Storie di donne e di mafia, Alessandria ascolta
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Storie di donne e di mafia, Alessandria ascolta

Quando le donne lottano contro la mafia: un viaggio-racconto fatto di testimonianze e di frasi scolpite nella memoria la mostra “Donn&mafie, Donne che hanno scelto l’impegno contro le mafie”, inaugurata domenica da un ospite d’eccezione, il procuratore Capo di Torino Gian Carlo Caselli.

Quando le donne lottano contro la mafia: un viaggio-racconto fatto di testimonianze e di frasi scolpite nella memoria la mostra ?Donn&mafie, Donne che hanno scelto l?impegno contro le mafie?, inaugurata domenica da un ospite d?eccezione, il procuratore Capo di Torino Gian Carlo Caselli.

Quando le donne lottano contro la mafia: è un viaggio-racconto fatto di testimonianze e di frasi scolpite nella memoria la mostra “Donn&mafie, Donne che hanno scelto l’impegno contro le mafie”, ospitata presso la galleria “Carlo Carrà” di Palazzo Guasco ad Alessandria e inaugurata domenica 23 settembre alla presenza di un ospite d’eccezione, il Procuratore Capo di Torino Gian Carlo Caselli.
Curata da Rita Margaira e da Laura Noce, promossa dall’assessorato alle Pari Opportunità e alla Cultura della Provincia di Alessandria e dall’associazione Libera presidio “Anna Pace” Alessandria, con il patrocinio del Miur – Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, la mostra si propone di far conoscere il lato femminile della mafia, parlando di donne che, in contesti e in ruoli diversi, sono state coinvolte nella lotta contro la criminalità organizzata.
Alla conferenza di apertura un pubblico numeroso, composto anche da tanti giovani, ha accolto il procuratore Caselli che si è detto onorato di tornare nella sua città d’origine e di inaugurare una mostra capace di portare in primo piano le donne, considerate figure subalterne nel mondo tutto maschile della mafia. Un mondo privo di ideologie, interessato solo ai soldi e al potere in cui, tuttavia, il ruolo delle donne è storicamente cresciuto: già agli inizi del ‘900 si ha notizia di donne addette alla riscossione del pizzo, alla custodia di denaro sporco e poi coinvolte in processi di mafia. L’ “arcipelago delle donne di mafia” ha spiegato Caselli, è variegato: sono mafiose di nascita o lo diventano per matrimonio, sono fedeli, discrete e spesso ostentatamente religiose, capaci di coniugare in maniera agghiacciante cristianesimo e criminalità. È il caso di Antonietta Brusca – madre di quel Giovanni coinvolto nell’omicidio Falcone – che si vantava di educare i figli al timore di Dio. Ma ci sono anche le pentite come Filippa Inzerillo, vedova di Salvatore, che fece un appello alle donne mafiose perché si ribellassero. E ci sono le madri coraggio come Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato, o le “sindachesse” della Locride dei giorni nostri. La Carovana antimafie, ha concluso Caselli, è uno strumento di comunicazione efficace perché arriva dritto alle persone, a quella società che deve combattere in prima linea tutte le mafie.
Molte erano le autorità politiche e istituzionali presenti all’evento. Tra queste, il sindaco di Alessandria, Maria Rita Rossa, che ha ricordato come la mafia sia oggi largamente diffusa anche nelle pubbliche amministrazioni. Per questo, a livello istituzionale vanno ricercate trasparenza e onestà e, a livello di cittadinanza, proprio questa mostra sollecita tutti a rispondere a quell’“imperativo morale” di onestà, verità e giustizia. Più subdola della mafia che uccide è quella che gestisce gli appalti anche secondo il presidente della Provincia di Alessandria, Paolo Filippi, che ha sottolineato l’importanza di sensibilizzare i cittadini e ha elogiato l’impegno in questo senso di associazioni come “Libera”.
Di azione istituzionale ha parlato anche il prefetto Romilda Tafuri, in procinto di partire per Roma alla volta di un incontro nazionale dei prefetti con il ministro Cancellieri proprio sul tema mafia e corruzione. Una delle nuove strategie messa in atto dalle istituzioni, ha spiegato il prefetto, è l’aggressione dei capitali mafiosi, diffusi anche sul territorio internazionale. Le donne di cui parla il percorso espositivo, “in contesti diversi hanno alzato la testa, anche a costo della vita”. Ma pur nella drammaticità delle storie che racconta, secondo il prefetto questa mostra è un segnale positivo di riscatto, un atto di coraggio a difesa della propria terra, “come una madre che difende il proprio figlio”.
