Lombardi: “Proviamo a cambiare davvero Alessandria”
No al ponte Meier, sì ad un nuovo Cittadella per pedoni e ciclisti. E poi i parcheggi, la Ztl, la sicurezza idraulica della città. Ma anche una maggior attenzione per la Fraschetta, e per la vicenda Solvay. E la spinosa questione della bocciatura della proposta di delibera sulle unioni civili. Il capogruppo di Sel a Palazzo Rosso ci crede, ma chiede alla sindaca Rossa maggior condivisione
No al ponte Meier, sì ad un ?nuovo Cittadella? per pedoni e ciclisti. E poi i parcheggi, la Ztl, la sicurezza idraulica della città. Ma anche una maggior attenzione per la Fraschetta, e per la vicenda Solvay. E la spinosa questione della ?bocciatura? della proposta di delibera sulle unioni civili. Il capogruppo di Sel a Palazzo Rosso ci crede, ma chiede alla sindaca Rossa ?maggior condivisione?
“Non ho mai smesso di sentirmi alessandrino, e spinettese, anche quando giravo il mondo per lavoro. E oggi spero di poter dare un mio personale contributo alla città, come dobbiamo fare tutti in un momento così difficile”. L’ing. Claudio Lombardi si muove per Alessandria in scooter, perfettamente in sintonia con il suo ruolo di capogruppo di Sinistra Ecologia Libertà a Palazzo Rosso. E, come presidente della commissione Ambiente, è partito “a spron battuto”: sicurezza idraulica, nuovo ponte Cittadella, polo chimico, inquinamento da polveri sottili sono solo alcuni dei temi su cui ha intenzione di sviluppare e stimolare approfondimenti veri, “alla ricerca di soluzioni concrete però, non di dibattiti fine a se stessi”.
Ing. Lombardi, a che punto siamo a Palazzo Rosso? L’impressione è che ci sia un’emergenza al giorno…
E purtroppo è così. Le conseguenze del dissesto si stanno manifestando in tutta la loro drammaticità, e sta a noi affrontarle in maniera seria, per cercare di uscirne prima possibile. Ma è un percorso lungo.
Qualcuno dice: per evitare il dissesto non si è fatto abbastanza. Lei cosa pensa?
Non credo fosse evitabile. Forse gli organi tecnici, durante l’ultimo anno della precedente giunta, avrebbero potuto anche essere più rapidi nel prendere le loro decisioni. Ma il nuovo consiglio comunale, di fronte ad una relazione come quella della Corte dei Conti, non aveva scelta. E del resto il nuovo Prefetto non ha avuto tentennamenti di nessun tipo. Semmai è dal dissesto in avanti che anche noi abbiamo tentennato un po’ troppo…

Ossia bisognava alzare la voce subito, come il sindaco ha in effetti fatto a fine agosto, e come Sel aveva chiesto di fare già in precedenza. Era evidente fin da principio che la riformulazione delle tariffe in un mese, e soprattutto quella del bilancio 2012 in tre mesi, erano e sono richieste formali, inapplicabili nella realtà. Del resto, non scordiamocelo, Alessandria è il primo capoluogo di provincia a sperimentare la nuova procedura di dissesto: stiamo facendo da cavia. Insomma, quando un’azienda privata va in amministrazione controllata, al commissario vengono dati 3 anni di tempo per rimettere le cose a posto. Qui si parla di pochi mesi, ed è tecnicamente impossibile.
Però l’impressione è che, oltre a fronteggiare l’emergenza, debba anche essere messo in campo un piano di riorganizzazione complessivo della città, non crede?
Certamente sì, e mi aspetto assolutamente che questo succeda, e che la nostra sindaca coinvolga nella sua messa a punto tutte le forze della coalizione, Sel compresa. Fino ad ora, su alcuni temi siamo stati posti di fronte al fatto compiuto: speriamo in un confronto più ampio a partire da subito. Noi siamo pronti.
Parla del ponte Meier?
