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Piercarlo Bocchio: “torniamo al porta a porta”
Il direttore generale Aral Piercarlo Bocchio invita al ritorno al porta a porta con tariffa puntuale. L'ex discarica di Castelceriolo, oggi impianto di lavorazione, necessita di investimenti a tutela dell'ambiente e per creare redditività. Manca 1 milione di euro per completare la chiusura del capannone dove si lavora il compost, responsabile del cattivo odore. Entro sei mesi completata invece la bonifica
Il direttore generale Aral Piercarlo Bocchio invita al ritorno al porta a porta ?con tariffa puntuale?. L'ex discarica di Castelceriolo, oggi impianto di lavorazione, necessita di investimenti a tutela dell'ambiente e per creare redditività. Manca 1 milione di euro per completare la chiusura del capannone dove si lavora il compost, responsabile del cattivo odore. Entro sei mesi completata invece la bonifica
ALESSANDRIA – Tra i dati e le cifre fornite ieri dal direttore generale Aral, Piercarlo Bocchio (nella foto), ai membri della commissione ambiente, presieduta da Claudio Lombardi, un fatto emerge con forza: “mancano le risorse per poter fare investimenti strutturali” e garantire non solo una migliore tutela ambientale e dei cittadini di Castelceriolo, ma anche una futura “redditività” dell’impianto.
Bocchio fa presente come “negli ultimi tre anni abbiamo chiuso il bilancio in utile, nell’ordine di un centinaio di migliaia di euro ma, rispetto al deficit di un milione e mezzo precedente, è già un miracolo”. Per fare il salto di qualità, occorrerebbero però investimenti per qualche milione di euro e, con i tempi che corrono, inutile dire che sarà difficile.
Un milione di euro sarebbe sufficiente per completare la chiusura dei capannone dove oggi vengono l
Bocchio fa presente come “negli ultimi tre anni abbiamo chiuso il bilancio in utile, nell’ordine di un centinaio di migliaia di euro ma, rispetto al deficit di un milione e mezzo precedente, è già un miracolo”. Per fare il salto di qualità, occorrerebbero però investimenti per qualche milione di euro e, con i tempi che corrono, inutile dire che sarà difficile.
Un milione di euro sarebbe sufficiente per completare la chiusura dei capannone dove oggi vengono l
avorati i rifiuti organici per essere trasformati in compost. “Un intervento che potrebbe migliorare la situazione odori con l’applicazione di filtri”, spiega Bocchio sollecitato sia dai commissari, sia dal comitato di residenti di Castelceriolo, presenti alla seduta che si è svolta negli impianti Aral.
“Sarà il primo intervento che faremo nel momento in cui saranno recuperate risorse”, promette il direttore. Quest’anno c’è da terminare la bonifica di falde e terreno, inquinati a causa della rottura dei teloni per un conferimento straordinario di rifiuti avvenuto subito dopo l’alluvione. “Arrivarono tutti insieme circa 1 milione di metri cubi di rifiuti di qualunque genere e i teloni non ressero. In questi anni abbiamo fatto interventi graduali di bonifica con la sostituzione graduale dei teloni”. Sono risultate inquinate le falde sottostanti il perimetro degli impianti, monitorate costantemente da una serie di pozzi: “la situazione è in costante miglioramento”, assicura Bocchio. Ma ancora non basta.
Uno dei residenti dice di aver fatto analizzare l’acqua dei suoi pozzi: “quello che pesca a 17 metri profondità presenta inquinamento batteriologico, quello più superficiale da nitrati”. Ma lamenta soprattutto il fatto che “la comunità di Castelceriolo ha già subito troppo e continua a pagare un prezzo troppo alto”.
La copertura dei capannoni andrebbe nella direzione di un miglioramento delle condizioni ambientali. Ancora di più la realizzazione di un biodigestore che avrebbe anche il vantaggio di produrre energia. Ma il questo caso “l’investimento necessario sarebbe di 7 o 8 milioni euro”. E non sono certo noccioline.
Un ulteriore passo avanti sarebbe la realizzazione di un impianto per la selezione della plastica proveniente dalla raccolta differenziata: “ce ne sono solo due in tutto il Piemonte e nessuna il Liguria. Il mercato c’è sicuramente”, spiega Bocchio. Nelle casse di Aral arriverebbero freschi freschi 130 euro a tonnellata dal Co.Re.Co, consorzio per il recupero della plastica. E altri 145 per ogni tonnellata di plastica ricevuta. Ma occorre trovare prima quel milione di euro.
