Demarte: “Di Pietro sotto attacco, come successe a me!”
Attore per beneficenza, ma anche impegnato nel processo di rilancio dellIdv, Enzo Demarte vede una similitudine tra le accuse rivolte al fondatore del suo partito e quelle (dimostratesi del tutto infondate) che videro scatenarsi la bufera in merito alla vicenda della collina di Valle S. Bartolomeo. Ma guardiamo avanti, e diamo un segnale di speranza agli alessandrini
Attore per beneficenza, ma anche impegnato nel processo di rilancio dellIdv, Enzo Demarte vede una similitudine tra le accuse rivolte al fondatore del suo partito e quelle (dimostratesi del tutto infondate) che videro scatenarsi la bufera in merito alla vicenda della collina di Valle S. Bartolomeo. Ma guardiamo avanti, e diamo un segnale di speranza agli alessandrini

(sospira, ndr) Guardi, succede a livello nazionale quel che è successo un anno e mezzo fa ad Alessandria, e l’ho anche scritto nei giorni scorsi ad Antonio Di Pietro in una lettera privata (che ci mostra). Tutti credo ricordino gli eventi di casa nostra: un servizio di Report di fatto ci accostava alla mafia. Per mesi abbiamo ribadito la nostra più totale estraneità: quei giornalisti erano in malafede, o semplicemente incompetenti. Nelle scorse settimane è emerso che si trattava di una tragica montatura, voluta da un esponente all’epoca iscritto all’Idv (l’ex consigliere comunale Paolo Bellotti evidentemente, ma Demarte non lo cita, ndr).
Oggi a Roma secondo lei la scena si ripete?
Secondo me sì: c’è la stessa ricerca, un po’ morbosa, dello scoop ad ogni costo: magari costruito ad arte. Anche se, sia chiaro, io ho manifestato a Di Pietro e ai vertici piemontesi dell’Idv la convinzione che sia più che mai necessario un congresso nazionale, e l’uscita da una dimensione troppo leaderistica del partito. Quando, quattro anni fa, mi sono iscritto all’Italia dei Valori l’ho fatto perché mi pareva un soggetto politico in cui persone provenienti da diverse esperienze politiche avrebbero potuto costruire un tratto di strada comune in una prospettiva di democrazia, libertà e legalità.
Lei quindi comprende la posizione di Massimo Donadi, fino a pochi giorni fa capogruppo Idv alla Camera e ora nel Gruppo Misto?
Diciamo che apprezzo Donadi, so che è persona seria e perbene, e auspico davvero che lui, e altri che lo hanno seguito, possano ripensarci, e tornare a dare un contributo importante dentro il partito.
Come è diplomatico Demarte: e con Giancarlo Cattaneo come va? Il suo capogruppo a Palazzo
Su Valle S. Bartolomeo (e sulle insinuazioni mai dimostrate di un legame tra quella vicenda e l’altra legata al processo ‘ndrangheta) lei, e anche Cattaneo, siete vincitori su tutta la linea…
Non è questione di essere vincitori: è semplicemente emerso che si trattava di un cumulo di fandonie, di illazioni senza fondamento. Mi spiace un po’, guardi, per i 5 Stelle, e anche per il comitato di Valle: tutte persone in buona fede, non lo metto in dubbio, che si sono fatti incantare da certe sirene, che alla prova dei fatti si è visto che credibilità hanno.
La vicenda processuale tra lei e Bellotti è conclusa? Perché non finirla con una bella stretta di mano, a questo punto?
(sorride, ndr) La vicenda processuale è stata rinviata al 2013, e gli elementi emersi in questi mesi mi auguro possano servire a fare ulteriore chiarezza. La vicenda umana si è conclusa da tempo, nel senso che da quando Bellotti è uscito dall’Idv non ci siamo mai più parlati. Io sono cattolico, conosco il valore del perdono: però il primo passo, nel caso, non devo certo farlo io!
Demarte, secondo qualche opinionista Grillo ha inventato un’Italia dei Valori 2.0, che alle prossime elezioni “pescherà” a piene mani nel vostro elettorato di un tempo: l’Idv sarebbe roba vecchia insomma…
Io non lo credo assolutamente, e lo dimostreremo coi fatti. Sa come faccio politica io? Vado casa per casa, guardo la gente in faccia, ascolto quali sono i problemi delle persone, i loro sfoghi. Prima magari mi offrono due spaghetti, o un bicchiere di vino, e poi ci si confronta. Altro che sondaggi, altro che Internet, che pure è strumento importante. Io credo che fare politica tra la gente sia l’unico modo per 
Parliamo di Palazzo Rosso: a quanto pare, da gennaio, arriveranno da Roma risorse importanti, anche se non ancora quantificabili. Non c’è il rischio che qualcuno pensi: pericolo scampato, tutto torna come prima?