Lo chiamerei nuovo Cittadella, se lei è d’accordo. Sì, quella è una delle questioni, ma non certamente l’unica, sulla quale vogliamo vederci chiaro. Ci è stato detto che, se non si realizzasse quel ponte così come è stato progettato, e in tempi ristretti, si perderebbero 12 milioni di euro di finanziamento europeo. Ma il cosiddetto Pisu è un contributo per la riqualificazione di aree urbane degradate e da migliorare sul piano ambientale. Possibile che il miglioramento ambientale passi attraverso un nuovo, grande ponte per le auto? A cui è collegato, anche se in pochi lo hanno sottolineato fino ad oggi, un mega parcheggio dietro la Cittadella?

Innanzitutto di verificare nel dettaglio le carte, i vincoli reali (sia progettuali che temporali) legati ai fondi europei, e i costi reali di recessione (o trasformazione) da eventuali impegni già presi sul piano degli appalti. E’ tutto un po’ vago: di certo c’è solo che il nuovo ponte, così come ci è stato proposto finora e con mega parcheggio annesso, non sarebbe gratis per il comune di Alessandria, ma implicherebbe l’accensione di un mutuo di una decina di milioni di euro.
L’alternativa quale sarebbe?
Una passerella per pedoni, ciclisti e possibilmente piccoli mezzi pubblici elettrici non inquinanti. Il che si collega al futuro del trasporto pubblico di questa città.
Tema delicato, data la situazione delle partecipate, Atm inclusa…
Lo so, ma proprio per questo nodo da affrontare. Alessandria è città super inquinata, a causa della sua posizione geografica, ma anche per la mancata regolamentazione del traffico delle auto. Facciamo chiarezza: ad inquinare non sono gli impianti di riscaldamento a metano, ma solo quelli a gasolio, che sono ormai pochissimi. E, fra le automobili, la parte del leone nelle emissioni nocive la fanno i motori diesel, ormai maggioritari.
La soluzione quale sarebbe?
Abbiamo piazze splendide, tutte attorno alla città. Utilizziamole come parcheggi, gratuiti o a basso costo. Se serve facciamo piani rialzati, ma evitiamo i parcheggi sotterranei, per carità: costano moltissimo, e hanno enormi controindicazioni legate alle falde, e non solo. Si pensi al parcheggio interrato di via Parma, che va spessissimo “a bagno”. Naturalmente i parcheggi attorno al perimetro della città vanno integrati con un servizio di trasporto pubblico urbano efficiente: mezzi piccoli, meglio se elettrici o comunque a basso livello di inquinamento, e con collegamenti frequenti. Insomma, il contrario di oggi. In parallelo, dobbiamo sviluppare anche zone Ztl vere e significative: non come fece il sindaco Fabbio, che per rispettare le quote minime imposte dall’Europa si è inventato le Ztl in periferia, in qualche caso in vicoli ciechi. Che assurdità…

E ha fatto benissimo. E’ un’opera inutile, e costosissima. Capisco che, in questi casi, subentra un discorso di penali da pagare: ma forse si può anche ragionare con chi ha vinto l’appalto, per realizzare altre opere, che abbiano un senso e un’utilità per la città. E a proposito di parcheggi, si rifletta sul pessimo utilizzo che finora è stato fatto di uno spazio ampio e prezioso come quello del parcheggio Tiziano, a lato della stazione Fs: c’è una prima parte dell’area a pagamento, e sempre vuota. Una seconda ad accesso sbarrato, per lavori in corso. Una terza a parcheggio libero, sempre piena, con delimitazioni di spazi assolutamente irrazionale. Potrebbero starci molto più auto, insomma. Possibile che non si possano trovare soluzioni migliori, di concerto con il gruppo Fs?
Ing. Lombardi, lei abita a Spinetta: la Fraschetta non è un’area un po’ trascurata dal comune?