Qui si innesta il discorso sul ritorno al porta a porta: “ormai il prezzo per il conferimento dei rifiuto si è praticamente dimezzato, perchè è diminuita la produzione (comuni e ditte private ‘pagano’ Aral ogni qualvolta portano rifiuti in discarica, ndr). C’è anche un discorso di qualità del rifiuto. Senza differenziazione c’è meno qualità e possibilità di riciclo. Nei comuni del bacino in cui il porta a porta è applicato raggiungiamo percentuali di differenziata che arrivano alla soglia prevista per legge del 65%; ad Alessandria la percentuale è attorno al 47% e si sta lentamente abbassando. Io non ho mai fatto mistero di aver più volte, negli ultimi anni e con le ultime amministrazioni, suggerito un sistema porta a porta con tariffa puntuale, che vada cioè a premiare il cittadino che differenzia. Chi differenzia di più paga meno in tasse. Semplice. I sistemi ci sono e non costano neppure troppo. Ci vuole la volontà politica”.
“Sarà il primo intervento che faremo nel momento in cui saranno recuperate risorse”, promette il direttore. Quest’anno c’è da terminare la bonifica di falde e terreno, inquinati a causa della rottura dei teloni per un conferimento straordinario di rifiuti avvenuto subito dopo l’alluvione. “Arrivarono tutti insieme circa 1 milione di metri cubi di rifiuti di qualunque genere e i teloni non ressero. In questi anni abbiamo fatto interventi graduali di bonifica con la sostituzione graduale dei teloni”. Sono risultate inquinate le falde sottostanti il perimetro degli impianti, monitorate costantemente da una serie di pozzi: “la situazione è in costante miglioramento”, assicura Bocchio. Ma ancora non basta.
Uno dei residenti dice di aver fatto analizzare l’acqua dei suoi pozzi: “quello che pesca a 17 metri profondità presenta inquinamento batteriologico, quello più superficiale da nitrati”. Ma lamenta soprattutto il fatto che “la comunità di Castelceriolo ha già subito troppo e continua a pagare un prezzo troppo alto”.
La copertura dei capannoni andrebbe nella direzione di un miglioramento delle condizioni ambientali. Ancora di più la realizzazione di un biodigestore che avrebbe anche il vantaggio di produrre energia. Ma il questo caso “l’investimento necessario sarebbe di 7 o 8 milioni euro”. E non sono certo noccioline.
Un ulteriore passo avanti sarebbe la realizzazione di un impianto per la selezione della plastica proveniente dalla raccolta differenziata: “ce ne sono solo due in tutto il Piemonte e nessuna il Liguria. Il mercato c’è sicuramente”, spiega Bocchio. Nelle casse di Aral arriverebbero freschi freschi 130 euro a tonnellata dal Co.Re.Co, consorzio per il recupero della plastica. E altri 145 per ogni tonnellata di plastica ricevuta. Ma occorre trovare prima quel milione di euro.
Qui si innesta il discorso sul ritorno al porta a porta: “ormai il prezzo per il conferimento dei rifiuto si è praticamente dimezzato, perchè è diminuita la produzione (comuni e ditte private ‘pagano’ Aral ogni qualvolta portano rifiuti in discarica, ndr). C’è anche un discorso di qualità del rifiuto. Senza differenziazione c’è meno qualità e possibilità di riciclo. Nei comuni del bacino in cui il porta a porta è applicato raggiungiamo percentuali di differenziata che arrivano alla soglia prevista per legge del 65%; ad Alessandria la percentuale è attorno al 47% e si sta lentamente abbassando. Io non ho mai fatto mistero di aver più volte, negli ultimi anni e con le ultime amministrazioni, suggerito un sistema porta a porta con tariffa puntuale, che vada cioè a premiare il cittadino che differenzia. Chi differenzia di più paga meno in tasse. Semplice. I sistemi ci sono e non costano neppure troppo. Ci vuole la volontà politica”.
Sul punto non sembra essere del tutto d’accordo il presidente Fulvio Cellerino che sul porta a porta nutrirebbe qualche dubbio ma concorda con Bocchio sulla necessità di fare investimenti per garantire una redditività all’impianto.