Barberis: “Ripartiamo dalla partecipazione!”
Ascolto della cittadinanza quartiere per quartiere, e reale coinvolgimento di associazioni, intellettuali e artisti nel rilancio della vita culturale alessandrina. Con il nuovo assessore a Diritti e Beni Comuni parliamo anche del futuro del teatro comunale (massima tutela e valorizzazione delle professionalità interne) e della biblioteca civica, e della necessità di potenziare Università e Politecnico
Ascolto della cittadinanza quartiere per quartiere, e reale coinvolgimento di associazioni, intellettuali e artisti nel rilancio della vita culturale alessandrina. Con il nuovo assessore a Diritti e Beni Comuni parliamo anche del futuro del teatro comunale (?massima tutela e valorizzazione delle professionalità interne?) e della biblioteca civica, e della necessità di potenziare Università e Politecnico
Ha per le mani alcune “patate bollenti”, e lo sa bene. Perché in tempi di crisi e di casse vuote dove è quasi scontato che si vada a “tagliare”, se non alla voce cultura, in primis, e quindi magari partecipazione, o formazione professionale? Proprio cioè alcune delle aree (insieme al lavoro e all’università) di competenza dell’assessore Giorgio Barberis, e racchiuse con bella sintesi alla voce Diritti e Beni Comuni. Proviamo allora, con il neo amministratore alessandrino (e apprezzato politologo dell’ateneo Avogadro), a tracciare alcune linee prioritarie, per capire cosa aspettarci dal prossimo futuro.
Professor Barberis, una premessa: soprattutto di questi tempi, non è più soddisfacente fare il professore universitario che il politico? Chi gliel’ha fatto fare?
(sorride, ndr) Posso dirle il senso civico, senza passare per retorico? E’ davvero così, anche se ho concordato con l’università, e naturalmente con il sindaco, di svolgere entrambe le attività. Le mie giornate lavorative saranno certamente un po’ lunghe, e ho già rinunciato al 50% dell’indennità di assessore, peraltro magra. Ma per me, come accennava lei, il mio mestiere di ricercatore è davvero una seconda pelle, e abbandonarlo per lungo tempo mi peserebbe troppo.
Si è già insediato a pieno ritmo nei suoi uffici di Palazzo Cuttica?
Sì, e stiamo riorganizzando completamente le attività. Partiamo, e non solo per quanto riguarda l’assessorato di mia competenza, da un’eredità pesantissima, destinata a condizionarci. Ma questo non significa che non si possano esplorare nuove vie e percorsi, a basso impatto economico, per cercare comunque di rivitalizzare la nostra città, e restituirle spessore culturale e coinvolgimento partecipativo.
Partiamo proprio dalla partecipazione assessore: cosa significa, concretamente, questo concetto attorno a cui lei si è molto speso anche nei cinque anni trascorsi all’opposizione?
Vuol dire in primo luogo costruire un nuovo assetto istituzionale, che recuperi il rapporto con il territorio. Le circoscrizioni, ormai peraltro in soffitta, spesso riproducevano logica e limiti del consiglio comunale, e non riuscivano a dare vera voce ai cittadini. Noi crediamo che, sia pur per tappe, l’obiettivo debba essere tornare all’ascolto, vero e non di facciata, dei 23 quartieri del nostro Comune. Penso a consigli di quartiere, naturalmente su base volontaria e frutto di pubbliche assemblee, che portino avanti davvero le istanze del loro territorio, dialogando con l’assessore e con il sindaco non sulla base di divisioni partitiche, ma di esigenze reali della popolazione.

Con loro infatti, in particolare su questo tema che è nel loro programma, credo che il dialogo debba essere aperto, basato su un confronto reale. Ma cito senz’altro anche Emanuele Locci, consigliere del Pdl che le dinamiche della partecipazione le ha studiato e le studia, e con il quale ci siamo trovati, in passato, spesso allineati su questioni di metodo e di sostanza. Anche con lui massima apertura al dialogo. E’ tempo di unire le intelligenze, e di renderle feconde: Alessandria non può più aspettare.
Poi c’è la cultura assessore Barberis: da sempre Cenerentola, figuriamoci ora con le casse vuote..
Anche qui la chiave è il coinvolgimento: di artisti, intellettuali, portatori di contenuti e anche gestori di spazi. C’è sul nostro territorio un numero significativo di associazioni culturali, compagnie teatrali, progetti interessanti. Quel che il Comune può e deve fare, in questa fase, è offrire un sostegno logistico, e un coordinamento.
Mettiamo il dito nella piaga: riaprirà mai il teatro comunale?
E’ un’altra situazione drammatica, gestita per due anni in maniera dilettantesca. L’ultimo sopralluogo ha stabilito che, al contrario di quanto affermato dall’ex sindaco Fabbio in campagna elettorale, la bonifica da amianto è assolutamente in alto mare, e ha costi incerti. Il nostro teatro è un cumulo di macerie, e credo che il cda della Fondazione Tra, che ci ha portati a questo punto, sia assolutamente delegittimato, e debba passare la mano prima possibile. Cosa aspettano a dimettersi?