Non credo succederà, sarebbe assurdo. Quel che noi critichiamo, di questi primi mesi di gestione del centro sinistra, è che è mancato un coinvolgimento vero di tutte le parti sociali (commercianti, artigiani, sindacati, industriali, associazioni, cooperative ecc) attorno ad un tavolo di crisi: per presentare ai lavoratori del comune e delle partecipate, ma anche a tutti i cittadini, un piano di riorganizzazione serio. La priorità assoluta è la tutela delle persone che con lo stipendio ci pagano il mutuo, ci sfamano i figli. Bisogna rendersi conto che siamo in emergenza, e tutti dobbiamo dare una mano. Le garantisco: così come faccio beneficenza, altrettanto mi attiverei di persona se mi dicessero: Enzo, domattina fai parte del gruppo di volontari che devono vuotare i cassonetti, o pulire una certa strada! Però per dare un futuro ad Alessandria bisogna fare anche altro….
Ossia?
Creare occupazione, stimolare i privati a fare, ad investire senza paura. Per ridare speranza a tutta la comunità alessandrina: senza quella, non si va da nessuna parte. Alcuni esempi? L’area dell’ex zuccherificio va finalmente recuperata, basta con l’immobilismo: e mettiamo come clausola che dovranno lavorare ditte alessandrine. Così come mi auguro che quel nuovo obbrobrio, ossia le arcate del Palazzo dell’Edilizia mollate lì a metà dell’opera, non diventino un nuovo simbolo dell’inefficienza alessandrina: è un progetto privato, ma che facciano qualcosa!
Poi c’è la vicenda ponte….
Io direi ponti, al plurale. Perché guardi che il secondo ponte sul fiume Bormida è più necessario del Meier, per come la vedo io. La Fraschetta è area essenziale del Comune di Alessandria, con i suoi insediamenti industriali genera lavoro e risorse anche per Palazzo Rosso: eppure la si considera poco. E c’era già anche un progetto, con un accordo con Coop7: perché non provare a recuperarlo?
Invece sul Meier, o nuovo Cittadella, che pensa?
Penso che Fabbio passerà alla storia della città, fra le altre cose, come il sindaco che ha abbattuto lo storico Cittadella. Quando tutto sommato bastava un’adeguata manutenzione dell’alveo del fiume, come quella che hanno sempre fatto i contadini fino agli anni Ottanta: io sono arrivato ad Alessandria nel 1972, e me li ricordo benissimo. Facevano la legna per l’inverno, e al contempo tenevano interi tratti puliti, in ordine. Quel ponte, poi, era complementare alla Cittadella, che è stata ferita dalla sua demolizione. Per questo il nuovo ponte ormai va ricostruito: e speriamo di riuscirci in questo mandato, come da tempistica annunciata dal sindaco Rossa.
Che rapporto ha l’Idv con il territorio provinciale, al di là del capoluogo?
Siamo presenti ovunque con nostre sedi, e con portavoce cittadini che diventeranno coordinatori dopo il congresso. Mi faccia citare, se possibile sia Ronchetti a Tortona, che Moncalvo a Novi, Simona Grattarola ad Acqui, Jury Dinucci e Gabriele Farello a Casale: oltre naturalmente al coordinatore
Demarte, da consigliere provinciale che giudizio dà della riforma in corso, che porterà alla nascita di un’unica Provincia Alessandria Asti?
Da militante di partito, mi sono sempre adeguato alle scelte dell’Idv, che in questo caso però non coincidono con la mia opinione personale. Io le province le terrei così come sono, ricordando che dalla loro razionalizzazione, peraltro, arriveranno risparmi modesti, e tantissima incertezza. Piuttosto avrei chiuso, o molto ridimensionato, le regioni: che sono un centro di spesa enorme, e lontane dal territorio e dalle sue esigenze. Pensiamo ai cento e oltre comuni della Provincia di Asti, che d’ora in poi dovranno fare riferimento a Palazzo Ghilini: non mi si dica che per loro sarà la stessa cosa! E soprattutto pensiamo a tutti i piccoli comuni del nostro territorio che, per certi settori di attività, dovranno dialogare direttamente con Torino: no, non va bene, su questo punto purtroppo dissento dal mio partito. Anche se, da buon soldato, mi sono adeguato.