Brina: “Cento giorni per riconquistare Alessandria”
Emergenza bilanci e dissesto, ma anche stop alle assunzioni e drastica riduzione delle partecipate. E magari una bella rivoluzione sul fronte del trasporto pubblico. Il senatore Alfio Brina, osservatore tuttaltro che distaccato, analizza la situazione di Palazzo Rosso, e offre al sindaco Rossa qualche consiglio. Sarà ascoltato?
Emergenza bilanci e dissesto, ma anche stop alle assunzioni e drastica riduzione delle partecipate. E magari una bella rivoluzione sul fronte del trasporto pubblico. Il senatore Alfio Brina, osservatore tutt?altro che distaccato, analizza la situazione di Palazzo Rosso, e offre al sindaco Rossa qualche consiglio. Sarà ascoltato?
Arriva agli appuntamenti con una precisione da regolarci l’orologio, e sotto il braccio ha sempre una cartellina piena di documentazione, perché la politica l’ha sempre fatta così, citando fonti e numeri. Il senatore Alfio Brina ha vissuto con partecipazione (e anche con spirito critico nei confronti di certe scelte del centro sinistra) gli anni di opposizione alla giunta Fabbio, e ora ripone in Rita Rossa molte speranze. Senza però ignorare la criticità della situazione, che lo induce a lanciare al nuovo sindaco anche qualche avvertimento. Sarà ascoltato?
Senatore, il nuovo sindaco è in sella da pochi giorni, e la situazione a Palazzo Rosso sembra ancora più grave del previsto…
Tutto regolare: ereditiamo dal centrodestra un comune al collasso, lo abbiamo sempre saputo. Pare poi che nelle ultime settimane l’ex sindaco Fabbio abbia addirittura avvelenato i pozzi, se mi lascia usare quest’espressione. Cercando di forzare la mano su diversi fronti, dagli asili ai parcheggi, per complicare ulteriormente la situazione.
Lei parla al plurale: si sente parte della squadra?
Certamente, anche se in questi primi giorni parlare con Rita è difficile, ed è normale che sia così, con le tante emergenze che deve affrontare. Ma diciamolo subito chiaro: spero non commetta l’errore che fu di Mara Scagni, e poi probabilmente di Fabbio, anche se quella non è casa mia e non mi impiccio. Ossia un sindaco non deve mai smettere di ascoltare la città, non deve isolarsi nel Palazzo fidandosi soltanto di alcuni consiglieri o yes man. E’ un errore nel quale purtroppo, soprattutto dopo una prima fase di assestamento, è abbastanza comune commettere.
Siamo in attesa di conoscere i nomi della squadra degli assessori: lei cosa farebbe?
Chi ha vinto grazie al sostegno di una coalizione, deve per forza di cose trovare un equilibrio, per accontentare le diverse componenti dell’alleanza. Questo magari a parole lo si nega, ma è così che funziona. Poi c’è chi per passione e competenze vuole il tale assessorato, chi il tal altro. Compito del sindaco è trovare una sintesi, una mediazione che sia però funzionale ai compiti che dovranno essere svolti, nell’interesse di una città attesa da prove difficili. Ma non mi faccia fare nomi, in positivo o in negativo, la prego…
Commentiamo una decisione già presa allora: come ragioniere capo è tornato Antonello Zaccone…
Lì io dissento: so bene che, con le casse vuote, bisogna valorizzare quel che c’è in casa, diciamo così. Ma forse tra gli stessi dirigenti in organico qualcuno meno evidentemente legato al carro precedente si poteva trovare. Rimango poi un estimatore di Lorenzo Barbin, ex ragioniere capo il cui nome sembra circolare per un assessorato: potrebbe portare un contributo significativo per affrontare la questione bilanci, che è la vera emergenza tra le emergenze, diciamo così.
