Unicoop: “non siamo Calimero, e cresciamo nonostante la crisi”
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Unicoop: “non siamo Calimero, e cresciamo nonostante la crisi”

110 cooperative aderenti in provincia, per un totale di circa 1.500 lavoratori. Realtà solide, e anche qualche criticità, come l’applicazione del contratto Unci e la questione delle cooperative artigiane. Ma il presidente provinciale di Unicoop Alfredo Di Meo precisa: “il far west è altrove, e le mele marce ci sono ovunque”

110 cooperative aderenti in provincia, per un totale di circa 1.500 lavoratori. Realtà solide, e anche qualche criticità, come l?applicazione del contratto Unci e la questione delle cooperative artigiane. Ma il presidente provinciale di Unicoop Alfredo Di Meo precisa: ?il far west è altrove, e le mele marce ci sono ovunque?

ALESSANDRIA – “A livello nazionale siamo partiti nel 2001, e in provincia di Alessandria siamo operativi dal 2004: ebbene, oggi abbiamo 110 cooperative aderenti, che danno occupazione a circa 1.500 lavoratori. E, nonostante la crisi, cresciamo: eppure sembra che ci si accorga noi solo se qualche associato commette qualche illecito. Il che qualche volta succede, ma esattamente come per i soci delle cooperative rosse, o bianche”. Alfredo Di Meo è (oltre che presidente della Centrale del Latte di Alessandria e Asti) il presidente provinciale di Unicoop: le cooperative “nere”, se volessimo ragionare con la logica della connotazione politica un po’ d’antan: “diciamo pure di destra, con un’ispirazione politica, certo, ma anche qui esattamente come il resto del sistema cooperativo”. Più che la sindrome di Calimero, nell’analisi di Di Meo emerge la volontà di sottolineare che “i nostri associati operano nei settori più diversi del mercato, e sono sia cooperative di produzione e lavoro, che sociali: pulizia, facchinaggio, edilizia, logistica, gestione case di riposo sono solo alcuni dei settori più significativi. Ma c’è persino l’editoria, con il settimanale diocesano di Alessandria”. Naturalmente non mancano le difficoltà, “soprattutto per chi ha crediti nei confronti della pubblica amministrazione, di questi tempi”, ma secondo Di Meo la “formula” del lavoro cooperativo è una delle strade su cui è necessario investire per cercare di uscire dalla crisi, “naturalmente nell’applicazione rigorosa dei contratti di categoria, e nel rispetto di tutte le normative vigenti”. E questo è uno dei punti critici: sia Legacoop che Confcooperative hanno spesso sottolineato che esiste nel settore, al di fuori dell’ambito di controllo diretto delle loro associazioni, se non il far west, comunque una “zona grigia”, in cui in maniera non così rara si fa ricorso a contratti fortemente criticati come il cosiddetto Unci, e comunque a formule e percorsi che spesso trasformano davvero i lavoratori delle cooperative in categorie penalizzate, di serie B o C sul fronte delle retribuzioni e dei diritti. Alfredo Di Meo, però, non ci sta a stilare una classifica delle associazioni “migliori”, o di quelle più deboli e permissive. “Va detto prima di tutto – sottolinea – che, a differenza di altri centrali cooperative, Unicoop non gestisce le singole cooperative, ma si occupa esclusivamente di assistenza sindacale. Quanto al contratto Unci (che è a sua volta una centrale cooperativa, costituita molti anni fa dall’onorevole Donat-Cattin), non è vero che sia fuorilegge. E’ un contratto con tariffe retributive certamente un po’ più basse, ma che mi risulta applicato, nella nostra provincia, anche da cooperative iscritte alle centrali più rappresentative. Per quanto ci riguarda, noi lasciamo libera scelta ai nostri associati”.

Altro elemento oggetto di forte contesa sono le cooperative artigiane. Nei mesi scorsi gli ispettori Inps e Inail hanno portato alla luce, su quel fronte, numerose irregolarità, ma anche su questo punto Di Meo non ha tentennamenti: “le cooperative artigiane sono una leva essenziale per lo sviluppo, e non sono certo solo una nostra prerogativa, anche se in effetti fra i i nostri associati le realtà di questo tipo sono una quarantina. Ma segnalo, ad esempio, che la Regione Piemonte ha istituito una commissione alla quale partecipano Confcooperative, Legacoop, Unicoop, Agci e Unci, mentre in Liguria è proprio Confcooperative, al fianco di Confartigianato, a spingere sull’acceleratore in questa direzione”. Come a dire, insomma, che la questione è prioritaria per tutto il comparto, e che le cooperative artigiane (i cui soci si pagano appunto da soli i contributi previdenziali, come singoli artigiani, e con una serie di agevolazioni fiscali) rappresentano una risorsa su cui puntare sempre più, dentro e fuori Unicoop.

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