Certamente apriremo presto un confronto con gli altri soci della Fondazione (Regione Piemonte, Comune di Valenza, Fondazione CrAl e Amag, ndr), ma è nostra intenzione restituire prima possibile il teatro comunale ai cittadini di Alessandria, e alla gestione del Comune. Questo però, lo preciso chiaramente, non può avvenire a scapito delle maestranze, a cui occorrerà garantire comunque il proseguimento dell’attività lavorativa, affrontando subito la questione stipendi da pagare regolarmente, e chiarendo il percorso dei cassintegrati in scadenza il 10 agosto.
Tra l’altro diversi di loro hanno competenze eccellenti, assolutamente poco valorizzate in passato. In questi giorni per la direzione del teatro si stanno facendo avanti in diversi: ma io credo che sia lì, tra gli attuali dipendenti, che si devono individuare le professionalità a cui rivolgerci.
Guardando alla prossima stagione teatrale e culturale, posto che difficilmente il Comunale potrà riaprire i battenti, cercheremo di accordarci con le altre strutture esistenti sul territorio cittadino (penso all’Alessandrino, all’Ambra, ma anche a realtà che hanno saputo sviluppare in proprio in questi anni percorsi di qualità come il Macallè di Castelceriolo) per garantire comunque ad Alessandria un’offerta di livello.
Chiederete a qualche artista alessandrino di rilievo nazionale, e ai tanti bravi professionisti del territorio, di aiutarvi a costo zero?
Non vorrei che passasse la logica che gli artisti lavorano gratis, perché è sbagliato. Certamente però chiederemo a chi ama questa città di darci una mano, in maniera transitoria, per rilanciarla senza farci carico di ulteriori costi. Semplicemente le casse sono vuote, su questo dobbiamo essere chiari.
Ci sarà un rilancio della biblioteca civica?
E’ anche questa una mia priorità assoluta. Nell’ultimo anno, in particolare, abbiamo rinunciato alla professionalità di chi, attraverso una cooperativa, gestiva diversi servizi. E c’è stato un impressionante calo di frequentatori della struttura: in parte anche probabilmente per questioni di orari di apertura, ma più in profondità perché si è smesso di investire sulla biblioteca, di farla vivere in un contesto di progetti ed iniziative. C’è stato un disinvestimento in cultura davvero preoccupante: tendenza che spero di riuscire ad invertire al più presto.

Spero di sì, ma non per il mio ruolo: piuttosto perché l’Università è davvero una delle poche carte vincenti per un rilancio dell’intera città, e del territorio in senso più lato. Bisogna in primo luogo onorare gli impegni presi dal Comune, ma anche dalla Provincia e dalla Fondazione CrAl, sul fronte del finanziamento decennale: si tratta, per quanto ci riguarda, di versare 250 mila euro l’anno, per dieci anni. Ma soprattutto occorre stimolare la Regione a partecipare, con gli enti territoriali, ad un tavolo tecnico sulle questioni legate all’Edisu, e al diritto allo studio. Alessandria è davvero mostruosamente carente di strutture ricettive e di aggregazione, sia per gli studenti che per i docenti, le partnership internazionali e quant’altro. Ancora non esiste neppure una casa dello studente degna di questo nome, o una foresteria, ma solo un piccolo studentato in via Chenna, con 20 posti. Basti pensare che sono 40 soltanto gli studenti stranieri in città, e ci si rende conto dell’inadeguatezza. Così come, sul fronte del Politecnico, abbiamo già aperto un confronto con le associazioni industriali e imprenditoriali del territorio: credo che, oltre alla didattica a distanza del triennio, e all’importanza dei laboratori di ricerca operanti in città, si possa provare anche a percorrere la strada di un biennio di specializzazione di ingegneria, legato appunto alle concrete esigenze del territorio. Solo così possiamo far crescere Alessandria, e invertire il ciclo di un declino che è palpabile. Ma l’inerzia del sistema può essere sbloccata? Io credo di sì: quantomeno ci dobbiamo provare.
Fra le sue deleghe, assessore, ci sono anche lavoro e formazione professionale: un doppione rispetto alla Provincia?
No, ci deve essere forte sinergia, che sarà credo agevolata anche dalla comune sensibilità su questi temi con l’assessore Barbadoro. Le nostre competenze sono in realtà molto ridotte rispetto a quelle provinciali, e per questo punteremo molto sulla collaborazione: vorrei istituire un osservatorio permanente sul lavoro, e appunto definire con la Provincia linee guida condivise, per non disperdere risorse.