Micol des Gouges: “Un romanzo a 18 anni, che emozione: ma ora penso alla maturità!”
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Micol des Gouges: “Un romanzo a 18 anni, che emozione: ma ora penso alla maturità!”

Studentessa al classico Plana di Alessandria, la giovane scrittrice è in libreria con L’autunno di Montebuio, scritto a quattro mani con Danilo Arona. Ci racconta da dove nasce il suo “nom de plume”, com’è l’esperienza di scrittura a quattro mani e quali sono le sue aspirazioni future

Studentessa al classico Plana di Alessandria, la giovane scrittrice è in libreria con L?autunno di Montebuio, scritto a quattro mani con Danilo Arona. Ci racconta da dove nasce il suo ?nom de plume?, com?è l?esperienza di scrittura a quattro mani e quali sono le sue aspirazioni future

INTERVISTE – Pubblicare un romanzo a diciotto anni non è da tutti. Scriverlo poi a quattro mani con un maestro dell’horror-noir (e non solo) come Danilo Arona rappresenta davvero un bel potenziale trampolino di lancio. Micol des Gouges (nome vero, e cognome “d’arte”), liceale alessandrina, coautrice con Arona de L’autunno di Montebuio (in questi giorni in libreria, e già da un mese in vendita anche come e-book) affronta la sua prima intervista con sicurezza ma senza presunzione, e ci racconta come è nato il progetto, e come potrebbe ulteriormente svilupparsi.

Micol, partiamo dal nome così poco alessandrino?
Volentieri, così spiego il mistero: il nome proprio è mio, ma il cognome è una citazione. Possiamo evitare di pubblicare quello vero? Così creiamo suspence: comunque, Olympe de Gouges fu una grande donna, drammaturga negli anni della rivoluzione francese, simbolo di emancipazione e lotta per l’eguaglianza. Finì ghigliottinata, naturalmente, perché aveva osato criticare Robespierre. E’ una figura che mi ha affascinato sin da ragazzina, tanto che le dedicai uno dei miei primi racconti, scritto a 13 anni. Da lì l’idea di adottarla come “nom de plume”. In futuro vedremo.

Vocazione precoce la tua per la scrittura dunque: e l’incontro con Danilo Arona come è stato?
Precocissima: scrivere è la mia più grande passione e aspirazione da sempre, spero di poterne fare un mestiere, chissà. Danilo in realtà è un amico di famiglia, una figura più o meno sempre presente nei miei ricordi di bambina, e di adolescente. Quando ho scoperto via via i suoi libri, ho iniziato a fargli leggere quel che scrivevo, e scrivo. E l’idea della collaborazione su L’autunno di Montebuio è partita da lui: gliene sarò eternamente grata!

Com’è scrivere un romanzo a quattro mani? E per di più da esordiente, a fianco di uno scrittore molto più grande?
Prima di tutto sono partita dalla lettura dell’Estate di Montebuio naturalmente, ossia dal romanzo, uscito circa 3 anni fa, di cui L’autunno è una sorta di spin off. L’esigenza, da parte di Danilo, era di trovare una voce e una mente femminile in grado di calarsi nei panni di Lisetta, bambina di 10 anni (persona realmente vissuta e tuttora vivente, in realtà, ndr) che è tra i protagonisti della storia. Io quando abbiamo cominciato il lavoro anni ne avevo già 15 in realtà, ma mi sono calata con piacere nel personaggio. Arona aveva già impostato due capitoli, che io ho comunque potuto “riscrivere”, nelle parti dedicate appunto a Lisetta. Poi è stato un divenire piacevole: discutevamo della storia, dei suoi sviluppi. Ognuno scriveva la propria parte, arricchendola di particolari, e poi se necessario risistemandola in base alle osservazioni dell’altro. Ovviamente non nego di essermi lasciata ampiamente guidare e consigliare da Danilo e dalla sua esperienza. Ma ho cercato anche di metterci del mio.

L’autunno di Montebuio, come già L’estate, è ambientato in un paesino dell’entroterra genovese, che nella realtà si chiama Montemaggio di Savignone, novecento metri sopra Busalla. Ci sei stata?
No, confesso che devo ancora andarci, e prima o poi lo farò. Ma mi sono calata molto nelle descrizioni d’ambiente di Danilo, facendomi trasportare. La storia, lo ricordo, è ambientata nel 1962, e anche se non è un horror classico, la paura è senz’altro l’elemento dominante, la chiave di lettura.

Che tipo di paura?
Quella degli adulti dell’epoca, causata dall’emergenza dei missili di Cuba, filtrata attraverso i media di allora. E quella dei bambini, appunto, che trasfigurano le sensazioni che percepiscono nei grandi, le rielaborano a modo loro. E poi c’è la paura del soprannaturale, che emerge dalla natura circostante. Però credo di poter dire che si tratta di un romanzo per tutti: non solo per appassionati di horror insomma.

I tuoi amici e amiche hanno letto il libro?
No, nessuno per ora l’ha letto, a parte alcuni stralci che ho sottoposto nei mesi scorsi ad una cara amica. Però c’è parecchia attenzione attorno all’uscita del romanzo, e naturalmente incrocio le dita: la versione cartacea è già in prevendita da circa un mese sul sito di Nero Cafè, ma è l’arrivo delle copie in libreria, in questi giorni, ad emozionarmi di più. E presto verrà anche l’e-book!

E nel futuro di Micol des Gouges cosa c’è? Scriverai ancora a quattro mani con Danilo Arona?
Per ora ci siamo presi una pausa, ma io spero di sì: un’ipotesi di trilogia, o addirittura di “quattro stagioni” sulle storie di Montebuio in effetti c’è. Intanto vediamo come va questo libro, che sarà presentato ufficialmente il 29 novembre ad una rassegna noir di Roma, e che poi promuoveremo anche sul nostro territorio. Come Micol, ora sono impegnata con l’ultimo anno del liceo classico al Plana, qui ad Alessandria. E quasi certamente mi iscriverò a lettere moderne, guardando con attenzione anche all’esperienza di scuole come la Holden di Torino. Spero proprio che ci sia la scrittura nel mio futuro, insomma!

Evitando banalità sui “giovani d’oggi”, che idea hai, come diciottenne, di quanto sta succedendo ad Alessandria, e in Italia?
(sorride, ndr) Eh, la domandona finale! Posso dire che, nei miei coetanei, percepisco tanta disillusione, forse anche troppa. Ognuno di noi sogna di andare all’università altrove, e di realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni non sappiamo bene dove, ma certo non qui. L’immagine di Alessandria oggi è davvero negativa, inutile negarlo. Poi a saperle cercare ci sono anche iniziative lodevoli per chi vuole impegnarsi, come il Progetto Giovani che sta per partire qui nella palazzina di Cultura e Sviluppo, dove ci troviamo ora. Io mi sono iscritta, e spero sia utile frequentarlo. Il contesto cittadino però è deprimente, a partire dalla politica. Ma, sinceramente, a me passione e determinazione non mancano, per fortuna!

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