Assolutamente sì: e pensi che la Fraschetta produce buona parte del Pil del nostro territorio. Eppure i collegamenti sono carenti. Sento parlare di nuovi grandi insediamenti commerciali nell’area dell’ex zuccherificio: ma è evidente che, se anche si dovesse accertare che non sussistono controindicazioni in termini di sicurezza ambientale (polo chimico e esondazioni della Bormida, ndr), bisognerebbe affrontare in maniera seria la questione viabilità, e connesso inquinamento. E, rispetto a progetti già discussi in passato di un secondo ponte, mi pare evidente che collegare direttamente il centro di Spinetta con il quartiere Pista creerebbe nuovi ingorghi. Assai più realistica, a mio modo di vedere, l’ipotesi, anch’essa già esplorata in passato, di un ponte che passasse dietro la Cascina Pederbona, collegando tutta l’area dal casello autostradale di Castelceriolo alla tangenziale, per intenderci. Ma chissà se si troveranno mai le risorse per riparlarne.
Intanto ad ottobre parte il processo Solvay: siamo seduti su una bomba ad orologeria?
L’inquinamento da polo chimico è purtroppo noto a chi abita a Spinetta e in Fraschetta da decenni, così come le sue conseguenze. La questione è enorme, ed è tecnicamente dimostrato che è possibile avviare una seria bonifica di acqua e terra, e ricorrere a tecnologie che azzerino anche l’inquinamento dell’aria, senza fermare l’attività produttiva, e senza mettere a rischio quindi l’occupazione. Certo, i costi sono elevati, e bisogna capire chi paga. E si deve fare un progetto serio, affidato a centri di eccellenza nazionale, e internazionale. Ricordo che qualche anno fa, quando l’emergenza cromo esavalente emerse nella sua drammaticità anche a seguito di qualche scoop televisivo, il sindaco Fabbio e il presidente dell’Amag Repetto arrivarono a Spinetta, e mostrarono alla cittadinanza un piano di bonifica già pronto e dettagliato, dalla sera alla mattina. Rimasi sbalordito: ovviamente non è così che si risolvono davvero i problemi.

Purtroppo è così. E’ sicuramente una questione complessa, quindi non voglio fare affermazioni demagogiche. Però è chiaro che molto resta da fare, e in commissione Ambiente la questione è già stata sollevata, e lo sarà nuovamente, con il coinvolgimento anche di quelle associazioni di cittadini che spesso sono state inascoltate. Speriamo di arrivare presto a risultati concreti.
Parliamo di unioni civili: Sel ha presentato nelle scorse settimane una proposta di delibera, che è stata bocciata dalla presidenza del consiglio comunale: non è clamoroso?
Diciamo che la scelta mi ha stupito, e torneremo a chiedere approfondimenti sul tema. La nostra proposta di delibera per il riconoscimento delle unioni civili, ispirata ad altre esperienze analoghe, come quella di Pisapia a Milano, aveva la finalità di aprire una discussione seria nell’apposita commissione. Vederla rifiutata a priori, oltretutto con un preambolo politico a firma di un dirigente, e poi con una serie di motivazioni tecniche discutibili, non è stato un bel segnale. Ma non finisce qui.
Ingegnere, lei si è avvicinato alla politica in tarda età, o è una passione “covata” da sempre?
Direi la seconda. Il mio primo incarico elettivo fu in Provincia, come consigliere nelle file dei Ds, mi pare dal 1999 al 2004. In seguito, quando è nato il Pd, ho preferito, per questioni di sensibilità e affinità sull’approccio alle questioni essenziali della vita pubblica, impegnarmi con Vendola, e Sel. Con uno spirito che vuole essere di critica delle “storture”, ma in un’ottica costruttiva, e non di pura distruzione alla Grillo, per intenderci. Ma la politica mi appassiona da ben prima: per ragioni personali e famigliari ho studiato prima fisica e poi ingegneria a Firenze (negli anni del grande sindaco La Pira) e poi a Bologna. Erano gli anni Sessanta, c’era grande fermento, e credo che la passione per la res publica mi sia nato lì, Poi naturalmente, avendo avuto un percorso professionale certamente impegnativo, non sempre sono riuscito a trovare il tempo per dedicarmici in prima persona. Ora finalmente il tempo ce l’ho, e spero di riuscire a farne buon uso: giudicheranno gli alessandrini.