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Delendum theatrum???
Nel contesto della crisi economico-finanziaria di Alessandria (sì, proprio la nostra, lasciando stare quella globale) la cultura è lultimo dei problemi. Lo dico senza nessuna ironia o polemica. Ma qui non voglio parlare di attività culturali, ma semplicemente reiterare la questione Comunale
Nel contesto della crisi economico-finanziaria di Alessandria (sì, proprio la nostra, lasciando stare quella globale) la cultura è l?ultimo dei problemi. Lo dico senza nessuna ironia o polemica. Ma qui non voglio parlare di attività culturali, ma semplicemente reiterare la questione Comunale
Nel contesto della crisi economico-finanziaria di Alessandria (sì, proprio la nostra, lasciando stare quella globale) la cultura è l’ultimo dei problemi. Lo dico senza nessuna ironia o polemica. Ma qui non voglio parlare di attività culturali, ma semplicemente reiterare la questione Comunale.Un edificio-teatro non è un cartellone, è un riferimento sociale, è davvero un luogo deputato della Città. Buonanima di Fabbio sentenziava che il Comunale ospitava appena un pugno di serate; per fortuna sono in molti a sapere che vi accadevano varie cose ogni giorno. Attualmente fa figo affermare che l’importante non è il contenitore ma l’attività, possibilmente auto-organizzata dal basso, deprofessionalizzata e quindi a “costo zero”. Nello specifico teatrale si sprecano i rimandi alla (meritoria) occupazione del Valle di Roma; peccato che il fondamento di questa significativa esperienza sia stato scongiurare la chiusura di un glorioso teatro storico, di un “contenitore”. Se nascesse un “Occupy Cittadella” in mezzo alla nebbia, sarebbe un fatto curioso, certamente il popolo di Facebook e di Twitter se ne ciberebbe alla grande; ma compenserebbe la visione quotidiana di un enorme rudere di cemento in pieno centro-città? C’è di peggio, perché qua e là ci si lascia scappare che sarebbe meglio una ricostruzione radicale. Spero siano battute, dettate da una comprensibile esasperazione.
Mi chiedo: questa città che sta esprimendo il Ministro della Salute, il quale perdipiù è diventato protagonista di una lotta internazionale e definitiva all’amianto, questa città può permettersi di non riaprire il povero Comunale? È possibile che non si trovino strumenti eccezionali per affrontare l’impresa? Vogliamo trovarlo, l’orgoglio di salvare un simbolo della Città, voluto fin dai tempi di Basile?
Si dirà: se riapriamo il contenitore, dovremo trovare i quattrini per farlo funzionare. Verissimo, ma è altrettanto ovvio che un ridimensionamento delle attività sarebbe stato necessario comunque. Oggi occorre ricondurre i servizi culturali, compreso lo Spettacolo, ad una dimensione civica sostenibile. Gli spazi e il personale del Comunale sono fondamentali rispetto a questo obiettivo. Per la seconda, e forse ultima, volta è inevitabile che Alessandria rinunci alla produzione teatrale. I cofondatori pubblici, Regione e Valenza, si sono di fatto chiamati fuori da tempo. Occorre che Palazzo Rosso, finalmente “bonificato” grazie al voto dei cittadini, elabori un nuovo progetto politico-culturale, il primo atto del quale -sempre più urgente- credo debba essere la rimozione dei vertici del TRA, espressione di un potere che ha praticato scientificamente l’attacco personale e la dissimulazione totale, che ha “sfiduciato” beffardamente revisori, dirigenti, sindacati. Non credo che tali vertici possano rappresentare il nuovo governo cittadino e credo stiano ancora facendo danno.
L’arroganza resta impunita? Quasi sempre. Ma vorrei che nel piccolo caso del Comunale non fosse così.
Mi chiedo: questa città che sta esprimendo il Ministro della Salute, il quale perdipiù è diventato protagonista di una lotta internazionale e definitiva all’amianto, questa città può permettersi di non riaprire il povero Comunale? È possibile che non si trovino strumenti eccezionali per affrontare l’impresa? Vogliamo trovarlo, l’orgoglio di salvare un simbolo della Città, voluto fin dai tempi di Basile?
Si dirà: se riapriamo il contenitore, dovremo trovare i quattrini per farlo funzionare. Verissimo, ma è altrettanto ovvio che un ridimensionamento delle attività sarebbe stato necessario comunque. Oggi occorre ricondurre i servizi culturali, compreso lo Spettacolo, ad una dimensione civica sostenibile. Gli spazi e il personale del Comunale sono fondamentali rispetto a questo obiettivo. Per la seconda, e forse ultima, volta è inevitabile che Alessandria rinunci alla produzione teatrale. I cofondatori pubblici, Regione e Valenza, si sono di fatto chiamati fuori da tempo. Occorre che Palazzo Rosso, finalmente “bonificato” grazie al voto dei cittadini, elabori un nuovo progetto politico-culturale, il primo atto del quale -sempre più urgente- credo debba essere la rimozione dei vertici del TRA, espressione di un potere che ha praticato scientificamente l’attacco personale e la dissimulazione totale, che ha “sfiduciato” beffardamente revisori, dirigenti, sindacati. Non credo che tali vertici possano rappresentare il nuovo governo cittadino e credo stiano ancora facendo danno.
L’arroganza resta impunita? Quasi sempre. Ma vorrei che nel piccolo caso del Comunale non fosse così.