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Cancellieri: “riforma delle province necessaria, ma è solo il primo passo”
I ministri Cancellieri e Balduzzi, al convegno sulle autonomie locali all'università di Alessandria, confermano l'intenzione del governo di procedere con la riforma che ridisegna le province, nonostante le perplessità di amministratori e giuristi. "Occorre onestà intellettuale, non possiamo più permetteci spese oltre a quelle essenziali". A margine della tavola rotonda anche la questione terrorismo: "la Tav madre di tutte le preoccupazioni"
I ministri Cancellieri e Balduzzi, al convegno sulle autonomie locali all'università di Alessandria, confermano l'intenzione del governo di procedere con la riforma che ridisegna le province, nonostante le perplessità di amministratori e giuristi. "Occorre onestà intellettuale, non possiamo più permetteci spese oltre a quelle essenziali". A margine della tavola rotonda anche la questione terrorismo: "la Tav madre di tutte le preoccupazioni"
“Onestà intellettuale ed equilibrio”. Sono queste le parole d’ordine che il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ha sottolineato più volte come principio guida per la riforma delle autonomie locali. Il ministro è stato ospite d’onore della IV settimana di Studi sulle Autonomie Locali, organizzata dal dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali dell’Amedeo Avogadro, iniziata oggi e che si concluderà mercoledì 16. Alla Cancellieri sono state affidate le conclusioni della tavola rotonda su “la nuova provincia tra prefettura, comuni e regione”, alla luce della legge di riforma contenuta nel decreto Salva Italia.
L’iter legislativo non è ancora del tutto concluso ma l’indicazione data dal governo Monti è quella di una trasformazione delle province che potrebbero diventare enti di secondo grado (non eletti direttamente dai cittadini) e con funzioni di “coordinamento”. Gli interventi che hanno preceduto quello del ministro hanno sottolineato la necessità di una razionalizzazione ma anche gli aspetti contraddittori, o non ancora chiariti, di un disegno che sembra “voler essere una riforma della spesa che investe le autonomie locali, piuttosto che una riforma delle stesse”, per dirla con le parole dell’ex prefetto di Alessandria Paolo Francesco Castaldo, da pochi giorni a capo della prefettura di Novara.
“Pur condividendo lo spirito del decreto – ha detto Carlo Riva Vercellotti, presidente della provincia di Vercelli e rappresentante dell’Upi, Unione Province Italiane – ma non è la soppressione delle province la soluzione del problema. Solo per fare un esempio, la provincia di Vercelli costa 25 mila euro l’anno per i gettoni di presenza di consiglieri ed assessori. Non sono questi i costi che vanno tagliati. La riforma proposta sposta di fatto i centri di interesse, e di spesa, da un luogo all’altro. Piuttosto che procedere con accorpamenti di enti, abbiamo proposto accorpamenti di funzioni”. Un messaggio forte e chiaro, recepito dal ministro che, però, risponde picche: “Lo comprendiamo, ma da qualche parte dobbiamo pur partire. Non possiamo più permetterci altre spese. Lo Stato deve poter salvaguardare la sicurezza dei cittadini, la libertà di espressione, la salute (aggiunge il ministro Renato Balduzzi che ha fatto gli onori di casa), per tutto il resto occorre usare onestà intellettuale. E’ evidente che il problema dei costi pubblici non si risolvono con l’accorpamento delle province. Non ci possiamo certo fermare qui. Arrivo a dire che i Comuni dovrebbero presentare bilanci consolidati, al pari delle società private. Ci sono ancora i margini per risparmiare, e anche parecchio”.
A margine della tavola rotonda, il ministro ha confermato l’intenzione di valutare l’utilizzo dell’esercito per contrastare il crescendo di tensione sociale e il rischio di ritorno ad una fase di terrorismo, dopo l’attentato del manager genovese dell’Ansaldo. ”La Tav e’ la madre di tutte le preoccupazioni. Lavoreremo anche per il Piemonte” ha detto il capo del Viminale