Sono proprio le donne, spesso relegate al ruolo di “angeli silenti” del focolare domestico, che sanno trasformarsi in strenue combattenti per difendere la famiglia, ha detto l’assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Alessandria, Maria Grazia Morando. Citando poi Giovanni Falcone (“la mafia è un fenomeno umano che ha avuto un’origine, uno sviluppo e avrà una fine”), l’assessore ha sottolineato il ruolo chiave delle donne nella lotta alla mafia, perché portano una scia di trasparenza e di solidarietà in territori ritenuti senza speranza. E di speranza per il futuro ha parlato Giulio Noce, dell’associazione Libera Presidio “Anna Pace” Alessandria, sottolineando che i destinatari della mostra sono soprattutto i giovani, fondamentali nell’organizzazione dell’evento. Per loro è utile questa mostra, ha aggiunto il questore di Alessandria Filippo Dispenza, perché essa si pone nell’ottica della formazione alla legalità che non va imposta ma proposta come percorso educativo.
Ai giovani hanno poi dato voce Piero Ferrante (ufficio stampa Carovana Antimafie) e Salvatore Di Giorgio di Arci Puglia che hanno spiegato come siano riusciti a portare in strada quelle persone “nascoste dietro le tende di casa”. Sono proprio i cittadini la vera forza contro il sistema mafioso: non a caso il titolo della carovana quest’anno è “Fare società” perché le istituzioni da sole non bastano a contrastare la mafia. Per loro, un esempio di lotta al femminile è Rosa Lidia Di Fiore che si ribellò alla guerra tra due famiglie mafiose del Gargano, i Tarantino e i Ciavarella. Al procuratore Caselli i ragazzi hanno poi regalato il dvd “Le facce dell’antimafia” girato l’anno scorso in Sicilia. Quest’anno la Carovana uscirà dall’Italia, per fare tappa anche in Francia e in Tunisia, concludendo il suo viaggio l’ 11 ottobre in Sicilia.
E poi è arrivato il momento di visitare la mostra: all’ingresso vi accolgono le sagome di due donne che incarnano due risposte antitetiche alla mafia. Una è Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato, che ha scelto la ribellione e dopo l’omicidio del figlio riuscì a farne condannare i mandanti. È celebre la sua frase ai giovani: “Tenete alta la testa e la schiena diritta”. L’altra è Giovanna Cannova, madre di Rita Atria, che invece ha scelto il rinnegamento di quella figlia che aveva incontrato Paolo Borsellino e aveva deciso di denunciare il sistema mafioso del suo paese. Un rinnegamento che continuò anche dopo la morte di Rita, con un gesto scioccante: nel giorno dedicato ai defunti, la madre colpì a martellate la foto della figlia sulla tomba.
La mostra è un racconto tutto da scoprire, diviso in Dal dolore all’impegno (madri, mogli, figlie, sorelle di vittime di mafia), Dal silenzio alla parola (scrittrici, fotografe, poliziotte, magistrate come Ilda Boccassini, imprenditrici che non si sono piegate alla mafia), Da complici a protagoniste (il ruolo delle donne nelle famiglie mafiose),Dalla rassegnazione alla partecipazione (le associazioni antimafia). Conclude il percorso un piccolo glossario della mafia che spiega l’origine e l’uso di termini tipici del linguaggio criminale.
Ma la mostra va oltre lo spazio espositivo, con eventi e dibattiti sul tema mafia. Tre appuntamenti si terranno presso l’associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria: venerdì 28 settembre alle 18 La ‘ndrangheta. Amministratrici a confronto, martedì 2 ottobre alle 21 Gabriella Ebano, “Felicia e le sue sorelle. Dal secondo dopoguerra alle stragi del ’92-93: venti storie di donne contro la mafia”, martedì 9 ottobre alle 17,30 Il progetto “Rinascita” della Cascina Graziella di Moncalvo d’Asti, in memoria di Graziella Campagna, mentre l’ultimo sarà ospitato nel Salone d’ onore dell’ Ala del Principe di Palazzo Guasco (Via dei Guasco, 47) sabato 13 ottobre alle 17 dal titolo Anna Puglisi, “Storie di donne: Antonietta Renda, Giovanna Terranova,Camilla Giaccon raccontano la loro vita”.
Sono tutte storie di coraggio e di un amore per la propria terra e per i propri figli, un monito a tenere sempre “la testa alta e la schiena diritta”. La mostra è aperta al pubblico fino al 14 ottobre dal giovedì alla domenica dalle 17 alle 20. Per gruppi e scuole è possibile prenotare visite guidate organizzate dall’Associazione Libera Presidio “Anna Pace” di Alessandria dal lunedì al sabato mattina, chiamando i numeri 336 676636 oppure 339 5429092.

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