A questo punto credo di sì. Una politica di rigore e di tagli andrà impostata comunque, non c’è via d’uscita. Con il dissesto molte decisioni sarebbero obbligatorie, e non più discrezionali. Per cui meno contestabili. Detto questo, non siamo mica di fronte all’apocalisse. Ci sarà l’Imu, probabilmente sarà necessario lavorare anche sulla tariffa rifiuti: come cittadini pagheremo tutti di più, è evidente. Ma ne usciremo: l’importante è dimostrare agli elettori che, a fronte di sacrifici condivisi, c’è anche di nuovo una politica seria, con amministratori che si mettono in gioco per la collettività, e non per interesse personale.
Anche perché, senatore, rimane il dato politico: tanti alessandrini non hanno votato, o hanno scelto il Movimento 5 Stelle e una pluralità di liste civiche…..
I partiti tradizionali sono tutti in crisi, e sbaglierebbero il Pd e il centro sinistra a fingere che vada tutto bene, solo perché al centro destra va decisamente peggio. Naturalmente il fenomeno dell’astensione è nazionale, anche se ad Alessandria forse una parte degli elettori di centro destra ha inteso anche punire Fabbio. Io peraltro alle liste civiche ho sempre creduto poco, sono spesso tentativi di crearsi dei piccoli regni personali, là dove i partiti tradizionali naturalmente mostrano dei deficit. Del resto, si è visto cosa è successo ai piccoli galletti del pollaio del centro sinistra alessandrino che hanno messo in piedi le loro liste: non sono andati da nessuna parte. In ogni caso, i numeri assoluti dell’astensione sono tali da richiedere provvedimenti immediati.
Quali?
Poche, semplici ed efficaci riforme. Le uniche che, nei prossimi sei mesi, potrebbero riportare una parte degli italiani alle urne, verso un’offerta politica rinnovata nelle facce e nei metodi. Personalmente non credo che il problema oggettivo sia il numero dei parlamentari: ma certamente è una questione molto visibile. Per cui basterebbe ridurne il numero, e le retribuzioni. E al contempo intervenire seriamente sul meccanismo dei rimborsi elettorali, comunque li si chiami. E prendere seri provvedimenti sul fronte della corruzione di pubblici funzionari e politici. Sono queste le leve con cui recuperare consenso: in caso contrario, la vedo francamente dura….
Senatore, si parla anche di nuova legge elettorale: ma non è poco serio che, ogni volta, chi comanda si rifaccia su misura le regole, per agevolare la propria parte, o almeno limitare i danni?
Obiezione sensata, ma guardiamo da dove si parte. Il “porcellum” è davvero una pessima legge: se non si recuperano le preferenze, e non si restituisce agli elettori la possibilità di sapere chi stanno mandando in Parlamento, e di scegliere davvero, è difficile pensare che tornino a sentirsi coinvolti. Nel frattempo, naturalmente, vedremo anche cosa nuovi movimenti come quello creato da Grillo sanno fare quando devono passare dalla protesta massimalista alla gestione, come nel caso di Parma.

Tante cose, e non credo che bastino cento giorni. Comunque gliele sintetizzo: blocco assoluto delle assunzioni per tutto il mandato, perché che i dipendenti di Comune e partecipate sono un costo oggi insostenibile purtroppo è vero. Investimenti: perché non basta pagare i debiti, bisogna anche garantire la crescita sul territorio. Le partecipate devono diventare al massimo 4 0 5, e senza furbate tipo la creazione di holding, con cui si spostano solo i problemi. E poi la capacità di impostare comunque qualche grande rivoluzione.
Quale?
Il trasporto cittadino, ad esempio. Vogliono vendere ATM? Ma messa così, chi se la compra scusi? Io darei, al costo simbolico di 10 euro, l’abbonamento annuale ai mezzi a tutti gli alessandrini. E naturalmente cercherei di creare le condizioni di qualità del servizio perché li usino. Il trasporto pubblico può essere la grande leva di trasformazione di una città. Così come è oggi è un servizio scadente e marginale. Certo, per portare avanti certe trasformazioni vere e radicali bisogna crederci, e avere la determinazione necessaria.
Dica la verità senatore: magari con qualche anno di meno, a lei questa sfida di Palazzo Rosso sarebbe piaciuto viverla personalmente…
(sorride, ndr) Questo però non lo faccia dire a me, altrimenti qualcuno si arrabbia di sicuro…