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“Per lui forse era un gioco, per i nostri ragazzi è stata la fine”
In tribunale ad Alessandria il dolore dei parenti delle quattro vittime dell'incidente sull'A 26. Ieri l'udienza preliminare contro Ilir Beti si è conclusa con un rinvio al 20 luglio. I familiari costituiti parti civili per poter essere presenti in aula alle fasi del dibattimento
In tribunale ad Alessandria il dolore dei parenti delle quattro vittime dell'incidente sull'A 26. Ieri l'udienza preliminare contro Ilir Beti si è conclusa con un rinvio al 20 luglio. I familiari costituiti parti civili per poter essere presenti in aula alle fasi del dibattimento
15:00 Italiani e francesi insieme per un nuovo presidio L’invito dei parenti delle vittime: “Abitanti di Alessandrie e dei dintorni, unitevi a noi! Incontriamoci tutti insieme venerdì 20 Luglio 2012 davanti al tribunale di Alessandria per combattere quest’ingiustizia che riguarda il mondo intero. Grazie a tutti coloro che hanno già preso parte alla nostra battaglia e a tutti quelli che decideranno di farlo” Il presidio avrà luogo a partire della 8.30.
Sito Un chemin pour Demain
“Non lo capite? Non è stato un incidente, è stato un massacro”. Chiedono giustizia i parenti di Vincent e Audrey, 27 e 24 anni, Julien, 26 anni, Elsa, 22, che la notte del 23 agosto dello scorso anno hanno trovato la morte lungo la A 26. Ieri, nell’aula al terzo piano del tribunale di Alessandria avrebbero voluto vedere in faccia Ilir Beti (foto in basso), l’imprenditore albanese, residente ad Alessandria, che con il suv in contromano, quella notte, ha fracassato l’auto dei quattro ragazzi francesi, diretti in Slovenia in vacanza. Solo uno di loro si è salvato.
Le madri, i padri, nonni e zii di quei ragazzi, arrivati dalla Francia per guardare negli occhi “l’assassino” avrebbero voluto dire a Beti che non lo perdoneranno mai. Hanno trovato, davanti al giudice per l’udienza preliminare, in quella piccola aula troppo affollata “e in cui non si sentiva nulla”, l’avvocato Giulia Boccassi perchè Beti ha scelto di rimanere in carcere, dove è rinchiuso dallo scorso agosto con l’accusa di omicidio volontario. L’avvocato ha chiesto la citazione, come responsabile civile, della compagnia assicurativa con la quale l’imprenditore era assicurato. Un semplice passaggio giudiziario ma che alle orecchie dei familiari è suonato come un’offesa. “Noi abbiamo il cuore spezzato e qui si parla di soldi”, dice Christine Lorine, mamma di Vincent. E’ lei una tra le più combattive. In mano portava una foto in bianco e nero di Vincent e Audrey che ritrae i due giovani mentre si baciano, sorridenti. Immagine diventata il simbolo della lotta dell’associazione italo-francese “Un chemin pour demain” che sta promuovendo in tutta Europa il riconoscimento del reato di omicidio stradale. In una ventina hanno manifestato in corso Crimea davanti a palazzo di giustizia e alle telecamere, con striscioni e volantini: “affinché non siano morti per niente”. Magra consolazione, ma è comunque un gancio a cui aggrapparsi quando il dolore non lascia pace.
“Beti, ubriaco, è entrato e uscito più volte dall’autostrada. L’ultima volta in contromano. Per lui forse era solo un gioco. Ma per i nostri ragazzi è stata la fine”. Ha gli occhi lucidi dal pianto e dalla stanchezza, ma le idee chiare Christine. Con lei ci sono i genitori, i nonni di Vincent: “siamo di origini italiana, di Perugia. Noi siamo vicini all’Italia e sentiamo che gli italiani sono vicini a noi”. Lo dicono come se volessero scusarsi e giustificare la loro manifestazione di protesta. Torneranno qui il 20 luglio, quando gli avvocati della difesa chiederanno probabilmente il rito abbreviato. E torneranno in tutte le altri fasi del processo. Si sono costituiti parte civile “ma al momento non c’è stata una richiesta risarcitoria. E’ stato fatto solo per poter essere presenti in aula, durante il giudizio”, dice l’avvocato dei famigliari Edith Angelico. “Noi abbiamo detto loro che non era necessario essere presenti, ma hanno voluto esserci”. Se sarà accettato il rito abbreviato Beti rischia 21 anni di carcere. “Va bene, purchè se li faccia”, conclude Christine.