli altri azionisti (Valerio Bonanno, Maurizio Pavignano e Gisella Villata, ndr), come pare, sono intenzionati a tirarsi indietro, e a non sborsare più un euro, non potrò che trarre le conseguenze del caso.

Ci vogliono 500 mila euro per saldare stipendi di settembre e ottobre e pendenze varie entro il 15 dicembre: conferma?
Diciamo che è necessario trovare, entro fine anno, circa un milione e mezzo di euro. E’ previsto naturalmente anche che ci siano introiti, soprattutto in forma di contributi della Lega Pro. Ma per ritardi vari quelle risorse realisticamente non saranno disponibili prima di marzo, credo. E comunque non basteranno a far fronte alle uscite.

A proposito: si è letto che sono appena arrivati 90 mila euro di sponsorizzazione dal gruppo Gavio…
(ride, ndr) Magari fosse così. Purtroppo non è vero.

Il rischio allora è che l’Alessandria calcio finisca in mano ad un liquidatore?
(sospira, ndr) Spero proprio di no, sono in attesa di segnali da parte degli altri soci, ma anche della città. Da solo, però, è assolutamente escluso che io possa continuare. Certo che se un anno e mezzo fa avessi previsto tutto questo….

Col calcio ad Alessandria si sono già “scottati” in tanti: imprenditori e anche politici. Lei, sinceramente, si è impegnato per passione, per interesse o che altro?
Mi sono impegnato perché credevo alla bontà del progetto e della proposta, e lo rifarei. Ma alle condizioni pattuite, e senza cambiare le carte in tavola. No, nessun interesse collaterale: anzi, volevamo proprio dire basta alla logica degli imprenditori d’assalto che attraverso al calcio sognano o si illudono di realizzare altri business. Già mio padre, alla fine degli anni Ottanta, fu al fianco di Amisano e di altri imprenditori locali, e quando mi hanno interpellato ho pensato fosse giusto fare la mia parte.

In questo anno e mezzo qualcosa non ha funzionato?
(sospira nuovamente, ndr) Mi consenta di essere diplomatico, sono giorni delicati. Diciamo che, dati alla mano, la stagione in corso dovrebbe costare a società come il Casale, o il Castiglione che è nelle primissime posizioni, circa 600-700 mila euro. A noi costerà sicuramente più di 2 milioni di euro. Mi sembra un parametro su cui riflettere.

Frutto di scelte di gestione “ereditate”?
Non solo, purtroppo. Ci sono casi di calciatori ingaggiati anche dopo il nostro ingresso in società, a costi stratosferici per la categoria, e per il momento storico. Io mi sono sempre opposto, ma hanno prevalso posizioni diverse. Oggi, però, arriva il conto.

Architetto, parliamo però anche del suo gruppo imprenditoriale: edilizia, agricoltura, attività immobiliari, e ultimamente anche editoria. Tutto made in Alessandria.
Sicuramente è l’attività di costruttori quella che ancora oggi ci contraddistingue. Da lì partì il nostro bisnonno, e noi stiamo cercando di crescere, diversificando. Siamo un gruppo ormai, piccolo ma solido e a gestione famigliare, e tale intendiamo rimanere. Abbiamo una quarantina di dipendenti, di cui 35 nell’edilizia, e nonostante la crisi siamo riusciti finora a non ricorrere a nessuna forma di ammortizzatore sociale, e men che meno a licenziamenti, naturalmente.

L’edilizia però è in seria difficoltà. Come fronteggiate questo “momentaccio”?
Abbiamo allargato moltissimo il nostro bacino di attività: l’edilizia è in forte sofferenza, e la nostra provincia ne risente in maniera particolare. Per fortuna la nostra esposizione con il comune di Alessandria è minima, ma purtroppo è tutto il territorio ad essere “fermo”. In maniera lungimirante noi ci siamo mossi per tempo, aggiudicandoci due importanti progetti edilizi a Milano, e puntando comunque anche sul resto del Piemonte, e della Liguria. E chiuderemo l’anno, come gruppo, con un fatturato intorno ai 10 milioni di euro.

Al di fuori del comparto costruzioni, che attività avete?
C’è la cascina Pederbona, alle porte di Alessandria, che è nostra dal 1973, e a cui siamo molto legati, a livello famigliare. Ma soprattutto, negli anni scorsi abbiamo investito nel settore immobiliare e alberghiero, dove tra l’altro siamo presenti come proprietari di due importanti realtà alessandrine: l’Hotel Buoi Rossi e l’Hotel Domus, affidati in gestione. E poi c’è la casa di riposo di Spinetta, intitolata a Gigi e Teresio Capra, che è una bella struttura, con 80 posti sempre al completo.

Ultimamente, oltre che al calcio, avete rivolto la vostra attenzione anche al mondo dell’editoria: come va Radio Alex?
E’ un progetto interessante, nato anche perché per noi la famiglia è davvero un valore di riferimento, e avendo nostro cugino Antonio Visca forti competenze nel mondo dei media, e della radiofonia in particolare, abbiamo deciso di provarci. Con un discreto investimento iniziale per l’acquisto delle frequenze, e un piano di rientro che sta comunque rispettando le attese. Anche qui, certamente, un elemento non irrilevante dell’operazione è rappresentato dal desiderio di fare la nostra parte, contribuendo a vivacizzare la società alessandrina, che può e deve reagire a questo clima di crisi e di sfiducia. Un po’ le stesse motivazioni che mi hanno avvicinato ai Grigi: nel caso della radio, non ho davvero nessun pentimento. Sul fronte calcistico, vedremo cosa succederà.

Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione