Alessandria, l’abisso o la scossa
Dopo declassamento della stazione, chiusura del teatro, eliminazione della cassa di risparmio, affossamento della logistica ora il governo ha tolto Alessandria dal decreto legge per i comuni in dissesto. Chissà che non sia la volta buona che la città si sveglia
Dopo declassamento della stazione, chiusura del teatro, eliminazione della cassa di risparmio, affossamento della logistica ora il governo ha tolto Alessandria dal decreto legge per i comuni in dissesto. Chissà che non sia la volta buona che la città si sveglia
Il governo avrebbe deciso che Alessandria, già morta, è solo da seppellire; in nome di una regola che detta norma funebre per chi, seguendo il dettato alla resa incondizionata della corte dei conti, ha dichiarato il dissesto formale, in nome di tale regola appunto, non c’è stato appello: nessun aiuto! Inutile richiamare o applicare per traslato citazioni evangeliche, ma sul serio la legge applicata senza criterio e discernimento è la morte e, laicamente è la morte della ragione.
Ed allora ripeto: chissà che non sia la volta buona! Una scossa a duemila volt o produce morte o risveglia dal sonno e dal torpore di decenni.
Sia chiaro: allo stato, non possiamo prendercela con la giunta, non possiamo prendercela col ministro alessandrino che deve aver condotto una contesa, per il momento soccombente, di fronte alla resistenza invereconda dei ministri economici: forse, dal momento che l’aveva vinta sulla questione di alcune strutture ospedaliere, era venuto il momento di fargliela vedere. Tanto che ad alcuno (non a noi per carità) può venire il comprensibile sospetto che se si aiuta, per cifre ben più consistenti di quelle necessarie ad Alessandria per salvar baracca, alcune zone del Sud, si pensa e spera che la lega ritenti il balzo.
Sarà sul serio la volta buona, a fronte di un governo che dopo aver salvato la baracca e ripreso un buon prestigio internazionale, ha dimostrato troppe volte una scarsa sensibilità sociale?
Alcuni parlamentari cittadini o della provincia hanno già annunciato che voteranno la sfiducia al governo: nulla di più facile e nulla di più inutile, almeno sul piano pratico. Poi se si vuol salvar bandiera, potrebbe anche servire.
Il fatto è che qui mancano i luoghi della scossa salutare, perché l’indignazione dei media e le nostre povere parole di provinciali non servono a nulla o poco più. Mancano i luoghi della fisiologica presenza dei cittadini che sappiano opporre alla cecità delle sole regole i ragionamenti ed i dibattiti della politica, altrimenti le nostre recriminazioni cadono nel vuoto. Mancano insomma i partiti politici per organizzare la legittima opposizione. Certo l’assenza è a livello nazionale, ma con le manfrine che ci stanno riservando i nostri leader, c’è poco da sperare e molto da disperare. Forse dalla periferia, forse dai capoluoghi di provincia feriti, alla lettera, nella carne dei cittadini si potrebbe ricostruire. Allora anche i parlamentari del territorio potranno concedere fiducia o ritirarla al governo in carica perchè sanno di rispondere ad una domanda, pur rispettando le norme costituzionali che non pongono vincoli di mandato.
E mentre speriamo, nell’attesa di un emendamento alle norme che ci riguardano in modo tanto regolare quanto irrazionale, di non morire cantando, ridiamoci un po’ sopra, leggendo delle lagnanze di un politico (?) che si piange addosso perché con 8000 (ottomila!) euro al mese non riuscirebbe a campare. Ma noi siamo comprensivi: per chi si abitua a pasteggiare con ostriche e champagne, potrebbero sul serio costituire una cifra inadeguata!