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Quando la scienza fa notizia e la notizia fa scienza
AllAcsal temi e problematiche della odierna comunicazione scientifica con Giancarlo Sturloni e Donato Ramani
AllAcsal temi e problematiche della odierna comunicazione scientifica con Giancarlo Sturloni e Donato Ramani
Scienza e informazione: due mondi completamente opposti, eppure legati ormai indissolubilmente. Se ne è parlato lo scorso giovedì, 10 maggio, presso l’Associazione Cultura e Sviluppo in una serata dal titolo “Scienza e Media: un rapporto in crisi?”. Ha introdotto e moderato l’incontro Massimo Volante, presidente del Gruppo Astrofili “Galileo Galilei” di Alessandria. Ospiti e relatori il giornalista e scrittore Giancarlo Sturloni, esperto in comunicazione della scienza e professore di Comunicazione del Rischio presso l’Università di Trieste, e Donato Ramani, biologo e giornalista free-lance. Entrambi sono docenti e collaboratori della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, una delle strutture di eccellenza in Italia nell’ambito degli studi scientifici. In un mondo che cambia molto velocemente si trasformano di continuo anche i ruoli e i modelli di riferimento di scienza, media e opinione pubblica, spiega Ramani. Da un lato la scienza non può permettersi di mostrare diffidenza nei confronti dei mezzi di informazione, ma ha bisogno di essere comunicata ed essere visibile. Prendere parte pienamente al dialogo mediatico risulta essere la via più conveniente, anche perché sempre più spesso essa affronta questioni e temi che non possono sottrarsi all’interesse dell’intera opinione pubblica. Contemporaneamente i progressi della tecnologia dell’informazione hanno cambiato il modo di leggere il mondo. L’industria tradizionale delle news si è trovata inevitabilmente a rincorrere le dinamiche di sviluppo dell’universo digitale (la rete e soprattutto la sua estensione sui nuovi dispositivi portatili, smartphone e tablet) e dei colossi dell’high-tech, che acquistano un potere ed un peso economico sempre maggiore. Anche l’opinione pubblica è cambiata: si è frammentata e diversificata. Non esistono più mittenti e destinatari, fruitori passivi di informazioni. Grazie al web 2.0 tutti possono essere produttori e consumatori di contenuti. L’esposizione del pubblico all’informazione scientifica è aumentata, non portando tuttavia ad una maggiore alfabetizzazione in queste materie. Piuttosto è aumentata la criticità nei confronti della scienza, quando non addirittura lo scetticismo. I nuovi comunicatori della scienza, conclude Sturloni, non possono sottrarsi dal tenere conto nel loro lavoro di tali nuove e complesse dinamiche.
A Giancarlo Sturloni invece il compito di parlare di comunicazione del rischio, con numerosi esempi tratti dalla cronaca più o meno recente (dal caso dell’influenza aviaria agli incidenti nucleari di Chernobyl e Fukushima). Diversi sono stati gli atteggiamenti delle istituzioni e dei media nell’affrontare queste situazioni di criticità, che mettono in gioco delicati equilibri di fiducia e consenso dell’opinione pubblica. Se il peggior modo per comunicare i rischi è negarli, al contrario la via più appropriata di informazione è quella della trasparenza, che significa anche trasparenza dell’incertezza. I cittadini, sempre più informati e più critici, non possono essere esclusi da processi decisionali (scientifici o politici) che implicano conseguenze, se non addirittura danni, che li coinvolgono direttamente.